Varuna, 1909
CUTTER AURICO
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CUTTER AURICO
Nei primi anni del '900 la rapida evoluzione dello yachting aveva portato, per quanto riguarda i rating da applicare in regata, ad una situazione abbastanza caotica; in pratica ogni circolo di una certa importanza aveva un proprio regolamento di stazza pregiudicando così l'internazionalità delle competizioni.
Per porre fine a questo stato di cose, una conferenza svoltasi a Londra nel 1906 tra tutti gli Stati coinvolti, stabilì un regolamento unico: era nata la Stazza Internazionale, divenuta operativa un paio d'anni dopo e suddivisa in classi metriche: 4m, 6m, 8m, 12m, 15m, 23m, dove "metri" non significava la lunghezza dello scafo, ma bensì il risultato della formula di stazza.
Quando A.Richardson nel 1907 si mise al lavoro per progettare White Heather, questo era l'originario nome del Varuna, aveva probabilmente l'esigenza di creare uno scafo adeguato a quella formula per la classe 12 metri, ma anche il desiderio di disegnare, pur in proporzioni ridotte, qualcosa di quanto più simile possibile all'amato Britannia, lo yacht reale di Giorgio V.
I cantieri Philip & Son di Dartmouth ebbero il compito di gestire il prezioso teck birmano utilizzato per la costruzione; racconta a tal proposito la leggenda che una partita scelta dell'esotica essenza fosse importata ad inizio '800 da un Lord antenato del primo armatore e posta ad invecchiare in una delle tante torbiere che contornano la costa inglese, in attesa del giusto utilizzo. La guerra distrusse gli archivi del cantiere e della costruzione non si sa molto; testimonianze successive lo vedono utilizzato per allenare altri 12 metri e impegnato in lunghe crociere nel Baltico e sulle coste scozzesi.
La Stazza Internazionale prevedeva per le sue classi maggiori, dagli 8 m. in su, l'abitabilità con un minimo di comfort; il gentlemen che andava a regatare nel Solent vi arrivava navigando e vivendo sul suo "twelve". Gli anni '30 videro il cambio di armo. dallo stupendo aurico al più maneggevole Marconi, l'installazione del motore ed il nuovo nome, Classic yacht Varuna. Ricorda la lady inglese, discendente del primo proprietario ed armatrice ella stessa della barca fino agli anni'70, come a Cowes, dove Varuna incrociava frequentemente, il 12 metri fosse soprannominato "Little Britannia" per la somiglianza con lo yacht reale.
Assai diverso era l'aspetto della barca nell'ultimo trentennio del secolo, segnata dai lunghi abbandoni sulle luminose coste caraibiche o in fondo ai porti del Mediterraneo , da scarse manutenzioni e lavori rabberciati, l'inizio insomma della malinconica. ultima rotta che conduce le vecchie barche all'ormeggio definitivo.
Ma evidentemente forse per interessamento personale della divinità indiana preposta alle acque ed agli oceani, Varuna per l'appunto, e per le sue molteplici conoscenze nell'affollato pantheon induista, ben altro karma era scritto, circa il suo destino. Un mattino del maggio 2000, si ritrova sotto la tettoia dei Cantieri di Imperia circondato dalle più amorevoli cure di Mario Quaranta e dei suoi mastri d'ascia.
Il restauro
Nel maggio del 2000 lo scafo di Varuna viene completamente svuotato, si smontano i corsi inferiori del fasciame per valutare lo stato di chiglia e ossatura.
Vengono rimossi tutti i perni di collegamento ed i madieri, in ferro dolce, vengono recuperati per essere riutilizzati previa zincatura.
La chiglia è annegata in una colata di vetroresina che verrà scalpellata via con un lavoro enorme.
Risultano da sostituire il dritto di poppa, la ruota di prora e una quindicina di ordinate; il fasciame, chiodatura a parte, è pressochè tutto in perfetto stato.Si ricostruisce la pala del timone in teak, si restaurano e si sabbiano i perni in bronzo che collegano la zavorra alla chiglia.
Sul ponte, una volta smontate per il restauro tutte le ferramenta originali, si procede alla sostituzioni dei bagli e al rifacimento della coperta con ben due strati di teak da 22 mm, identica a quella d'origine; dello stesso legno anche l'impavesata con il bordo in frassino.
Il fasciame interno
La doghouse, "la cuccia", posta a protezione della scala di accesso, è ancora integra così come gli osteriggi, a cui si rifanno vetri, protezioni e vernici.
Un nuovo motore, VM100 HP, è montato in obliquo e con uscita laterale dell'elica, come d'uso all' epoca per motorizzare le vecchie barche.
L'architetto Giorgetti, responsabile della filologia del restauro, ha impostato gli interni secondo I piani originali recuperati al British Museum; il caldo ciliegio, i preziosi arredi d'epoca dei bagni, delle cabine e del quadrato si sposano con quel minimo di comfort in termini di strumentazione ed accessori per navigare in ogni stagione e in massima sicurezza, senza rinunciare all'atmosfera unica di un antico 12 m.
Gli interni restaurati
All'alberatura ha provveduto il francese Gilbert Pasqui nel suo cantiere di Villefranche sur Mer, incollando e sagomando al meglio, secondo la grande esperienza e i piani costruttivi di Franco Giorgetti, i lunghi tavoloni di Pitch Pine e di Silver Spruce per ricavarne la complessa, ma innegabilmente estetica, struttura per vèle auriche.
Infatti, ovviamente, si è ripreso il piano velico aurico del 1909; è la veleria Hood di Milano a curare il guardarobadi Varuna, in Dacron antichizzato: randa, controranda, fiocco, trinchetta, uccellina, randa da tempesta, drifter e baloon. Anche il colore dello scafo è ritornato al nero delle origini; all'inizio e alla fine del filo d'oro inciso sul corso di cinta brillano tre piccole, enigmatiche elissi, probabilmente l'emblema personale di A.Richardson, il progettista.
Scheda tecnica
Anno del progetto: | 1907 |
Anno del Varo: | 1909 |
Progettista: | A. Richardson |
Cantiere: | Philip & Son. ltd |
Lunghezza f.t.: | m.21,40 |
Lunghezza scafo: | m.18,20 |
Larghezza max: | m. 3,80 |
Immersione: | m. 2,70 |
Dislocamento: | T. 28,00 |
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