Il galeone di Manila
di Fabrizio Fattori

di Fabrizio Fattori
Le vie dei commerci hanno da sempre espresso un precario equilibrio tra l’avidità di guadagno ed i rischi del viaggio che uomini, di tutti i secoli, erano disposti a correre anche a costo della propria vita.
Il galeone di Manila rimanda, forse, all’esperienza di viaggio più impegnativa e logorante che gli uomini del XVI secolo potessero affrontare.
Si partiva, una volta l’anno, dal porto messicano di Acapulco, verso la fine di dicembre per arrivare a Manila tra luglio ed agosto dopo mesi di disagi che potevano costare la vita ad oltre il 60% dei passeggeri.
Tra le cause maggiori di morte oltre allo scorbuto, ancora incompreso all’epoca, c’era la “banale” fame od il freddo intenso.
The Spanish Manila-Acapulco galleon (Tornaviaje) trade finally began when Urdaneta discovered the eastward route in 1565, from the Spanish East Indies (Philippines) to New Spain (México). Andrés de Urdaneta (1498-1568)
Chi riusciva, precariamente, ad arrivare era certo di ottenere un alto guadagno relativo a quante merci era riuscito ad imbarcare negli angusti ambienti ricavati nella stiva e pagati a caro prezzo (diritto di spazio), e a quante monete d’argento contrabbandate nei nascondigli, più o meno fantasiosi, del proprio bagaglio personale.
Infatti, il maggior profitto riguardava questo metallo, prodotto in grande quantità dalle miniere del Potosì. Il cambio oscillava sensibilmente tra le macro aree asiatiche, americane ed europee consentendo ampi margini di guadagno.
Manila aveva conquistato in poco tempo il ruolo di interscambio tra questi mondi che, tra alti e bassi, mantenne a lungo. Il viaggio di ritorno durava mediamente qualche mese in più perché ci si spingeva a sud per intercettare la “corrente nera” (Kuroshio) di fronte alle coste giapponesi.
Il potente flusso, dall’intenso colore scuro, e secondo solo alla corrente del golfo, spingeva i galeoni verso le coste californiane. Le merci prevalentemente cinesi sbarcate ad Acapulco proseguivano il viaggio via terra verso Veracruz e successivamente, via mare verso Siviglia e l’Europa.
Fabrizio Fattori
In copertina Foto di Thierry Raimbault da Pixabay
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