Il lago dentro il lago
di Francesca Carignani - Foto di Giovanni Rinaldi
di Francesca Carignani - Foto di Giovanni Rinaldi
La segnalazione mi arriva da Enrico: "Visto che sei lì, infilati nel golfo di Domvraina, dalle parti di Ormos Vathi, piccoli borghi, psarotaverne da urlo". E perché no? mettiamo un altro giorno qui, prima di passare il canale di Corinto così aspettiamo Max con cui stiamo facendo la staffetta dallo Ionio.
Approfondiamo, visto che l'area non ci è conosciuta. Fino all'Egeo siamo sprovvisti del "vero" portolano, quello di Capitan Elias edito della Eagle Ray: non abbiamo mai comprato quello delle Ionie perché amministrando la spesa a un volume per anno, quando era tempo di quel 4 volume, le conoscevamo già nei dettagli da consentirci questa taccagneria. Il 777 di Raffaello e Mario ho dimenticato di comprarlo per tempo. Resta l'Heikell a bordo, con cui non ho mai avuto un ottimo rapporto.
Il borgo di Agios Ioannou nel golfo di Domvraina
"Vediamo se c'è stato", mi dico. E concludo che c'è stato perché la descrizione sembra precisa: individuo il borgo di Ag. Ioannou come la mia meta dopo aver letto di "due ancoraggi possibili nel braccio NW su fondo di sabbia 5-10 metri, o in quello NE 6-10 metri".
Chissà dove è stato.... a 10 metri da riva il fondale è ancora di 20 metri, il golfetto non ha propriamente quelle che si possono definire due braccia, una devono avergliela amputata. È invece un profondo fiordo in cui dare fondo all'ancora è una strana ambizione. Facciamo per girare la prua, quando vediamo un uomo uscire di corsa dalla sua casa e indicarci un gavitello fatto di due taniche, facendoci segno che possiamo usarlo tranquillamente. E siamo nel mondo delle fiabe. Poco dopo di noi, arriva una bella barca in legno che dopo un po' di ripensamenti va a prendere l'altro gavitello più vicino alla riva.
Il vento è una brezza gentile, il cielo di quei colori da acquerello di Turner tipico delle giornate instabili, fa fresco, l'estate sembra lontana.
Alla taverna Psaropoula
Scendiamo a terra e facciamo il giro della casetta alla ricerca dell'insegna che ci confermi che si tratta di una taverna.
È ben nascosto e assolutamente non rivolto al mare, quel cartello "Taverna Psaropoula" , ma i 10 tavolini sotto il pergolato erano già il chiaro segno che non si trattava di una unità residenziale in cui vive una famiglia a cui piace mangiare su tanti tavoli separati.
"Certo che siamo aperti per cena, quando volete, siamo qui" e ci fa vedere il menù semplice, corredato da fotografie. Calamari, gamberi, sardine, polpi, sgombri affumicati. Di pesce bianco oggi niente, mi dice il gestore indicando il largo e scuotendo la testa. È lui, quello che ci aveva offerto il gavitello e ora si spiega tutto, secondo l'antica regola greca del "falli stare a loro agio e poi offrigli i tuoi servigi", quella ricetta di economia per cui, crisi o non crisi, almeno per mare, i Greci hanno già vinto.
Il fiordo di Ag. Ioannou
Scendono a terra anche gli austriaci del ketch di legno, da terra arriva un'intera famiglia greca colorata e allegramente rumorosa che sale su un barchino decisamente troppo piccolo per la quantità di persone e prende il largo per un bagno al tramonto dopo una giornata di lavoro e studi.
Mi siedo sulla panchina e guardo l'orizzonte chiuso dalle pareti del fiordo, salgo dieci metri sulla roccia e il guardo si apre fino a mostrare un nuovo orizzonte chiuso, quello di Domvraina. Dietro di esso c'è ne è un altro, un poco più ampio, quello del Golfo di Corinto.
Il mare è lago, dentro un lago, dentro un lago.
Un gioco di matrioske che rimbalza le luci, le ombre, i suoni e i colori. Un incastro unico e suggestivo dove il perdersi tra le terre esalta la sensazione di essere per mare.
Si fa sera e andiamo a cena. Noi, gli austriaci accanto e la famiglia greca tornata dalla gita.
Respiro l'aria familiare di tanti posti già visti, registrando l'unicum di questo singolo borgo. Con la stranezza data dalla meteo di confondere l'inizio stagione con il fine stagione, con la differenza che stavolta il giorno non finisce mai e quelle luci basse e quei colori rallentano e ritardano il loro spegnersi, quasi volessero fermarsi a cena anche loro.
Lo stretto tra Zoodokos e Daskalio (Alkionides) praticabile solo da nord
Il gestore è contento, mi indica i corpi morti e capisco che li ha messi da poco. Dice che domattina ne mette altri due. Io credo che debba tutto a Heikell, quest'uomo. Lo immagino aver visto ogni giorno barche arrivare fin quasi la riva con occhio speranzoso all'ecoscandaglio, naviganti fiduciosi alla ricerca di quel fondale di 5 metri su sabbia che lì non c'è mai stato. Poi li vede delusi voltare la prua altrove e allora guarda sua moglie e dice "Ma se gli mettiamo un paio di corpi morti? Vuoi vedere che si fermano? In fondo, che ci vuole? Domani ci mando Spiros dopo la scuola".
Non so se qui è accaduto così, magari questi corpi morti sono qui da decenni e io ho immaginato male (non chiedetelo ad Heikell, comunque) ma sono convinta che sia questo lo spirito commerciale dei Greci. Laddove tu ti fermi, loro ti costruiscono accoglienza intorno. Un eucalipto, un tavolino, 4 sedie e una tovaglia di carta. E visto che dove si mangia in 5 si mangia anche in 10, basta abbondare con le dosi e la cena familiare diventa una taverna.
Il monastero abbandonato a Nisos Zoodokos
Il giorno dopo usciamo dal terzo girone del lago e poi dal secondo ma sempre nel lago restiamo.
Siamo alle isole Alkionides, ancoraggio classico per chi si predispone a passare il canale di Corinto arrivando da Ovest. Sono 3 piccole isolette messe a triangolo tra loro, ci ancoriamo proprio sotto il monastero abbandonato di Zoodokos oggi occupato da una famiglia di gabbiani piuttosto rumorosa e determinata a non mollare l'alloggio.
Siamo davanti alla spiaggia con un piccolo convento, anch'esso abbandonato. Dietro la cappella del convento, due tombe, probabilmente degli ultimi monaci che sono stati lì. Ora il sito è in ristrutturazione: betoniere, sacchi di cemento, tubi innocenti poggiati lì, ma potrebbero essere lì da decenni.
Un piccolo convento sulla spiaggia di Zoodokos
Siamo soli, finché non ci raggiunge l'austriaco sul suo legno e un bellissimo sweden yacht 45 battente bandiera del principato di Monaco. C'è una quiete assoluta, preambolo coerente di ciò che troveremo domani nel canale di Corinto: nessuna attesa e solo 3 barche.
Sembra che abbiamo davanti una Grecia ancor più tranquilla del solito. Non ci dispiace, d'altra parte in fondo in fondo al cuore, vorremmo che fosse solo nostra.
Di Francesca Carignani - Foto di Giovanni Rinaldi
Tratto dal blog di Francesca Carignani P'aca' y P'alla'
Francesca è autrice del libro: ROTTA VERSO L'EGEO Edizioni Il Frangente
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