Il naufragio del Meduse, 1816
di Fabrizio Fattori
di Fabrizio Fattori
La fregata “Meduse” prese il largo, insieme ad altre imbarcazioni, dal porto atlantico di Rochefort nel 1816, per una missione di controllo militare che l’avrebbe portata in Senegal, dove avrebbe dovuto constatare il rispetto di un accordo tra Francia ed Inghilterra sul protettorato coloniale di quei territori.
Al comando venne posto, autoritariamente, il capitano Hugues Duroy de Chaumareys, privo di imbarchi da oltre venticinque anni e comunque ritenuto da molti inesperto per una navigazione oceanica,
Infatti, dopo pochi giorni, scelte sbagliate portarono la fregata ad incagliarsi sul banco di Arguin, di fronte alle coste della Mauritania. La situazione apparve subito irrimediabile e si dovette procedere all’abbandono della nave.
Le scialuppe di salvataggio risultarono insufficienti per tutti i 400 passeggeri. Alcuni rimasero sull’imbarcazione, circa 250 presero posto sulle scialuppe, i rimanenti, circa 150 persone, vennero stipati su una zattera di fortuna trascinata dalle scialuppe.<
La costa distava circa 86 miglia nautiche, lo sforzo del traino apparve subito eccessivamente impegnativo, il sovraccarico umano determinò la rottura della corda e la zattera venne abbandonata al proprio destino. Seguirono tredici giorni di orrore prima che i naufraghi venissero raccolti dall’ “Argus”, una delle imbarcazioni partecipanti alla missione.
L’episodio suscitò profonda emozione nell’opinione pubblica francese soprattutto a seguito della pubblicazione fatta sul “Jornal des debats” dal medico Savigny uno dei pochi superstiti della zattera. Il racconto era oltremodo veritiero e ricco di crudi particolari. La lotta per la sopravvivenza si era fatta feroce sin dai primi giorni. I più deboli si erano tolti la vita abbandonandosi all’oceano o erano stati sopraffatti. Vennero accertati casi di cannibalismo. Le polemiche rischiarono di far collassare la casa regnante appena restaurata al potere. Un pittore, Theodore Gericault, si fece interprete delle emozioni di una nazione ed immortalò quella tragedia su una grande tela, oggi al Louvre.
Portare a termine il dipinto in modo realistico divenne una vera ossessione per l’artista . La ricostruzione di quei momenti venne coadiuvata dai superstiti, la scelta della tavolozza venne resa veritiera dallo studio di cadaveri affogati e delle marine oceaniche e non venne trascurato nessun particolare capace di ricreare agli occhi degli spettatori la drammaticità di quella tragedia, che il giorno della sua esposizione al Salon di Parigi, tre anni dopo i fatti, lo accolse rimanendone orribilmente affascinata.
Fabrizio Fattori
In copertina - La Balsa de la Medusa - Jean Louis Théodore Gèricault - Museo del Louvre, 1818
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