RMS Olympic, un destino diverso
di Fabrizio Fattori

di Fabrizio Fattori
Il fato, o come lo si voglia chiamare, ha da sempre condizionato gli esiti del destino delle cose e degli uomini ad esse collegati. Spesso con drammatiche difformità.
Il progetto, denominato classe Olympic, varato all’inizio del novecento dai cantieri navali “Harland & Wolff” di Belfast per conto della “White Star Line”, prevedeva la produzione di tre unità per la navigazione oceanica. Il livello di lusso e confort profuso nella realizzazione oltre alla considerevole velocità espressa, ne facevano delle realtà prestigiose in grado di battere l’agguerrita concorrenza della “Cunard Line”.
L’ “Olympic” ed il “Titanic” vennero varate a poca distanza l’una dall’altra mentre il “Britannic” ( inizialmente chiamata Gigantic) venne realizzata successivamente. Nell’agosto del 1919 l’ “Olimpic”, nel corso di lavori di riconversione al servizio civile e di aggiornamento dei sistemi propulsivi, (si passò dal carbone al petrolio), venne scoperto un consistente avvallamento nello scafo ricondotto con buona probabilità all’incontro ravvicinato con uno o più siluri lanciati dall’Uboot 53 tedesco che nel settembre del 1918 l’aveva attaccata con un lancio andato a vuoto.
La foto dove le 2 navi gemelle vengono ritratte insieme per l'ultima volta. A sinistra la Olympic in riparazione, dopo l'incidente con la Hawke, e a destra il Titanic, oramai completo e pronto per partire
Il piroscafo, riconvertito al trasporto truppe nel corso della prima guerra mondiale, aveva già in precedenza affrontato il grave pericolo rappresentato dai sommergibili tedeschi riuscendo abilmente ad affondare l’Uboot 103 speronandolo di poppa dopo averlo colpito con il cannone di bordo. Il prestigio della nave e del suo equipaggio era già stato riconosciuto grazie all’operazione di salvataggio dell’equipaggio della “HMS Audacios” che nell’ottobre del 1914 si trovò in procinto di affondare dopo aver urtato una mina.
Tutte queste vicissitudini le fecero meritare l’appellativo di “Old Reliable” (Vecchio fidato baluardo) a testimonianza dell’affidabilità della nave. Peraltro confermata ulteriormente dal fatto di essere sopravvissuta a ben tre collisioni gravi. Nel 1911 con l’incrociatore “Hawke”, nel 1924 con il piroscafo “Fort George” e nel 1934 con la nave faro “Nantucket”.
L’ “Olympic” terminò la sua carriera con un previsto mesto disarmo dal quale si ricavarono materie prime destinate alla costruzione di un nuovo piroscafo di ultima generazione la RMS Qeen Mary. Erano i primi mesi del 1935, ventisei anni dopo il varo. Delle due gemelle molto si è scritto, in particolare del Titanic affondato nel 1912 dopo una collisione con un iceberg ma anche del Britannic, divenuta nave ospedale e affondata nell’Egeo nel 1916 dopo una collisione con una mina tedesca. La vita delle cose e delle persone è scritta nell’altrove della loro volontà.
Fabrizio Fattori
In copertina: the RMS Olympic leaving port in 1911. The ship in the background is the RMS Lusitania.
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