La tragica storia della baleniera Essex
Ispirò Melville per il suo Moby Dick
Ispirò Melville per il suo Moby Dick
Dopo aver faticosamente doppiato Capo Horn con quella che si considerava allora una pesca quasi insignificante, George Pollard, il comandante della baleniera Essex di Nantucket, decise di spingersi al largo dell'Oceano Pacifico verso rotte inesplorate. L'inverno era alle porte e gli 800 barili di grasso di balena nella stiva della baleniera erano considerati troppo pochi.
La vedetta, finalmente, annunciò la vista di alcuni capodogli. Il comandante non aspettava altro: fece calare tre lance che si gettarono subito all'inseguimento del branco di balene entrate, in quel periodo, nella loro stagione degli amori. Un maschio enorme, preso subito di mira dagli uomini della Essex, capovolse una delle lance. Due uomini si salvarono, presi a bordo dalle altre imbarcazioni.
Fotogramma del film "In the hearth of the sea" di Ron Howard (Warner Bros)
In un momento di stasi il capodoglio si scagliò contro la stessa Essex. La nave, duramente colpita, non affondò subito e gli uomini sulle lance e sul ponte ebbero un momento d'indecisione che si rivelò fatale. L'enorme balena riemerse, colpendo di nuovo la nave già danneggiata dal precedente impatto. Quando la baleniera iniziò ad affondare, gli uomini rimasti sul ponte armarono le pompe, ma invano.
La Essex non colò a picco e ciò permise agli uomini dell'equipaggio di recuperare le gallette necessarie a 30 giorni di navigazione e alcune tartarughe che erano a bordo. Rimasero così in venti su tre lance baleniere. I naufraghi approdarono su un atollo, l'isola di Henderson, abitato da uccelli marini e con una vena di acqua. Decisero di ripartire, lasciando sul piccolo atollo tre naufraghi (i cui nomi erano Thomas Chappel, Seth Weeks e William Wright) in attesa di soccorsi. I tre saranno soccorsi più di un anno dopo, il 9 aprile 1821.
La baleniera Essex attaccata dal capodoglio in un antica stampa - Da www.altroquando.com
Nel Pacifico, oceano considerato calmo ma letale nelle vaste aree dove è di fatto impossibile ottenere cibo dal mare, le lance andarono alla deriva e gli uomini cominciarono a morire di sete e fame. Una delle lance con a bordo il secondo e 5 marinai scomparve in una notte di tempesta. Senza viveri, i marinai sulle altre lance si spinsero al cannibalismo dei compagni morti, ma presto anche questa fonte di cibo si esaurì. Della terraferma non vi era nessuna traccia, ed erano passati già 78 giorni dal naufragio.
A questo punto i marinai si persuasero che fosse rimasta loro un'unica risorsa: uccidere un compagno, estratto a sorte, e mangiarne il corpo. Tale pratica venne messa in atto pur con grandi rimorsi da parte di tutti, finché finalmente - a 350 miglia dalle coste del Cile - una nave salvò due sopravvissuti (il primo ufficiale Owen Chase ed un marinaio) e, dopo una settimana, un'altra nave avvistò la seconda scialuppa con a bordo il capitano Pollard ed un marinaio, i quali erano ridotti allo stremo.
Fotogramma del film "In the hearth of the sea" di Ron Howard (Warner Bros)
Il rimorso per il cannibalismo e il tragico sorteggio avrebbe segnato il resto della vita degli uomini sopravvissuti. Il capitano, alla ripresa di un comando, affondò nuovamente su un banco di scogli e si ritirò a Nantucket senza più navigare.
Il primo ufficiale Owen dopo alcuni anni prese il comando di altre navi e navigò per parecchie campagne di caccia alle balene, ma in vecchiaia fu dichiarato insano di mente. I marinai superstiti non navigarono più.
La storia pare abbia ispirato, almeno nella prima parte, Herman Melville per il suo
Moby Dick.
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