Lo spinning in mare è una disciplina relativamente recente ma che sta riscuotendo un crescente successo e sempre più numerosi sono gli appassionati che vi si dedicano. Il successo dello spinning è dovuto alle sensazioni uniche che questa pesca può dare.
Uno degli ambienti più indicati per questa pesca è la foce dei fiumi, logico quindi che proprio la foce del nostro Tevere sia considerato un hot spot tra i più validi del Mediterraneo. Spigole, lecce e serra saranno le specie da noi ricercate.
L’azione di pesca viene esercitata da riva o, preferibilmente, dalla barca.
Per le spigole sonderemo l’immediato sottocosta dell’ultimo tratto di fiume prima della foce e tutta la costa adiacente. La massima attenzione andrà riposta nell’osservazione dell'acqua per individuare quei punti dove il flusso della corrente viene interrotto da ostacoli sommersi e che possono creare delle zone che facilitino gli agguati delle spigole in caccia. Teniamo presente che le spigole possono nuotare anche in un palmo d’acqua.
L’attrezzatura impiegata è composta da una canna leggera e sensibile, in grado di trasmettere ogni movimento che imprimeremo al nostro artificiale mediante i piccoli movimenti di polso durante l’azione di recupero. Il recupero sarà relativamente lento.
Si possono utilizzare artificiali di dimensioni contenute, sia di superficie che affondanti: popper, wolking the dog, minnows, cucchiaini, jig, pesci e vermoni siliconici.
La reazione di una spigola non è mai particolarmente incisiva ma teniamo conto che nel Tevere spesso le spigole superano i 2 o 3 chili e non rare sono quelle di 5 o 6 e anche più.
Tutta la zona di confine tra l'acqua salata del mare e quella dolce del fiume è buona per le spigole ma anche per i serra e le leccce. Se le prime possono risalire il Tevere per chilometri, i serra e le lecce lo fanno comunque per alcune centinaia di metri.
I serra possono stazionare e pochi metri dalla riva in due metri di fondo come anche abbastanza distante, su fondali maggiori. L’uso della barca diventa quindi molto utile per una continua azione di ricerca del pesce. Dovremo essere in grado di compiere dei veloci spostamenti dettati dall’osservazione di tutti quei segnali che ci possono indicare la presenza di prede. Con un po di pratica si è in grado di riconoscere la cacciata di un serra anche a decine di metri di distanza. In alcuni casi è invece il volo dei gabbiani a tradire la presenza dei predatori.
Insidieremo questi pesci con attrezzature di media pesantezza e artificiali di generose dimensioni. Da privilegiare i popper, i wolking the dog, i minnow ad azione floating, da recuperare velocemente e sempre in modo irregolare. Spesso assisteremo a spettacolari inseguimenti ed attacchi a vuoto.
Se saremo bravi e fortunati saremo ripagati dai salti spettacolari di un bel serra che non si vuole arrendere e che spesso si guadagna la libertà slamandosi all’ennesima piroetta a pelo d’acqua. Con questa tecnica si prendono in genere pesci di un paio di chili di media ma di tanto in tanto anche pesci di 6 o 7. Frequenti saranno i “cappotti” ma nelle giornate e nei momenti giusti le catture si ripeteranno con una frequenza sorprendente. Dovremo essere bravi a sfruttare i momenti di attività dei pesci e a non perdere il contatto col branco.
Se gli esemplari piccoli possono essere "volati" in barca senza tanti complimenti, per quelli grossi è meglio ricorrere al guadino o ad un piccolo raffio.
La leccia è il peso massimo della foce e deve essere affrontata con l’attrezzatura adeguata. Tutto sarà in formato maxi, dalla canna, al mulinello, agli artificiali. Useremo soprattutto grossi popper, armati con ancorette di generose dimensioni. I recuperi saranno di regola ancora più veloci ma sempre molto movimentati ed intervallati con azioni di stop -and-go.
Anche in questo caso la pesca avviene spesso “a vista”, andando in cerca delle sciate lasciate in superficie dai pescioni a caccia di cefali o di aguglie.
Gli inseguimenti saranno al cardiopalma, col pesce che “annusa” il nostro artificiale fino anche a non più di un paio di metri dalla barca per poi allontanarsi con una possente scodata che crea un gorgo nell’acqua. Altre volte però ci sarà l’attacco e noi ci ritroveremo con la canna tutta piegata, la lenza che esce dal mulinello pur avendo stretto tantissimo la frizione ed un pesce, magari di 20 chili, dall’altra parte della lenza che tira a più non posso.
La conclusione del combattimento è da affidare ad un buon colpo di raffio.
Sono emozioni che non si dimenticano tanto facilmente.
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