Anno nuovo, vita nuova. Però sul fronte pesca questo non porta grossi cambiamenti in positivo, anzi, il peggioramento è vistoso. Ormai siamo in pieno inverno, le mareggiate si susseguono senza sosta, allo stesso ritmo delle perturbazioni che portano tanta pioggia e un po’ di neve sulle colline. In queste situazioni andare per mare diventa davvero difficile a meno che un pò di alta pressione si stabilizzi sulla nostra penisola, formando un argine e facendo scivolare i fronti del maltempo oltre l'arco alpino. Non saranno situazioni di lungo termine ma offriranno qualche giorno di calma da sfruttare per la pesca.
Per gli irriducibili che non si rassegnano a considerare conclusa la stagione per dedicarsi solo alla manutenzione di barca e attrezzature qualche possibilità ancora c’è. Certo che si tratta di strappare al generale inverno al più poche giornate o forse poche ore da dedicare al nostro hobby. Difficilmente troveremo il mare calmo, anche in assenza di vento spesso ci sarà un mare di scaduta con onde lunghe. Difficilmente la giornata sarà calda, nelle migliori delle ipotesi il sole riuscirà a trasformare una mattinata gelida in un pomeriggio tiepido. Prendere tanti pesci, a parte i fragolini, sarà difficile ma potremo prendere qualche bel pezzo, tanto per non tornare sempre a casa a mani vuote. Visto quello che ci aspetta nei prossimi mesi, però, qualcuno troverà che ne vale sempre la pena. Noi siamo tra quelli
Traina col vivo
Nell’immediato sottocosta, sparite ormai del tutto le lecce e ridotti di consistenza i serra, possiamo anche considerare conclusa la stagione. Per qualche mese conviene dedicarsi a tecniche di pesca diverse. Ci sono le spigole ma con queste di solito la scelta ricade sugli artificiali.
Diversamente, la traina col vivo a fondo, sulle secche e sulle zone rocciose, può ancora regalarci belle catture di dentici e ricciole. In questo periodo la difficoltà maggiore consiste nel reperimento dell’esca. La traina costiera con le piumette o le matassine non offre, in genere, le sufficenti garanzie di cattura. E’ pertanto con altre tecniche che cercheremo di approvvigionarci di esche. Il bolentino, in primis, coi sabiki o con esche naturali, per catturare sugarelli e pagelli fragolini. Poi ci sono i gamberoni artificiali, da trainare o usare in scarroccio, alla ricerca di seppie e calamari. Proprio questi ultimi sono i migliori, però richiedono pescate notturne che effettuate in questo periodo sono davvero impegnative.
Nella nostra zona, l’unico luogo che si presta a questa pesca è la secca di Tor Paterno. Negli ultimi anni, invero, la pescosità di quest’area, un tempo famosa soprattutto per i dentici, si è ridotta parecchio. Speriamo che presto ritrovi un po’ dell’antica pescosità.
Per chi, invece, ha la fortuna di potersi spostare barca al seguito, oppure fa base in altre marinerie, nella nostra regione potrà avere molte più opportunità nelle acque delle Isole Pontine, del Circeo, di Anzio, di Santa Marinella e di Civitavecchia.
Vertical jigging
Nelle zone frequentate da dentici e ricciole può regalare qualche bel pezzo da 90. E' anche possibile incontrare i branchi di ricciolette, che sarebbe bene rilasciare, e non si può escludere l'incontro con un'ultima lampuga o una palamita.
Si possono anche cercare fragolini, tanute e altri grufolatori con jig piccoli, inchiku e kabura.
Traina con gli artificiali
Le nostre attenzioni saranno interamente dedicate alle spigole, da pescare sottocosta. Si possono pescare molto vicino alla linea della costa, su fondali di tre o quattro metri al massimo, con artificiali che lavorino in superficie o immediatamente sotto. Tutta la zona delle due foci del Tevere, come pure le barriere a protezione della spiaggia tra il porto nuovo di Ostia ed il Canale dei Pescatori, nonché a Nord tutta la costa di Focene, si prestano a questa pesca di superficie. La secca di terra di Tor Paterno e le piramidi artificiali poste difronte a Fregene, invece, richiedono una traina più a fondo. Ideale è l’uso di lenze dall’affondamento lineare quali il dacron piombato ed il monel. In alternativa, si può affondare le nostre esche anche con gli altri metodi conosciuti.
