L’ombra nucleare

Ci si chiede se la memoria della distruzione di Hiroschima e Nagasaki dell’agosto 1945 (ben 77 anni fa), sia sufficiente, oggi, a considerare le armi nucleari come meramente deterrenti nelle recenti tensioni internazionali.
La consapevolezza della distruzione avvenuta nelle due città giapponesi spinse i presidenti americani Truman (guerra di Corea,1950), Eisenhower (tensioni con la Russia) e Kennedy (crisi cubana 1962) ad arginare le velleità degli apparati militari di alto grado sempre propensi a drastici interventi.
Anche se le dichiarazioni di questi generali possono essere collocate all’interno delle aggressive minacce che avallino la deterrenza delle armi nucleari, rimane irrisolto il quesito se la memoria sia ancora sufficiente per evitare la catastrofe.
Su questa questione grava, ancor più drammaticamente, l’ipotesi dell’errore. Se possa scatenarsi una guerra nucleare sulla base di casualità non necessariamente volute. A margine della crisi dei missili russi a Cuba (1962) si sfiorò il disastro. Un sottomarino russo B59, armato con una testata nucleare, pari a quelle giapponesi, era in navigazione verso Cuba. Il suo isolamento radio non permise di conoscere gli accordi raggiunti tra Kennedy e Chruscev che, di fatto, avevano disinnescato la crisi.
Il suo comandante, nonostante la sollecitazione dei comandi americani inviati da una nave da guerra che controllava quelle acque, si rifiutò di emergere, innescando così una situazione ad alto rischio. Aggravata dalla decisione del comando americano di rafforzare la richiesta di emersione con il lancio di granate di profondità.
Le esplosioni confermarono nei comandi russi la certezza che la guerra fosse già iniziata, che a loro volta prepararono una risposta adeguata. La scelta nucleare pareva, follemente, essere l’unica praticabile. Ma fu solo la “memoria” dell’ufficiale sovietico V.A. Archipov, che aveva perso parte del suo equipaggio, imbarcato su un sottomarino nucleare, a causa delle radiazioni susseguenti ad un problema al sistema di raffreddamento.
L’ufficiale riuscì a convincere il comando sovietico a rinunciare all’uso del siluro, sottraendo, tra l’altro, il suo benestare al lancio come le procedure previste richiedevano. Il tempo, si sa, affievolisce la vivacità della memoria ed innesca i ricorsi della storia, ma l’aberrazione di tali catastrofi dovrebbe essere sufficiente a rendere impossibile il loro ripetersi.
Fabrizio fattori
In copertina foto da DEPOSITPHOTOS
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