La sensibilità ambientale di un numero crescente di persone ha iniziato, già da anni, a generare comportamenti virtuosi orientati non solo a limitare l’impatto della spesso sconsiderata ed invadente presenza umana nell’ambiente ma ha determinato, per quanto possibile, il recupero di luoghi fortemente compromessi restituendoli alla natura magari con un valore aggiunto.
Nei primi anni del XX° secolo un’area costiera della California settentrionale poco distante dalla cittadina di Fort Bragg iniziò ad essere utilizzata come discarica pubblica accumulando detriti di ogni genere che periodicamente incendiati liberavano spazio per nuovi scarti di una società sempre più orientata a consumi compulsivi.
Tra i vari materiali eliminati primeggiava il vetro sotto forma di bottiglie di ogni genere e colore che il mare e gli incendi trasformavano in frammenti colorati in una quantità tale da ricoprire il pietrame originario dei luoghi.
I tempi cambiano e a metà degli anni sessanta la North Coast Water Quality Board assoggetta l’area ad un intenso programma di bonifica. I grossi ingombranti vengono rimossi, così come il legno e i metalli, il vetro nella sua miriade di frammenti risulta impossibile da eliminare.
Il processo di affinamento dei cocci vetrosi è costantemente portato avanti dal moto ondoso nei successivi anni e in breve tempo ci si rende conto di quanto questi sassolini traslucidi dalle tonalità e dai colori variegati contribuisca a rendere la spiaggia di Fort Bragg qualcosa di peculiare al punto che dagli anni novanta in poi diventerà una meta di curiosi turisti cui viene imposto, al pari di altre spiagge nel mondo, il divieto di asportare sia pur minime quantità di questa insolita “sabbia”.
Fabrizio Fattori
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