L’attacco al porto di New York
di Fabrizio Fattori
di Fabrizio Fattori
Malgrado l’esito catastrofico della seconda guerra mondiale, molti furono gli episodi di capacità militare espressi dalle nostre forze armate.
Basta ricordare, nel solo ambito della “Regia Marina” le imprese di sabotaggio che per audacia ed efficienza suscitarono il plauso dei nemici, così come era già successo nel corso della prima guerra mondiale.
Ma l’idea di attaccare il naviglio americano ancorato al pontile ovest nelle acque dell’Hudson si era sviluppata nell’ambito della folle, coraggiosa genialità di alcuni uomini che già avevano riportato invidiabili successi in operazioni di sabotaggio attraverso i “Siluri a lenta corsa” (maiali), basti ricordare gli attacchi alla flotta inglese di Gibilterra o di Alessandria d’Egitto (1941).
L’operazione in se non avrebbe avuto la capacità di mutare gli esiti del conflitto stante i limitati danni che sarebbe stata in grado di produrre, ma avrebbe alimentato quello stato di ansiosa insicurezza e vulnerabilità che spesso gioca un ruolo altrettanto devastante nella psiche del nemico.
Mini sommergibile Caproni
Gli U-boot tedeschi si erano avvicinati alle coste atlantiche di NY con discreto successo, ma non avevano osato attaccare gli impianti portuali e i navigli alla fonda. Il progetto messo a punto da Eugenio Wolk e altri nel corso di febbrili mesi di lavoro prese piede nella base segreta sulla costa toscana, poco lontana da Livorno sede della Scuola Sommozzatori dell’Accademia Navale.
Si trattava di attraversare l’Atlantico con un sottomarino oceanico, capace di portare, ancorato sulla propria struttura, un battello subacqueo di non più di dieci metri recante al suo interno un gruppo di “uomini gamma” attrezzati con respiratori a circuito chiuso in grado di avvicinarsi alle strutture portuali, piazzare le cariche esplosive e ricongiungersi con il sottomarino madre.
Il sommergibile atlantico individuato per la missione fu il “Leonardo da Vinci” che venne dotato di una sorta di alloggio che con opportuni ganci assicurava l’ancoraggio di un minisommergibile CA-2, progetto Caproni del 1938 opportunamente migliorato.
Le prove di sgancio e riaggancio tra le due unità diedero risultati positivi confermando la praticabilità della missione, ipotizzata per il dicembre 1942, poi slittata al dicembre del 1943. Il progetto sfumò, come l’altro attacco a Freetown base inglese del Sudafrica, per gli eventi storici legati all’armistizio, ma lo sarebbe stato ugualmente perché il sottomarino “Leonardo da Vinci” venne dato per disperso in acque francesi nel maggio del 1943 e confermato, successivamente, attaccato ad affondato dagli inglesi.
Fabrizio Fattori
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