Le navi dei Vikinghi
Le navi da incursione erano chiamate “Drakkar”
Le navi da incursione erano chiamate “Drakkar”
La parola “Viking” deriva con molta probabilità da “Vik”, il cui significato è “baia, insenatura, fiordo”.
Vikingo dunque è colui che “esce dalla baia o dal fiordo”, azione questa che ha delle evidenti connessioni con la pratica marina.
Fiordo norvegese - Foto di Flore W da Pixabay
Con il termine “Vikinghi” si evidenzia in genere un intero popolo, che, pur essendo stato grande navigatore le cui gesta, esplorazioni e rotte tracciate sono ancora oggi simbolo di avventura, coraggio e superba maestria, non era solo dedito alla navigazione, alla guerra e alla pirateria.
Le tribù Vikinghe suddivise traDanesi, Svedesi e Norvegesi,raggiunsero sia per motivi commerciali che di conquista una notevole quantità di luoghi in varie parti del mondo: Irlanda, Inghilterra, Francia, Spagna, nord Africa, nord e centro Italia;attraverso la Russia giunsero sino a Bagdad e Costantinopoli.Raggiunsero e colonizzaronol’Islanda,navigaronoin Groenlandia e nord America.
Le espansioni dei Vichinghi e dei Variaghi
Le maggiori incursioni nell’entroterra, dopo aver risalito i fiumi, vennero effettuate dai vikinghi che abitavano le coste baltiche delle terre russe. Le loro incursioni li portarono risalendo il fiume Lovat, all’importante centro commerciale di Novgorod e, dopo avventurosi trasferimenti via terra, presso le sponde del fiume Dnepr. Da qui dopo averlo ridisceso giunsero a Kiev ed infine sul Mar Nero dove vennero a contatto con la ricca civiltà di Costantinopoli che attaccarono diversi anni dopo.
Per raggiungere tutti questi luoghi, i Vikinghi si avvalsero di imbarcazioni di grande versatilità e maneggevolezza, che all’inizio dei loro spostamenti erano mosse unicamente dall’azione delle robuste braccia dei guerrieri del nord.
Miniature dei due diversi tipi di navi vichinghe, in mostra alVikingeskibsmuseet di Roskilde, in Danimarca.
Intorno al VII od VIII secolo circa si presume ci sia l’adozione della vela, che permette ai Vikinghi la nascita della nave mercantile vera e propria. In tale modo, pochi uomini potevano manovrare l’imbarcazione portando una notevole quantità di merci, mentre sul lato delle incursioni, l’avvento della stessa permise di avere un ritorno ancora più proficuo. Particolarmente interessante è notare come le vele fossero confezionate quadrate a scacchi, in genere in modo diagonale.
Caratteristiche delle navi: dal VI secolo in poi la maggioranza delle navi vikinghe misurava dai 16 ai 25 metri di lunghezza.Gli scafi erano costruiti con assi legate tra di loro con fibre naturali e possedevano stupefacenti doti di manovrabilità e di elasticità durante le tempeste, grazie al fatto che esse si potevano muovere le une sulle altre assorbendo tutti gli sforzi sostenuti e ripartendoli sull’intera struttura dello scafo. Importante e curioso è sapere che i Vikinghi non conoscevano la sega, per cui scolpivano il fasciame solamente con ascia e accetta.
Nave vichinga con polena a testa di drago
Le navi da incursione erano chiamate “Drakkar” (Draghi), riconoscibili dalle polene a forma di muso di drago probabilmente per incutere ancora più timore agli equipaggi delle navi nemiche.
I Drakkar, pur essendo di tipo e dimensioni differenti tra loro, avevano in comune uno scafo allungato e filante ed erano capaci di ospitare dalle 6 alle 32 paia di remi, mentre lo scafo mercantile risultava meno lungo ma più ampio, permettendo così una maggiore quantità di carico.
