C'è un giorno preciso in cui, ogni anno nel marina di Cala Galera, arriva la primavera. E non ha nulla a che vedere con la burocrazia di un calendario.
È, invece, quel giorno particolare, in cui entrano in porto le rondini.
C'è il sole e tutto sembra uguale a sempre quando, all'improvviso, festose e irruente come una scolaresca al suono della campanella d'uscita, ecco arrivare in porto le rondini.
È un veloce raid che suona più bello, più naturale e più allegro di un plotone di frecce tricolori, quello che passa sotto i tendoni del gazebo davanti agli esercizi commerciali.
In sottofondo, voci umane, sempre le stesse ormai familiari per me, sussurrano con la stessa sorpresa: "E' primavera".
Qualche volta ne arriva una sola, in avanscoperta, a dare un'occhiata per controllare se è tutto a posto, se è rimasto tutto com'era. E poi segue il gruppo.
Altre volte, più fiduciose, arrivano in massa, sicure che nulla possa cambiare. Ma forse è una mia impressione e dipende solo dal fatto che la prima rondine è stata più schiva e non si è fatta notare.
Sono abitudinarie, le rondini. Qualsiasi essere libero è, in fin dei conti, abitudinario.
Si sentono a casa, le rondini a Cala Galera.
"Casa" nell'accezione che danno al termine gli uccelli migratori e gli uomini liberi. E i viaggiatori. Quella casa che ha la sua sicurezza nella provvisorietà, nella meraviglia del temporaneo.
A Cala Galera, tutti amano le rondini. Come si fa a non amare un essere che porta tanta allegria? Ma c'è anche un significato meno romantico dietro questa nobile attitudine.
L'arrivo delle rondini è un segnale inequivocabile del fatto che l'inverno è finito. La stagione grigio piombo delle sciroccate violente e della nube di vapor acqueo che incombe dalla montagna è ormai alle spalle.
I box del porto levano il cancelletto di ingresso che impedisce all'alta marea di entrare all'interno e far danni, anche se ai proprietari di quei box resterà addosso per settimane quel gesto spontaneo del passo pronunciato per scavalcarlo. Quel passo buffo che un po' li fa somigliare alle cicogne…. Sarà per questo che arrivano le rondini?
Qualcuno tira fuori quattro sedie e un tavolino, le vetrine dei due negozi di abbigliamento si colorano di nuovi vestiti. Spariscono i cartelli "Torno subito"dalle porte e tutto il marina è un risuonare di voci, movimenti, richiami e risate. Tornano le rondini, tornano i clienti.
Ermanno dà una mano di vernice al casotto del Bilbo bar e incastra sedie e tavolini in tutto lo spazio che ha a disposizione. Tornano le rondini, tornano i clienti e da Ermanno arrivano gli asparagi selvatici e se sei fortunato anche le telline. Il suo ristorante - che ha i sapori più buoni del mondo perché sono sapori di casa - all'ora di pranzo è un caleidoscopio di colori, genti, allegria e progetti.
Sui moli, i posti barca vuoti diminuiscono a vista d'occhio, ogni ora un varo. Le barche che hanno svernato in acqua e son state semi abbandonate da armatori troppo impegnati a lavorare e a sciare, riprendono vita: tambucci si aprono, passerelle si abbassano.
Sui moli, rumori di trapano e di acqua a lavare. I meno pigri tirano fuori la pasta e lucidano gli acciai. Io li guardo fingendo di aver fatto questo tutto l'inverno, mentre anche se ero quasi sempre lì, ero lì solo a scrivere e poltrire. Il campionato invernale è finito e gli armatori di barche da regata sostituiscono le attrezzature, imbarcano di nuovo àncora, catena e suppellettili, mettono su i vestiti da crociera, piegano e mettono via le vele tecniche.
Si accendono motori per farli girare un po' e attenti che non ci sia il sub in acqua a pulire qualche carena dai denti di cane.
Tornano le rondini, tornano sempre.
Anche se qualche anno fa ci fu il rischio di un incidente diplomatico che, nonostante il nobile intento, avrebbe potuto segnare per sempre la fine di questo passaggio.
Quando arrivò la prima famiglia di rondini, quell'anno a Cala Galera, si aspettava con trepidazione la reazione dei pennuti quando avessero scoperto che gli era stata costruita una casa. Gli umani avevano compiuto una microscopica speculazione edilizia che non avrebbe richiesto condono: imitando la forma del nido che le rondini si costruiscono ogni anno con paziente e meticolosa attività, raccogliendo uno per uno aghi di pino, il marina aveva fatto allestire, sotto i gazebo, delle piccole nicchie in cemento, in modo da evitare loro lo sforzo e regolamentare, in qualche modo, la situazione abitativa.
Mamma rondine non apprezzò affatto. Si girò verso papà rondine, incrociò le ali e disse "Che è sta novità, Ciro?".
Il sorriso si spezzo sul becco di Ciro. Per un attimo aveva sperato di risparmiarsi la fatica di raccogliere per giorni e giorni aghi di pino. Al solo vedere le alucce incrociate di mamma rondine, cadde ogni illusione e sorse immediata la necessità di spiegare che non era stato lui l'artefice di tutto questo.
"Non ne so nulla, Dora, è stato fatto a mia insaputa" rispose Ciro usando l'alibi di scajolana memoria.
Provò a convincerla facendo leva sulla struttura antisismica dei nidi avvenieristici e sulla capacità del cemento di mantenere il calore e isolare dall'umidità. Ma non ci fu nulla da fare. Lei fu irremovibile.
E così tutte le mamme rondini. Dopo un brevissimo consulto, il gruppo di pennuti decise di ignorare i nuovi nidi e ne costruirono altri, di tipo tradizionale, che allestirono proprio accanto a ogni versione moderna.
Mamma rondine sapeva ciò che faceva. Conosceva il pericolo delle comodità che non nascono dalla fatica. Sapeva bene che se non ti costruisci il nido da solo, anche una volta sola, poi non sarai più in grado di farlo. E non è sempre Cala Galera, questo mondo.
Ma soprattutto mamma rondine sa che la casa non è cemento, son le persone… ops, i pennuti. E che nella vita di un nomade la casa è ovunque e ogni luogo è solo un punto di passaggio, tutt'al più di riferimento.
Felice di aver vinto ancora una volta, Dora rimise a posto le ali e, mentre il suo Ciro andava a raccogliere il primo ago di pino, la si sentiva cinguettare una melodia che a noi umani arriva tradotta così: "Perché continuano a costruire le case / e non lasciano l'erba / non lasciano l'erba / non lasciano l'erba….."
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