Il bottino della Westmorland
di Fabrizio Fattori

di Fabrizio Fattori
L’intesa attività piratesca, spesso ai margini di conflitti politici tra marinerie sovrane, ha generato grandi quantità di tesori passati, misteriosamente, dalle mani di trafficanti piò o meno legittimati, e tutto ciò con varie intensità nel corso dei secoli.
Si apre a breve a Rimini una mostra: “I disegni predati della Westmorland” che offre lo spunto per approfondire, attraverso l’indagine di quell’evento predatorio, non solo la varietà del carico oggetto di traffici, ma anche la dimensione culturale di quel fenomeno definito “Grand tour” che vedeva le elites europee terminare in Italia quel viaggio di formazione ed avventura.
La Westmorland una fregata di 26 cannoni al comando di Willis Machell salpò nel gennaio 1779 da Livorno, porto franco del Granducato di Toscana, con destinazione Londra avendo per carico quello che oggi potremmo definire un insieme di souvenir collezionati da nobili inglesi al termine del loro viaggio in Italia.
La nave divenne facile preda di guerra dei francesi, all’epoca in conflitto per le colonie americane in cerca di indipendenza e dirottata nel porto spagnolo di Malaga dove il variegato carico venne minuziosamente inventariato per una rapida vendita.
Dai documenti di viaggio si evidenziarono statue di marmo di epoca romana, opere d’arte tra dipinti e stampe di noti artisti italiani o operanti in Italia, specie paesaggi o ritratti, un violoncello, cospicue quantità di carta bianca, balle di canapa e seta, manna, barili di acciughe, olio, forme di parmigiano e un fucile di recente costruzione, oltre a bulbi di fiori, mobili, libri e spartiti musicali.
Sulla Westmorland navigava anche in gran segreto un contenitore di marmo di Siena destinato dal Papa Pio VI a Lord Arundell per la sua cappella privata, contenente, come di seguito appurato reliquie di San Clemente.
Il grande valore del carico, specialmente nelle componenti artistiche, attrasse l’interesse di Carlo di Borbone Re di Spagna che se ne assicurò la proprietà destinandolo alla “Reale Accademia di San Fernando”.
Questa pagina storica ci rimanda, in tutti i suoi più particolari aspetti, alla pratica dei viaggi di istruzione cui i rampolli delle elites europee venivano sottoposti come obbligatorio completamento della loro educazione quale futura classe dirigente. In questo itinerario formativo le bellezze e la cultura italiana avevano un ruolo predominante confermandosi così al centro di questa esperienza.
E’ facile immaginare che di quella colta partecipazione esperienziale oggi non è rimasto più niente, anche se il positivo ampiamento dei numeri dei viaggiatori può solo parzialmente mitigare la cialtroneria turistica dei nostri giorni.
Fabrizio Fattori
In copertina una nave dell'epoca @Copyright https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Francis_Holman_(1729-1784)_-_A_Merchant_Ship,_c.1762_-_BHC1060_-_Royal_Museums_Greenwich.jpg
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