Fake news un ''Affare'' antico
di Fabrizio Fattori
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di Fabrizio Fattori
L’accelerazione che la diffusione di notizie ha subito grazie alla capacità di amplificazione degli utenti dei social media che attraverso il meccanismo della condivisione diffondono nei più remoti angoli del pianeta notizie ed informazioni, è enorme.
Se a questo si aggiunge che spesso condividere non significa approfondire la fondatezza di una notizia che solo per essere presente in rete è ritenuta da alcuni, certo privi dei filtri adeguati, verità assoluta, ha prodotto negli ultimi tempi il fenomeno delle “notizie false” che assume preoccupante rilevanza nuocendo all’affidabilità del sistema.
E’ interessante riscontrare storicamente questo fenomeno che alla luce di successive conoscenze ha smentito “fantasie” e falsità diffuse ingenuamente dai viaggiatori di tutti i secoli. Malgrado questo la differenza enorme tra queste due realtà è proprio costituita dalla tipologia di “fede” dei diffusori che oggi, come ormai appurato, diffondono in “mala fede” falsità con fini di vera manipolazione delle scelte sia in ambito politico sia in ambito di mercato plasmando idee e convinzioni prive dell’adeguato livello di consapevolezza.
Nel passato diari di viaggio, lettere, resoconti ufficiali, documenti diplomatici, producevano una gran quantità di notizie alcune delle quali decisamente incredibili, ma tutte caratterizzate dall’ ingenuità e dalla “buona fede” dovute alle scarse conoscenze. Anche se anche a quei tempi non mancavano falsità diffuse ad arte affidate alle sofisticate arti della diplomazia segreta, magari per condizionare l’esito di una guerra o l’esclusività di redditizie attività commerciali.
Il medioevo è forse il periodo più intenso di questi resoconti fantasiosi grazie ai numerosi pellegrinaggi, alla necessità di trovare nuovi mercati e nuove mercanzie, alla scoperta di nuove terre, a scopi militari o semplicemente per aristotelico bisogno di conoscere.
Un esempio tra i tanti riguarda il regno del “Prete Gianni” che introno al XII secolo si affermò come luogo di indicibili ricchezze e meraviglie, tutte basate su “veritieri” resoconti di affidabilissime persone. L’esistenza di tale regno, gravitante nelle aree sub sahariane etiopiche (almeno per alcuni), con tutta la sua panoplia di mostri, uomini volanti, antropofagi, cinocefali, grifoni e altro perdurò nell’immaginario collettivo come assoluta verità per parecchio tempo fino al XV secolo per poi sfumare completamente grazie alle attente valutazioni di una nuova generazione di storici e viaggiatori.
I tempi lunghi richiesti per sfatare quelle fantasie erano coerenti con i tempi ma oggi è la stessa rete ad offrire gli strumenti di verifica di una notizia falsa e con la rapidità tipica della rete stessa.
Verificare, ad esempio, le immagini che accompagnano una notizia è già un buon sistema per comprenderne la veridicità. Così come verificare i nomi e i dati riportatati o come comprenderne la fonte attraverso siti specifici o direttamente sui “social”. Applicare, inoltre, il filtro della emotività: se una notizia suscita sentimenti estremi, positivi o negativi, è probabilmente falsa.
Queste sono operazioni che richiedono pochi minuti ma che paradossalmente, in una società sempre più accelerata, molti non dedicano alla verifica della verità limitandosi a condividerla “tout court”, magari in preda a forti emozioni ed irrazionalità e rendendosi complici di un imbarbarimento del sistema.
Fabrizio Fattori
Foto di copertina: Il regno del Prete Gianni - Marco Polo, Le Livre des merveilles (Il Milione), Ms. Français 2810, Bibliothèque nationale de France, 29v
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