All’origine della regata: i Giochi Istmici a Corinto
di Manuela Revello
di Manuela Revello
I Giochi Istmici erano secondi per importanza soltanto ai Giochi Olimpici, e anche più rilevanti dei Giochi Pitici in onore di Apollo a Delfi, andando verosimilmente a costituire il sito panellenico per eccellenza.
Non sembra un caso che il poeta Pindaro impieghi il termine Panellenios solo nelle Odi istmiche, le composizioni poetiche dedicate ai vincitori di Corinto.
La posizione centrale dell’Istmo ne fece il luogo prescelto per l’avvio o la celebrazione di eventi storici di importanza estrema e fin dalle Guerre Persiane la popolarità dei Giochi che vi si svolgevano fu immensa.
Il programma atletico consisteva essenzialmente in eventi sportivi analoghi a quelli delle altre grandi feste religiose, ma siamo ragionevolmente sicuri che anche una regata facesse parte del programma. Pindaro in una delle sue odi canta di erides e hamillai, parole standard che indicavano competizioni non solo tra carri ma anche tra barche. Se pensiamo al fatto che erano numerosissimi i visitatori provenienti proprio in barca da ogni parte della Grecia per assistere ai Giochi, ci appare assolutamente naturale che fossero organizzate anche delle regate.
Ai Giochi arrivavano infatti via terra i cittadini greci delle immediate vicinanze, ma la zona era facilmente raggiungibile via mare, e spostarsi in barca era per molti la modalità più semplice. Una volta sbarcati, il tratto da percorrere via terra era piuttosto breve, se confrontato con la lunga tratta Olimpia-Nemea o con la salita da fare per raggiungere Delfi. Naturalmente c’erano poi tutti gli abitanti delle isole che giungevano a Corinto in barca, così come facevano anche i Greci delle colonie d’oltremare, fra i quali membri dell’alta nobiltà e di importanti famiglie della Grecia occidentale, di Cirene, della Ionia.
Tucidide ci parla di un altare presso cui i delegati ufficiali dalla Sicilia offrivano sacrifici ad Apollo prima di salpare per navigare verso le feste panelleniche. Persino gli Ateniesi, che praticamente avevano l’Istmo dietro casa, preferivano attraversare il Golfo del Saronikós in barca, piuttosto che spostarsi verso l’Istmo via terra. Secondo un racconto di Plutarco, una delegazione ufficiale ateniese arrivata in barca ricevette tanti posti a sedere nelle prime file quanti la randa poteva coprirne.
C’era dunque un grande movimento di barche in occasione dei Giochi Istmici, verrebbe in mente una sorta di ‘barcolana’, ciò che corrobora la plausibilità della programmazione di regate in tale contesto. Tanto più che abbiamo a nostra disposizione l’interessante testimonianza dello storico Dione di Prusa il quale, raccontandoci una versione mitica dell’inaugurazione dei Giochi Istmici, afferma che tra gli eventi vi fu anche una regata e che la gara fu vinta dalla nave Argo, guidata da Giasone.
Si tratta, è vero, di figure mitologiche, ma non c’è motivo di mettere in dubbio l’esistenza di regate nel mondo greco, così come non mettiamo in dubbio l’esistenza dei Giochi Istmici o di quelli Olimpici nonostante la leggendarietà della loro fondazione. Curioso particolare, il biografo greco Plutarco ci spiega che una volta la corona della vittoria ai Giochi Istmici era realizzata con il prezzemolo anziché con aghi di pino e, nello stesso passo, l’autore racconta che la nave ammiraglia di Antigono Gonata si vide un giorno gemogliare il prezzemolo sul ponte di poppa: l’aneddoto, a prima vista un po’ buffo, sembra comprovare che le barche gareggiassero e vincessero regate organizzate ai Giochi Istmici.
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