''Brandtaucher'' fuga dal sottomarino
di Fabrizio Fattori
di Fabrizio Fattori
La storia di questo, a lungo inaffidabile, mezzo di esplorazione ed attacco militare è costellata da incidenti più o meno gravi. Ancora oggi è ricordato il primo incidente con accenti di commovente entusiasmo.
Il tedesco Wilhelm Bauer, tra i tanti che posero mano, in quegli anni, a questa idea della navigazione subacquea, realizzò il “Brandtaucher” nel 1849 ispirandosi alla forma dei delfini. Ne venne fuori un goffo involucro di metallo lungo oltre sette metri, largo circa due ed alto quasi tre.
Spinto da una grossa elica a quattro pale azionata da due membri dell’equipaggio con l’aiuto di complessi ingranaggi. Un’ampia finestratura consentiva il controllo circostante. L’immersione era effettuata con il riempimento e lo svuotamento di serbatoi di zavorra. La manovra era, inoltre, facilitata dallo spostamento di un grosso peso che avanzava verso prua grazie a delle rotaie. Poteva raggiungere i tre nodi di velocità ed immergersi a circa dieci metri.
By Wilhelm Bauer - Scan aus dem Buch: Schleswig-Holstein meerumschlungen in Wort und Bild von Hippolyt Haas, Hermann Krumm u. Fritz Stoltenberg aus dem Jahr 1896, Public Domain, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=7947854
Erano gli anni del conflitto tra Germania e Danimarca (prima guerra dello Schleswig) ed il sottomarino di Bauer era in navigazione nella baia di Kiel con il compito di forzare il blocco portuale posto dai danesi. Predispostosi per l’immersione venne precipitato, dalla zavorra semovente, in un non previsto pozzo di diciotto metri, sul fondo del quale si arrestò scricchiolante. Il peso dell’acqua mise a dura prova le strutture del mezzo che in poco tempo iniziarono a cedere consentendo all’acqua di infiltrarsi tra le sue saldature.
Si trattava di salvarsi la vita con il solo mezzo possibile : equiparare la pressione esterna a quella interna allagando il sommergibile. Progetto, questo, che le scarse conoscenze dell’epoca rendevano quanto mai incerto e ricco di pericoli. Sulla superficie imbarcazioni amiche tentavano, a loro volta, il recupero con l’ausilio di pesanti rostri che contribuivano alla precarietà della situazione portando il livello di panico ai massimi livelli sopportabili.
Ma Bauer riuscì, argomentando per parecchie ore, a convincere i restii compagni di viaggio a mettere in pratica l’unico sistema che avrebbe potuto salvar loro la vita. Equiparata la pressione il portello venne aperto ed uno ad uno i tre marinai salirono verso l’alto immersi in bolle d’aria accolti in superficie da entusiastiche acclamazioni. Il “Brandtaucher” venne recuperato parecchi anni dopo e messo in bella vista al museo storico militare di Dresda essendo, ancora oggi il più antico sottomarino sopravvissuto.
Fabrizio Fattori
In copertina foto da Jan Rehschuh, CC BY-SA 3.0
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