Napoli e le navi romane di piazza Municipio
di Fabrizio Fattori
di Fabrizio Fattori
Il sottosuolo del nostro paese, spesso in via del tutto casuale, rivela importanti reperti che contribuiscono alla conoscenza del nostro passato.
Questo avviene in maniera significativa in quei luoghi che registrano la presenza umana stratificarsi secolo dopo secolo, costituendo una vera e propria ininterrotta cronologia storico artistica.
E’ il caso delle grandi città alcune delle quali hanno visto i loro insediamenti risalire ad epoche preistoriche (III millennio a.c.) e rimanere, in continuità, abitate sino ai giorni nostri.
Napoli ad esempio, dove, nel 2004, durante i lavori della nuova linea “1” di trasporto metropolitano, hanno messo in luce straordinari reperti legati all’attività portuale della città.
Gli scavi per la messa a punto della tratta e della stazione Municipio, più prossima all’antica linea di costa hanno portato alla luce cinque navi d’epoca imperiale(datate tra il I ed il III secolo d.c.) nella sola zona di piazza Municipio coincidente con l’area portuale dell’antica Neapolis e prodotto migliaia di reperti strettamente collegati all’attività commerciale e all’umanità ad essa collegata, oltre alle antiche strutture portuali.
Strutture archeologiche emerse durante le opere di scavo per la stazione Municipio, nell'omonima piazza - Foto di Armando Mancini
Le navi erano destinate al trasporto di merci tra il porto e le navi onorarie di maggior stazza ancorate in rada, ma alcune destinate a percorrenze più impegnative lungo la costa e probabilmente in grado di raggiungere anche il porto di Ostia. Lunghe in media circa 15 metri erano costruite in legno di abete con interventi conservativi in antico a testimonianza dell’intenso uso cui erano destinate, ed evidenziavano una abilità costruttiva di notevole livello.
Alcune sono caratterizzate da una estremità a specchio, tagliata cioè in verticale, così come riscontrato in altri ritrovamenti avvenuti in area mediterranea (Tolone ed Ostia). Le imbarcazioni sono state estratte da un letto di fango formatosi a seguito di una alluvione che interrò parte del porto di Neapolis tra il III ed il V secolo d.c., che le ha sigillate in uno stato spesso circa tredici metri e ne ha consentito l’ottima conservazione.
I materiali ritrovati, consistenti in anfore, alcune ancora sigillate, bottiglie di vetro, monete, gioielli, corde, calzari e ceramiche varie, opportunamente restaurati sono stati esposti nella stessa stazione metropolitana in un percorso espositivo strettamente cronologico dove hanno trovato spazio anche gli altri molteplici reperti affiorati nel corso dei lavori di costruzione della linea “1” della linea metropolitana durati più di un decennio e rivelatesi estremamente proficui da un punto di vista archeologico.
Fabrizio Fattori
Foto di copertina tratta da www.diariopartenopeo.it
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