I natanti che si recano all’estero non hanno bisogno di alcuna autorizzazione amministrativa. Tuttavia bisogna fare una distinzione tra quelli con il marchio CE e quella senza, che si recano in un Paese extra.CE. Quelli con il marchio CE, che si portano al seguito durante le vacanze nei Paesi terzi, possono tranquillamente uscire e rientrare nella zona doganale comunitaria, senza formalità. Per quelli non-CE, invece, vi sono dei problemi per il rientro, per i quali è bene adottare alcune precauzioni:
Al momento dell’uscita dal territorio doganale comunitario bisogna compilare una nota descrittiva con l’indicazione delle caratteristiche tecniche del mezzo nautico, del motore e degli accessori, da far vistare all’autorità doganale, che verrà successivamente presentata al rientro per dimostrare che il mezzo nautico non costituisce un’illecita importazione.
Nell’ambito dei Paesi dell’Unione Europea, non esiste una normativa che regola la navigazione nelle acque comunitarie per cui si fa riferimento al diritto internazionale che garantisce, alle navi di qualsiasi bandiera (comprese le unità da diporto), la libertà di navigazione nelle acque territoriali. Ma per esse però deve sussistere uno stretto collegamento tra l’unità e lo Stato di bandiera, comprovato dai documenti di bordo. L’unità che naviga fuori delle acque territoriali è soggetta alle leggi dello Stato di cui inalbera la bandiera.
E per i natanti?
Queste unità non hanno requisiti omogenei in tutti i Paesi dell’U.E. Vi sono Paesi in cui la lunghezza si ferma a 10 metri, come il nostro, altri con lunghezza maggiore o minore, variabile da Paese a Paese. Anche i documenti di bordo sono diversi, poiché mancano regole comunitarie in tal senso.
La necessità di sorvegliare le attività che si svolgono lungo le coste ha indotto i Paesi rivieraschi ad esercitare il controllo anche sulle unità da diporto, compresi i natanti stranieri. In passato, ad alcuni natanti italiani, è stata contestata la legittimità a navigare nelle acque territoriali francesi in quanto sprovvisti di documenti che ne attestavano la nazionalità. La questione si è risolta con un accordo tra il Comando Generale delle Capitanerie di Porto e l’Addetto doganale dell’Ambasciata di Francia, che prevede che i possessori di natanti italiani che navigano nelle acque francesi devono avere a bordo la polizza di assicurazione dell’unità contenente il nominativo del suo proprietario.
Ove il mezzo nautico venga utilizzato da un soggetto diverso questi deve avere a bordo un’apposita dichiarazione a firma del proprietario (in lingua italiana e francese). Ma ciò che è accaduto con le autorità francesi potrebbe accadere in qualsiasi altro Paese dove i nostri concittadini trascorrono le vacanze con un natante al seguito. Si accenna, per tranquillità dell’utenza, che da circa un decennio non si verificano controversie in merito alla navigazione con i natanti da diporto nelle acque marittime dei Paesi dell’Unione Europea. Ma la questione resta aperta per gli altri Paesi per cui in questi casi è prudente prendere contatti con il consolato per avere le necessarie informazioni in ordine alle regole da osservare.
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