Haiti, ile à la Vache, un paradiso con un lato oscuro
di Luigi Ottogalli
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di Luigi Ottogalli
Una scheggia della montuosa Haiti staccatosi dalla costa Sud-Ovest, lontana dalle tante difficoltà della martoriata Port au Prince, l'Ile à la Vache, è una sorta di oasi, quasi un piccolo paradiso tropicale, come ormai non se ne vedono più in questi Caraibi turisticizzati e massificati!
"Ile à la Vache", perchè gli spagnoli la utilizzarono come allevamento di bovini per rifornire i galeoni diretti in Europa, ma vi è anche un baia che si chiama Port Morgan, perchè veniva utilizzata come rifugio dal famoso corsaro.
Una quieta laguna segreta con una passe invisibile dal largo, in cui il Jonathan ha gettato la sua ancora dopo aver attraversato in diagonale, da Curacao, tutto l'agitato Mare Caraibico.
La prima impressione è stata magica: acque immobili, verdi palmeti, pescatori che incrociavano sicuri sulle loro canoe a vela, un piccolo villaggio di casupole sparse nella foresta. Tutto questo subito ci à ha restituito le medesime sensazioni di pace e tranquillità vissute anni prima nel Delta del Casamance.
Anche i pescatori ed i ragazzini che hanno abbordato il Jonathan quando ancora l'ancora non aveva morso il fondo, cii hanno ricordato incontri simili avuti in Africa.
Povertà, assenza totale delle minime infrastrutture, epidemia di colera, hanno fatto si che il quadro sia passato presto da idilliaco a drammatico.Ma è stata solo una prima superficiale impressione, subito ci siamo accorti che qui le condizioni di vita erano ben più dure che in Africa!
E' stata una processione ininterrotta di questuanti che proponevano piccoli ed inutili servizi, e chiedevano di tutto: da un aiuto economico per pagarsi il passaggio per portare il figlio malato in ospedale, alle scarpe per poter andare a scuola - nel villaggio vi è una scuola, ma è pagante e non vi si può andare a piedi nudi! -ad un qualsiasi pezzo di stoffa per confezionare una vela, all'aiuto per smontare le candele di un decrepito motore fb. - alcuni hanno un vecchio motore, ma nessuno ha utensili per la manutenzione.
Noi ci eravamo in parte preparati ed avevamo portato saponette disinfettanti, e detersivi - molto utili per la prevenzione del colera e qui completamente mancanti - che d'apprima abbiamo distribuito "ad personam" e dopo, in modo più organico tramite un'associazione di giovani del luogo.
Poi biscotti, dolciumi e matite da dare all'ininterrotta processione di bambini che venivano sotto bordo, alcuni non sapevano neppure cosa chiedere, si limitavano ad un "quelque chose...".
Abbiamo anche aiutato gli equipaggi di tre barche francesi, conosciuti a Curacao, che dovevano portare aiuti umanitari della neonata associazione S.O.S. HAITI, all'orfanatrofio creato e gestito con drammatica passione e fatica dalla minuscola Suor Flora. Una sorta di Madre Teresa di Calcutta, che da anni, attraverso enormi difficoltà, raccoglie, nutre e cura centinaia di bambini abbandonati, molti affetti da gravi malattie sia psichiche che fisiche.
La visita all'orfanatrofio (vedi video) è stata toccante e ci ha fatto pensare a quanto di inutile e superfluo noi abbiamo ed a come spesso sprechiamo futilmente il nostro tempo.
Credo che i nostri giovani, che hanno tutto, dovrebbero vedere e conoscere queste realtà, per capire quanto sono fortunati, e forse per chiedere, ogni tanto, di meno ed accontentarsi di più!
L'assenza di infrastrutture è uno dei maggiori problemi dell'isola: evidentemente non vi è energia elettrica, non vi sono strade, ma solo sentieri nella giungla, niente acqua potabile, solo pozzi artesiani d'acqua salmastra, nessuna latrina. La penuria d'acqua assieme lalla mancanza di latrine e di sapone sono le principali cause della diffusione del colera, ma sul punto più alto dell'isola svetta orgogliosa l'antenna di Digitel, mancheranno le più basilari infrastrutture, ma la copertura cellulare è garantita a tutti!
Sull'isola è anche presente un moderno resort, il Puerto Morgan Hotel, ben inserito nell'ambiente e dotato di eccellenti strutture.
L'albergo è normalmente frequentato da una clientela che preferisce un luogo appartato, distante dal clangore dei soliti villaggi turistici, per vacanze di relax e contatto con la natura.
Naturalmente il terremoto, e poi l'epidemia di colera, hanno allontanato la clientela di turisti, unici attuali frequentatori degli operatori umanitari, che vengono qui a riprendersi dopo le fatiche dell'inferno di Port au Prince, o il duro lavoro all'orfanatrofio di Suor Flora.
Noi abbiamo ricevuto una calorosa accoglienza dalla simpatica coppia di gestori - francesi- che ci hanno aiutato a comprendere la realtà dell'isola.
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