Una delle tecniche più diffuse per la cattura di questo ricercato mollusco è quella praticata dalla barca, sia con esche naturali che artificiali e consiste nel calare l’esca da una imbarcazione e nel trainarla lentamente sul filo della corrente.
La Seppia (Sepia officinalis) è un mollusco cefalopode, diffusissimo nel Mediterraneo, che frequenta comunemente fondali rocciosi misti a sabbia o fango.
Vive da pochi metri d’acqua fino a oltre 150 metri di profondità. Può raggiungere i 40 centimetri di lunghezza per 2 chilogrammi di peso. Come il polpo, la seppia ha quale arma di difesa un inchiostro che libera in acqua per coprirsi la fuga. Si nutre prevalentemente di piccoli crostacei e molluschi, non disdegnando i pesci morti.
Questa tecnica viene di solito praticata all’esterno delle dighe frangiflutti, l’esterno dei porti, su fondali misti di roccia e sabbia, le foci dei fiumi. La stagione di pesca va dalla fine dell’estate agli inizi della primavera, con la sua massima attività nei mesi invernali. Gli orari più attivi sono quelli notturni, quando le seppie sono solite alimentarsi. Sono possibili catture anche all’alba o al tramonto e in qualunque ora della giornata, in presenza di cielo coperto ed anche in acque velate.
Per questo tipo di pesca può andare bene una qualsiasi imbarcazione a remi o a motore, che sia sufficientemente stabile. E’ poi necessaria una canna tipo bolentino, con azione da 80/100 grammi, munita di un mulinello proporzionato caricato con un buon monofilo 0,30. Tradizionalmente si può utilizzare la classica lenza a mano, costituita da circa 100 metri di 0,60 a cui si collegherà poi il finale.Saranno necessari piombi di diverso peso, girelle e minuteria. Completa l’attrezzatura necessaria, un guadino a maglia stretta per il salpaggio delle prede.
Utilizzando esche naturali la scelta cadrà su pesci di piccola taglia morti, come la Sarda, la Boga e il piccolo Sugarello. Per l’innesco si possono utilizzare le gabbiette metalliche munite della corona di aghi o, meglio ancora, con la sola asta d’acciaio munito anch’essa della corona di aghi, in cui viene infilata l’esca partendo dalla bocca fino alla coda, dove sarà legato il terminale.
Ultimamente molti pescatori stanno impiegando con eguali risultati le esche artificiali, costituite principalmente da imitazioni molto fantasiose del gambero, tutti muniti da doppia corona di aghi. Di solito questi artificiali sono piombati e diversamente colorati ed è bene averne una discreta varietà in modo da poterne alternare alcuni, prima di identificare quello che meglio rende in quel particolare momento della giornata, relativamente alla luce ed alla trasparenza dell’acqua.
Cambiare spesso l’artificiale, durante la battuta di pesca, consentirà di individuare quale colore o tipo di inganno si manifesterà più attrattivo per la pesca. Per le seppie, si utilizzeranno preferibilmente gli artificiali lisci, e non quelli rivestiti di tessuto, perché nel recupero scivolano con maggior facilità e portano la seppia sulle corone di aghi, ferrandola.
La montatura a piombo scorrevole che prevede l’impiego di un piombo scorrevole, del tipo a uovo, di peso adatto a mantenere in pesca l’esca, montato direttamente sulla lenza madre e fermato dalla girella, protetta da un tubicino di plastica. A questa girella viene fissato il terminale, formato da uno spezzone di monofilo dello 0,25/0,30 a cui verrà legato l’artificiale.
Nel caso di esche naturali, se la corrente non è troppo forte, si può pescare anche senza piombo, adottando la stessa montatura vista per gli artificiali, dato che l’esca è sufficientemente pesante. Con corrente veloce, è necessario usare un piombo adeguato montato alla stessa maniera. L’uso di questa montatura è da consigliare su fondali sabbiosi o fangosi, mentre su settori misti, potrebbe incagliarsi con facilità.
La montatura a piombo terminale, prevede invece l’impiego di un piombo fisso terminale, tipo bolentino, di peso adeguato a mantenere le esche sul fondo, montato su di uno spezzone di monofilo dello 0,30 lungo una decina di centimetri al quale bisognerà legare una girella che collegherà un altro spezzone di filo dello 0,35 lungo circa un metro. Su questa lenza si potranno montare due braccioli, lunghi rispettivamente 50 e 30 centimetri.
Questi braccioli porteranno le esche artificiali che potranno essere identiche oppure diverse per dimensione e colore. Questa montatura lavora benissimo su fondali misti, in quanto le possibilità di incaglio diminuiscono.
Una volta individuata la zona di pesca si cala la lenza con l’esca scelta e ci si lascia scarrocciare dalla corrente; se si va troppo velocemente è consigliabile rallentare l’imbarcazione con un’ancora galleggiante. In base alla corrente va scelta anche la piombatura più adatta che deve permettere all’esca di lavorare vicinissima al fondo. A questo punto, è indispensabile muovere ripetutamente la canna, in modo da imprimere all’esca un adescante su e giù, al fine da attirare all’allamate le seppie.
Quando si avverte un maggior peso e resistenza a questo su e giù, ciò sarà il segnale della preda che si è allamata ed è quindi il momento di iniziare il recupero, per portare la seppia a tiro di guadino.
Conviene ricordare che gli aghi non sono muniti di ardiglione e quindi non offrono molte garanzia di tenuta. Appena la seppia sarà nei pressi della barca, un colpo di guadino metterà fine alla lotta. Con le stesse attrezzature ed esche sarà possibile anche la cattura sporadica di totani e calamari.
Questa tecnica viene di solito praticata all’esterno delle dighe frangiflutti, all’esterno dei porti, su fondali misti di roccia e sabbia, e alle foci dei fiumi. La stagione di pesca va dalla fine dell’estate agli inizi della primavera, con la massima attività nei mesi invernali. Gli orari più attivi sono quelli notturni, quando le seppie sono solite alimentarsi. Sono possibili catture anche all’alba o al tramonto e durante le ore della giornata, in presenza di cielo coperto e acque velate.
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