La Piroga monoxila di Pesse
di Dario Galassi
di Dario Galassi
Nell’immagine una piroga monoxila (o monossila, dal greco “xylon” = legno) con annessa pagaia.
Una tra le più antiche piroghe rinvenute in Europa, datata al 6400 a.C.
Questo tipo di imbarcazione, ricavata da un unico tronco, viene costruita ancora oggi da alcune popolazioni moderne: si tratta della tecnica più semplice e probabilmente la più veloce per costruire un mezzo di navigazione adatto principalmente al cabotaggio e alla pesca vicino costa o in laghi, dato che non ha bisogno di fasciami, cuciture, liane o pelli.
Disegno della piroga monoxila trovata in Olanda
Bisogna innanzitutto scegliere un determinato tipo di legno: quercia, frassino, castagno, o altre tipologie di alberi dal legno duro e resistente ma allo stesso tempo facile da lavorare.
Una volta scelto e abbattuto l’albero, si determina la lunghezza della piroga che si vuole ricavare; o delle piroghe, dato che da un tronco se ne può ricavare più di una, sia per l’altezza dell’albero (alcune specie tra quelle citate possono arrivare anche a 30 metri di altezza), sia per il diametro dello stesso.
Pescatori in piroga nel Mali
Il passo successivo, ovvero la lavorazione vera e propria, avviene con l’ausilio del fuoco sul quale si pone la parte del tronco che si vuole scavare: una volta che questa è sufficientemente bruciata, la si raschia con strumenti quali una cazzuola o una pala (in antico per raschiare si usavano asce di pietra o grosse conchiglie, ma dato che sto appositamente usando il tempo verbale “presente” – la piroga viene infatti costruita ancora oggi da popolazioni della Malesia e della Polinesia –, e non al passato come si usa di consueto in un articolo di archeologia, mi pare opportuno indicare strumenti “presenti” per chi volesse dilettarsi nella costruzione di questo mezzo; ovviamente i più nostalgici dell’antico, o coloro che praticano l’Archeologia Sperimentale, potranno benissimo usare asce di pietra o grosse conchiglie)
Ricostruzione ipotetica della piroga di Pesse
È quindi plausibile che da un grosso tronco di quercia, ad esempio, si potessero ricavare anche 2 o 3 piroghe di una discreta lunghezza (si pensi che la piroga rinvenuta nel villaggio La Marmotta al lago di Bracciano è lunga circa 10 metri), da alberi non molto distanti dal villaggio in cui successivamente sarebbe stata lavorata.
La piroga sopra rappresentata è stata rinvenuta a Pesse, in Olanda, insieme ad altre nel Nord Europa, dove il clima freddo ha permesso la conservazione del legno in laghi, torbiere, od ovunque vi fossero condizioni di umidità tali da non far decomporre il reperto.
Anche nel Nord Italia ne sono state trovate, ed alcune datano addirittura fino all’età post-romana, ma come abbiamo detto questa imbarcazione viene utilizzata anche in epoca medievale e moderna, in ambiente extra-europeo: la piroga (e la canoa) sono quindi i mezzi di navigazione che hanno resistito più a lungo nella storia dell’uomo.
Relitto quasi completo d'una piroga fluviale di legno di rovere, ricavata dal tronco probabilmente scavato col sistema della bruciatura previa, con la prora a punta rialzata pressoché intatta, ma mancante della poppa e, nei pressi di quest'ultima, d'una parte della fiancata destra - Da www.lombardiabeniculturali.it
Possiamo spingerci anche oltre nel tempo: l’Oceania venne colonizzata più di 50 mila anni fa, molto probabilmente proprio attraverso l’uso di queste piccole imbarcazioni – lo scarso numero di rinvenimenti è dovuto al fatto che il legno si conserva solo in ambienti con particolari condizioni climatiche: ghiaccio, deserto, torbiere – e se si pensa che anche il Giappone e l’America siano stati colonizzati con canoe e piroghe, allora oltre ad essere la più longeva, la piroga diventa anche l’imbarcazione probabilmente più usata in assoluto nella storia dell’uomo.
Le imbarcazioni cicladiche, la nave micenea, la trireme, seppur immense a confronto, sia fisicamente sia storicamente sia tecnologicamente, tuttavia hanno resistito forse poco più di un millennio. Chissà le moderne barche a motore quanto resisteranno.
Dario Galassi
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