Navi da guerra e da commercio dunque, ma anche usate come monumento funerario (ricordiamoci infatti che i nordici avevano una religione di tipo sciamanico, nella quale i veicoli post-mortem erano il cavallo e la nave appunto). Nel 1904 viene rinvenuto in una fattoria di Oseberg in Norvegia un’importante monumento navale funerario, non approntato per guerrieri, ma per la regina Asa di Norvegia e per una sua dama di compagnia.
Nave vichinga Drakkar al muaseo di Oslo - Da viaggiverdeacido.com
Costruita interamente in legno di quercia, essa presenta uno scafo filante non pontato di ben 22 metri di lunghezza e largo quasi 5m.
Un altro splendido esempio di costruzione navale è rappresentato dalla nave di Gokstad, tumulata con il corpo di un guerriero e perfettamente conservata grazie ad imponenti masse di argilla sotto cui venne sepolta. Anch’essa costruita in legno di quercia, era adatta sia alla navigazione costiera che in mare aperto. Lunga circa 26 metri e larga 6, si è stimato che l’albero in origine dovesse misurare dai 12 ai 14 metri.
Nave di Gokstad - Museo della navi vichinghe di Oslo
Sui fianchi della nave c’erano fori per 16 paia di remi. Lungo le murate una rastrelliera conteneva 64 scudi appesi, 32 per bordo, che da poppa a prua si alternavano cromaticamente in giallo e nero. E’ probabile che tali scudi non facessero parte dell’equipaggiamento personale dei guerrieri, ma fossero usati a scopo decorativo o per identificare il proprietario della nave o la provenienza della nave stessa.
La chiglia della nave di Gokstad era ricavata da un solo tronco. Le assi dello scafo si sovrapponevano una all’altra con connessioni calafatate con pelo di animale intriso di pece. Una caratteristica non comune di costruzione è costituita dal fatto che solo il fasciame al di sotto della linea di galleggiamento era legato alle nervature con radici di abete rosso, mentre il resto della nave era tenuto insieme con chiodi di legno. Anche in questo caso il timone era costituito da un unico tronco di quercia assicurato al fianco destro della nave in prossimità della poppa.
Nave di Gokstad - Museo della navi vichinghe di Oslo
Nel 1893 una copia esatta di tale nave fu fatta navigare riuscendo ad attraversare l’Oceano Atlantico in soli 28 giorni!
Una delle più celebri navi vikinghe rimane comunque quella del re norvegese Olaf Tryggevensson, dotata di ben 68 remi e chiamata, in funzione della sua dimensione, “lungo serpente”. Da notare come in genere le navi erano di dimensioni tali da non avere più di 32 remi e, in ogni caso, erano le imbarcazioni più veloci e robuste, capaci di affrontare in tutta sicurezza il mare aperto. Oltre a ciò esse erano anche piatte e leggere e questo permetteva loro (in funzione della stazza), di navigare i fiumi ed essere facilmente alate e quindi trasportate via terra.
Alla fine dell’era vikinga vennero rinvenute in Danimarca, a Skuldelev, alcuni scafi. Due di questi furono battezzati con il nome di Skuldelev 1 e Skuldelev 3.
La nave vichinga Skuldelev 1 ritrovata din Danimarca
Negli ultimi anni furono ricostruite in scala reale copie dei suddetti scafi e le prove effettuate nell’Oceano Atlantico dimostrarono una notevole manovrabilità di queste imbarcazioni, lunghe in media 15 metri. Esse venivano condotte da soli 5 o 6 membri di equipaggio e potevano viaggiare addirittura controvento.
Non si conosce con esattezza il modo in cui i Vikinghi riuscissero a navigare in mare aperto per moltissime miglia senza peraltro sbagliare la rotta di molto.
Tra le testimonianze attendibili spicca quella del mercante Ottar, commerciante vikingo di pelli di animale e ossa, presso il re inglese Alfredo il Grande.
I vichinghi nelle rotte polari
Nel 890 narrò il suo peregrinare sostenendo che la navigazione lungo le rotte conosciute era prevalentemente di cabotaggio e si basava su riferimenti costieri. In genere si attendeva il sopraggiungere di un favorevole vento in poppa per intraprendere ogni viaggio e, per le lunghe traversate che includevano anche navigazioni notturne, ci si serviva di nozioni di meteorologia, come ad esempio la formazione di nubi, di idrodinamica e propagazione delle onde che sapessero calcolare l’altezza all’orizzonte del sole e di alcune stelle grazie ad un precursore del nostro sestante.
