The Sea Venture, un futuro diverso
di Fabrizio Fattori

di Fabrizio Fattori
Con la scoperta e la colonizzazione forzata dei nuovi mondi la storia archivia una delle pagine più violente dell’intero percorso dell’umanità dove il profitto, dissimulato dietro l’esportazione della “civiltà” e della “vera religione”, e solo da alcuni nobilitato da desiderio di conoscenza, diviene il valore imperante di oltre quattro secoli di arbitrio perpetrato in danno delle libertà di milioni di esseri umani.
La “Sea Venture” all’alba del XVII secolo navigava dalle coste inglesi verso la Virginia con il suo carico di dannati, sottratti alle loro terre e ad una vita libera e destinati alle piantagioni avviate dalla “Virginia Company” in quei nuovi territori.
La nave di 300 tonnellate costruita appositamente per accelerare i flussi di emigrazione, faceva parte della terza spedizione verso Jamestown, abbozzo di agglomerato urbano in quelle nuove terre, insieme ad altre otto imbarcazioni, trasportava rifornimenti e mano d’opera forzata, attratta da promesse paradisiache, anche se la vera realtà, fatta di intenso lavoro, di malattie e di difficoltà di integrazione con i nativi rimandava a vite destinate a soccombere con estrema rapidità.
La “Sea Venture” il 25 luglio del 1609 si trovava coinvolta in una terrificante tempesta, ampiamente descritta con dovizia di particolari da più di un sopravvissuto al naufragio le cui narrazioni serviranno a Shakespeare per scrivere la “Tempesta”.
Tutti i 150 passeggeri si salvarono, la nave malridotta si incastrò tra rocce affioranti di una delle tante isole dell’arcipelago delle Bermuda. Le isole, contrariamente a quanto risaputo all’epoca (conosciute come le isole dei diavoli e per tanto evitate da tutti i naviganti) offrivano condizioni di vita idiliache.
Acqua in abbondanza, frutti, pesci facilmente catturabili così come gli uccelli e le testuggini. Era impossibile rinunciare a tale fortuna anche se i responsabili della “Virginia Company” e alcuni rappresentanti religiosi presenti tra i naufraghi, iniziarono a fare pressione per riprendere in qualche modo il viaggio.
Il conflitto fu inevitabile. Animate cospirazioni si scontrarono con la larvata autorità dei rappresentanti degli investitori. Ci furono esecuzioni (tra le prime esecuzioni capitali nell’America inglese) e fughe nelle foreste dell’interno (marronage). Ma il capitale, alla fine prevalse. Furono costruite con mezzi di fortuna due imbarcazioni (Pinacce) la “Deliverance” e la “Patience” ed il grosso prese il largo alla volta della Virginia.
Alcuni rimasero e diedero vita ad una sorta di comunità di fratellanza che costituì il primo nucleo della futura colonizzazzione anche di questo arcipelago. A conferma che chi scelse questa “ribellione” e rimase sull’isola era nel giusto, viene provato anche dalla scelta successiva di sir Somers che inviato dalla Virginia a fare incetta di cibo ed acqua non fece più ritorno tanto era il benessere elargito con generosità da quelle terre. Mentre si sa che in Virginia si continuò a morire di stenti per molto tempo ancora.
Fabrizio Fattori
In copertina: The Sea Venture in a Heavy Sea in 1609 is a painting by Christopher Grimes which was uploaded on July 7th, 2009.
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