Le ''Seabees'' squadre di demolizione subacquea
di Fabrizio Fattori

di Fabrizio Fattori
La guerra nel Pacifico è stata caratterizzata dall’elevato numero di vittime dovuto ai tentativi di conquista da parte della marina americana delle numerose isole presenti nell’area, tutte strategicamente rilevanti, difese magistralmente anche da imponenti difese subacquee predisposte dai giapponesi.
Dopo i primi insuccessi, costati migliaia di vite, la marina USA organizzò, dal 1943, squadre di demolizione subacquea (UDT6) che preventivamente provvedevano ad aprire la via tra le difese costiere giapponesi, ai mezzi da sbarco. I demolitori procedevano a guado o nuotando armati del solo esplosivo da utilizzare nelle azioni di demolizione, protetti solo dal buon senso dei giapponesi che rinunciavano a colpirli evitando così di essere localizzati dal fuoco delle navi americane; anche se questo non sempre succedeva.
Insignia of the United States Navy Seabees. For more information on the origin of the insignia, see here and here.
Questa attività distruttiva era, inoltre, preceduta da attività di rilevamento e mappatura che facilitava tutte le operazioni successive. L’isola di Guam, ad esempio, era protetta da una lunga fila di sbarramenti di tronchi di cocco e breccia di corallo il tutto tenuto insieme da cavi d’acciaio che vennero fatti saltare con apposite cariche. La brillante operazione portata a termine senza perdita alcuna, consentì ai guastatori di dare sarcasticamente, il benvenuto ai marines con appositi cartelli infissi sulla spiaggia messa in sicurezza.
Alla luce di questi successi i giapponesi rinunciarono a dotare i punti di possibile sbarco delle consuete difese e predisposero un servizio di vigilanza armata subacquea nell’arco delle ventiquattro ore. I “Fukuryi” così chiamati, erano dotati di abiti di gomma, autorespiratori ad ossigeno e tutto quanto poteva alleviare la loro lunga permanenza in mare, compreso un thermos di zuppa calda da succhiare con tubi di gomma.
"NCDU 45", Ensign Karnowski (CEC), ChCarp. Conrad C. Millis, MMCB2 Lester Meyers and three gunners mates. The unit received a Presidential Unit Citation with Ens. Karnowski earning the Navy Cross & French Croix de Guerre with Palm, while MM2 Meyers received a Silver Star.[99] Two men were wounded and one killed.
Così abbigliati erano in grado di perlustrare un’ampia zona alla profondità di 5/7 metri per parecchie ore. Come noto l’elevato spirito di sacrificio e la devozione alla causa del popolo giapponese faceva di questi sub dei veri miti popolari al pari dei kamikaze dei cieli.
La possibilità di morire in azione era molto alta e non solo dovuta all’impiego di una non troppo lunga asta con carica esplosiva di 15 kg all’estremità che qual’ora usata contro uno dei mezzi da sbarco causava la morte certa dell’esecutore dell’attacco, ma anche di molti dei suoi limitrofi compagni affatto contenti di così poco eroica morte per i quali vennero installati rifugi subacquei capaci di attutire l’impatto delle esplosioni.
L’evolversi del conflitto evitò quasi completamente lo spettacolare confronto subacqueo tra i “Seabees” e i “Fukuryi” risparmiando, così, numerose vite
Fabrizio Fattori
In copertina: OAR/National Undersea Research Program (NURP), Public domain, via Wikimedia Commons
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