Phoinikes: i ''Rossi'' Fenici
di Fabrizio Fattori

di Fabrizio Fattori
Così i greci chiamavano gli uomini dalla pelle “arrossata” dal sole, che con tozze navi ripresero a dar vita ai commerci sulle sponde del Mediterraneo dopo la stasi devastatrice dovuta ai così detti “popoli del mare” (XIII° sec a.c.).
Timidi scambi di merci avvenivano sulla battigia dove venivano lasciate merci in attesa di essere barattate, quasi furtivamente, con gli abitanti del luogo che a loro volta lasciavano in cambio i loro prodotti.
Spinti verso il mare da una terra avara, costruivano tozze navi con i cedri del Monte Libano ed in breve divennero i commercianti più arditi di tutto il Mediterraneo.
Partivano da Tiro, da Sidone e dalle altre città costiere, porti sicuri e ben protetti, per mercanteggiare spingendosi sempre più a ovest e a sud fondando città e approdi commerciali.
Una tra le tante, che divenne in poco tempo una vera potenza economica, fu “Qart-Hadasht” (Nuova Città) la Cartagine con cui i romani si scontrarono per lunghi anni. In ideale posizione per lo strategico controllo del canale di Sicilia, dotata di ripari naturali e di abbondanza d’acqua, venne contesa ai Numidi che secondo la leggenda accordarono un’area ampia quanto una pelle di bue.
La mitica regina ne ampliò la superficie ricavando dalla pelle sottili strisce che stese sulla sommità di una collina consentendo così il primo insediamento (acropoli) su una vasta porzione di territorio.
La posizione strategica di Cartagine, posta a mezza via tra le città fenicie e le colonne d’Ercole, permise ai più audaci marinai fenici di spingersi oltre arrivando a commerciare stagno, argento e altri metalli con Tartesso sulle coste atlantiche della penisola Iberica.
L’abbondanza d’argento era tale e così accessibile che le navi ne imbarcavano migliaia di lingotti e fondevano le proprie ancore in quel prezioso metallo per ampliarne il trasporto. A Tartesso arrivavano anche materie prime provenienti dalle isole britanniche, in particolare lo stagno.
La rete commerciale organizzata dai fenici era molto funzionale alle necessità delle loro navi che trovavano sulla costa nord africana, a circa trenta miglia l’una dall’altra, sicuri approdi, alcuni dei quali arrivati sino a noi, come Tangeri e Algeri.
Questa rete risulta documentata dal più antico portolano del mediterraneo : il “Periplo di Scilace” del IV°/ V° sec. a.c. dal nome di un antico navigatore greco, ma anche dal periplo di Annone, navigatore cartaginese che esplorò le coste atlantiche dell’Africa.
Con la distruzione di Tiro (VI° se. A.c.), madrepatria di tutte le città fenice sparse sulle coste mediterranee, Cartagine crebbe in potenza ma si trovò a dover contrastare nuove realtà aggressive come i greci di Focea, annientati successivamente e definitivamente nella battaglia di Alalia nel mare sardo, ma a niente valse, secoli dopo, questa potenza contro Roma.
Fabrizio Fattori
In coperina sarcofago proveniente da Antarados, nel nord della fenicia - McLeod - self-made @ National Museum, Copenhagen - Public domain
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