Le foci dei fiumi erano poi considerate i punti più favorevoli per qualsiasi operazione di commercio con i locali e di sbarco.
Il Museo
Il Museo delle navi vichinghe si trova a Bygdøy, nei pressi di Oslo, in Norvegia. Esso fa parte del Museo di storia culturale dell'Università di Oslo e deve la sua fama alle 3 grandi navi che ospita al suo interno, risalenti all'epoca vichinga: la Oseberg, la Gokstad e la Tune; oltre a ciò, sono conservati nel museo numerosi manufatti provenienti dal cimitero di Borre e da altri siti archeologici vichinghi.
Il Museo delle navi vichinghe a Oslo - Norvegia
Nel 1913 il professore svedese Gabriel Gustafson propose la costruzione di un edificio dedicato alla conservazione dei ritrovamenti di epoca vichinga venuti alla luce alla fine del XIX ed all'inizio del XX secolo. Le navi di Goksted e di Oseberg erano infatti già state trasportate in siti temporanei appartenenti all'Università di Oslo. Venne bandito un concorso architettonico il cui vincitore risultò essere Arnstein Arneberg. La sala dedicata alla nave di Oseberg venne costruita grazie a finanziamenti del governo norvegese e la nave vi venne trasportata nel 1926.
Le ali dell'edificio dedicate alle altre navi vennero ultimate nel 1932, ma il completamento del museo venne ritardato a causa dello scoppio della Seconda guerra mondiale; l'ultima sezione (quella dedicata agli altri ritrovamenti di epoca vichinga) venne quindi portata a termine solamente nel 1957.
Le navi
Le navi Oseberg, Gokstad e Tune sono i tre unici drakkar ritrovati in buono stato di conservazione in Norvegia e questo si deve al fatto che essi furono utilizzati come tombe ed interrati, ed al loro interno furono trovati numerosi monili ed oggetti d'oro.
La nave vichinga Oseberg
La nave Oseberg, lunga 21,50 metri e larga 5,00, fu ritrovata a nord di Tønsberg nel 1904, essa risale al IX secolo e fu utilizzata per il funerale della regina Åsa; la nave Gokstad, lunga 23,30 metri e larga 5,24, inizialmente destinata a solcare il mare in quanto dotata di strutture per i remi e la velatura, venne comunque utilizzata per la sepoltura; la nave Tune, lunga 22,00 metri e larga 4,50, fu scoperta nel 1867 nei pressi di Fredrikstad ed è la meno conservata delle tre.
Lo spostamento delle navi
Il 20 dicembre 2006 l'Università di Oslo supportò una proposta avanzata da parte del Museo storico, secondo la quale tutti i reperti archeologici conservati nel Museo delle navi vichinghe dovrebbero venire spostati in un nuovo edificio da costruirsi a Bjørvika, nella zona orientale di Oslo.
Il Museo delle navi vichinghe a Oslo - Norvegia
L'idea ha però sollevato un dibattito fra favorevoli e contrari, sia nel mondo accademico e museale che nel mondo dei media. Chi è contrario sostiene che le navi siano troppo fragili per poter essere spostate senza arrecare loro alcun danno, mentre chi è favorevole sostiene che è ancora più rischioso lasciare le navi in un edificio piccolo come l'attuale, con notevoli rischi dovuti a possibili incendi e dovuti soprattutto all'enorme afflusso di turisti, in numero maggiore rispetto a quanto fosse stato pensato all'epoca del progetto.
Una prova al fine della valutazione di questi rischi è stata eseguita su di un lato della nave di Oseberg, con la conclusione che lo spostamento potrebbe essere portato a termine senza far subire danni gravi a ciò che resta delle navi.
Leggi anche: Roskilde: la Scuola dei Vichinghi di Fabrizio Fattori
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