Il Container: lo “scatolone” che ha cambiato il mondo dei trasporti
Di Daniele Motta
Di Daniele Motta
Il container come lo conosciamo oggi ha avuto origine nel 1956 da un’idea dell’imprenditore statunitense Malcolm McLean considerato, per l’appunto, il padre del container.
Nel 1970 e dopo diversi passaggi per definirne su più campi la standardizzazione, arrivarono per il container le norme ISO (International Organization for Standardization) serie 1 che permisero, di fatto, di avviare la rivoluzione del trasporto intermodale che ancora oggi vede il container protagonista.
Ma andiamo a conoscere meglio il container.
I container cosiddetti ISO, che sono anche i più diffusi, sono quelli da 20 ft. (piedi) e 40 ft. che ne indicano la lunghezza esterna equivalente, rispettivamente, a 6 e 12 metri circa.
I container da 40 e 20 piedi
Da questi parametri armonizzati nasce anche il famoso acronimo TEU (Twenty-foot Equivalent Unit), riferito al container da 20 ft., con il quale è oramai consuetudine valutare la capacità di carico di una nave portacontainer.
Ma la “scatola” o box in inglese, non è il solo tipo di container in circolazione: né esistono infatti di vari tipi pensati praticamente per ogni tipologia di carico.
Ne esistono di ventilati, gli open top (con tetto aperto), con teloni (tarpaulin), i container frigo (reefer) e il container costerna (tank container) usati, ad esempio, per il trasporto di gas compressi, prodotti chimici, alimentari ecc.
Che dire invece dei vantaggi, spesso forse sconosciuti, che fanno del container un “protagonista”? Ecco alcuni elementi:
- Diminuzione dei costi del trasporto, con punte fino al 75%;
- Riduzione dei costi d’imballaggio;
- Minor procedure di manipolazione per il carico e lo scarico;
- Carico non visibile all’esterno, aumentandone la sicurezza contro i furti;
- È polivalente, si può trasportare qualsiasi merce.
Ma l’idea del container, pensata primariamente per il settore marittimo, è stata anche “sposata” per molte altre applicazioni o settori.
Ad esempio nel settore aeronautico, su cui è impossibile utilizzare i container iso, sono stati ad esempio progettati specifici container, chiamati ULD (Unit Load Device), anch’essi disponibili in varie versioni tra cui anche quelle refrigerate.
Infine altra applicazione particolare è sicuramente quella dei container abitativi o di quelli che spesso si possono vedere nei cantieri che internamente sono predisposti per essere usati come uffici o ripostigli o ancora dormitori, docce ed altro.
Daniele Motta
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