La via dell’oro africano
di Fabrizio Fattori

di Fabrizio Fattori
Quello che ha da sempre spinto gli uomini ad avventurarsi verso l’ignoto è il risultato di un insieme di aspirazioni e desideri, più o meno razionalmente elaborati, dove al perseguir “virtute e canoscenza” si affiancano la ricerca di ricchezza, fama e potere cui si aggiunse, successivamente, lo scontro religioso contro gli infedeli mussulmani.
Certo non per tutti è stato così, ma i centri di potere si sono mossi su quest’onda spinti anche dalla spietata conflittualità tra regni, stati e nazioni. La mitica figura di Abu Bakr II°, sovrano del Mali che all’inzio del XIV secolo finanziò con il suo oro una spedizione atlantica su incerte piroghe, nella certezza che, prima di Colombo, ci fosse al margine di questa imponente massa d’acqua, una nuova terra da eplorare.
Pagherà con la vita questo desiderio di conoscenza, come narrato da Mansa Musa, suo successore, alla corte Mamelucca del Cairo di al Malik an Nasir al termine di un viaggio verso l’Egitto e la Mecca (1324) di migliaia di chilometri. La spedizione ebbe grande risonanza fin in Europa per la grande, favoleggiata, quantità di polvere d’oro (180 tonnellate) distribuita lungo il percorso e pose, nelle corti portoghesi e castigliane, il quesito di dove fosse l’origine di tale abbondante ricchezza.
Nel 1346 il portoghese Jaime Ferrer, a bordo di un “Uxer”, imbarcazione a remi e vele quadre, superò il capo Bajador ritenuto invalicabile fino ad all’ora, e discese la costa africana alla ricerca del “Rio de oro”. Successivamente tali spedizioni troveranno significativo contributo anche nell’ “Atlante Catalano” (1375) redatto da cartografi ebrei maiorchini e nei racconti di viaggio di Ibn Battuta.
L’Africa svelava la sua geografia segreta in modo sempre più dettagliato consentendo all’avidità degli europei di porre presidi commerciali sulla costa alla ricerca, inizialmente, dell’oro e successivamente di una ricchezza ben più remunerativa: gli schiavi.
E’ del 1482 la costruzione della fortezza di Elmina sulla costa dell’odierno Ghana, concordato con il capo Caramansa (Kwamena Ansa) e Diego di Azambuja emissario del re portoghese Giovanni II. Punto di partenza delle successive esplorazioni di Bartolomeo Diaz (1488 la via per l’oceano indiano) e Vasco da Gama (1498 India) finanziate con l’oro di Elmina, e che ampliarono le reti commerciali africane e indiane.
Grazie all’oro africano il Portogallo, trascurabile entità politica del XIV secolo divenne una delle potenze coloniali più prestigiose dell’epoca delle scoperte geografiche, sostendo la propria economia imperiale con il commercio degli schiavi, e contendendo militarmente alla Spagna e non solo il ruolo, di potenza marittima per diversi secoli.
Fabrizio Fattori
Nella foto il castello e la fortezza di Elmin in Ghana - Foto da DEPOSiTPHOTOS
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