La conoscenza dei posti in questa pesca gioca un ruolo fondamentale. Se si deve effettuare una pesca di ricerca, allora si va in contro al rischio di percorrere miglia e miglia di mare vanamente. Nel caso, partire dalle foci dei corsi d'acqua, anche di piccola portata, da zone con manufatti, da ostacoli sommersi e relitti, da zone di roccia.
Trainare più al largo, in questa stagione, richiede spesso l’uso di imbarcazioni un po’ più grandi. Nelle giornate più belle, però, anche con barche piccole potremo spingerci un po’ più in là, alla ricerca soprattutto di palamite che in inverno andranno cercate, di solito, un po’ affondate. Priviligeremo quindi i minnow alle piume e ricorreremo anche a qualche mezzo di affondamento delle nostre esche.
Drifting
Sebbene molti degli equipaggi che pescano abitualmente a drifting ritengano ormai conclusa la stagione, qualche bel tonno rosso è ancora in giro, quindi a portata delle nostre lenze. I tonni in genere in questo periodo stazionano un po’ più al largo, su fondali di almeno 100-120 metri. Le zone dove cercarli partendo da Ostia-Fiumicino sono sempre le stesse: a largo delle Secche di Tor Paterno; nella zona dove c’era il correntometro; fuori dalle “bettoline”.
Ricordiamoci che il tonno rosso in questo periodo non può essere trattenuto. Rilasciamolo perciò, senza indugio, in caso di cattura.
Light Drifting
Impostare una battuta di pesca su questa tecnica, in questo periodo, appare un po’ un azzardo. Più spesso viene praticata contemporaneamente al bolentino o al drifting pesante. I pesci che con maggior probabilità risaliranno la nostra scia di pastura sono i tonnetti che in questo periodo hanno raggiunto la taglia di circa tre chili, abbondantemente sotto la misura minima di legge e dunque da rilasciare. Talvolta, però, la fortuna premierà la nostra audacia con qualche bella lampuga o qualche palamita. Non mancano i sugarelli.
Spinning costiero
In foce serra e lecce no ci sono più, o quasi. Sarà allora la spigola l’oggetto del desiderio del pescatore a spinning. Le zone interessanti sono le stesse già descritte quando parlavamo di traina. Aggiungiamo che pescando da terra avremo la possibilità di sfruttare le scadute delle mareggiate, vale a dire le condizioni nelle quali è più frequente effettuare qualche bella cattura.
Spinning in mare aperto
Le speranze di incontrare qualche bella mangianza sono ridotte al lumicino. Col freddo l’attività dei predatori si svolge prevalentemente in acque profonde ed è raro che palamite e lampughe risalgano a tiro di canna. Più frequentemente potremo trovare in attività superficiale i sugarelli. Siccome però tenere in barca una canna da spinning e una manciata di artificiali costa poco…
Bolentino
E’ questa la pesca dell’inverno. La tecnica alla quale si dedicano la maggior parte degli equipaggi dai primi freddi fino a primavera inoltrata. E’ una pesca che magari non offre grandi emozioni per via della taglia ridotta delle prede, però è indubbio che in questo periodo è l’unica che offre garanzie di catture in buon numero. Il pagello fragolino è la preda più ricercata. Altre specie, tanute in primis, vengono catturate occasionalmente e possono costituire altrettante gradite sorprese. Gamberetti, striscette di seppia o calamaro, pezzetti di sarda e vermi di mare saranno le esche da preferire.
Altre tecniche
Le seppie sottocosta non sono più tanto numerose ma quelle poche saranno tutte di buona taglia. Dovremo cercare di sfruttare le rare giornate di mare calmo e di acqua limpida. Si pesca in zona sabbiosa, su profondità maggiori che in autunno, spingendoci anche oltre i 15-18 metri. Ottima la zona tra Ostia e Torvaianica.
Ottimo periodo per la pesca dei polpi, da cercare dal bagnasciuga in fuori, entro i 10-12 metri di profondità, tra le roccette di Palo Laziale o delle "secchitelle" di Tor Paterno. Valide anche tutte le zone portuali e rocciose delle coste della nostra regione. La taglia media è un pò sotto il chilo ma non mancano quelli di 3-4 chili.
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