Le origini dell'arte del Palombaro

Le tappe fondamentali che da questi esordi portarono all'invenzione dell'apparecchio individuale furono essenzialmente:
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La campana pneumatica |
evoluzione della campana pneumatica, dai primi abbozzi nel XVI secolo fino all'invenzione di E. Halleynel 1690;
l'apparizione dei cassoni pneumatici ad uso industriale (1770) che, sfruttando il principio della più piccola campana, permettevano il lavoro sui fondali a squadre di uomini;
Scafandro di Kliengert (1797), apparecchio molto voluminoso con un enorme elmo collegato tramite tubi ad una pompa a mano manovrata in superficie.
La vera e propria epopea dei palombari avrà inizio con Augustus Siebe, un ingegnere tedesco al quale si deve dapprima il perfezionamento del sistema di Kliengert, quindi la creazione del primo scafandro da palombaro.
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Augustus Siebe |
II sistema di Siebe prevedeva, nella sua versione originale, un elmo in rame ed ottone con tre oblò in vetro e un collare adattato alla forma delle spalle; l'approvvigionamento d'aria era garantito dalla superfìcie a mezzo di una pompa e l'aria in eccesso usciva direttamente dal bordo del casco (sistema aperto).
Questo sistema originale fu perfezionato successivamente fino alla deposizione del marchio definitivo Siebe-Gorman nel 1837.
La configurazione completa del palombaro prevedeva quindi l'elmo (parte rigida), il vestito in tela gommata con rinforzi nelle parti più esposte ad usura, un paio di scarponi di cuoio con suola di piombo e puntale in ottone, un sistema di zavorratura.
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Lo scafandro di Siebe |
La ditta Siebe-Gorman cominciò a realizzare apparecchiature per immersione su tiratura industriale, determinando l'inizio di tutta una serie di attività di recuperi da relitti che fino ad allora erano rimasti inaccessibili.
Il tributo in termini di vite umane pagato da questi pionieri fu molto alto, tenuto conto del fatto che i palombari si immergevano e lavoravano sott'acqua senza la minima conoscenza dei fenomeni legati all'assorbimento dell'azoto nei tessuti.
L'industria di molti paesi iniziò la fabbricazione di attrezzature derivate dall'antesignana Siebe: in Italia Galeazzi, in Francia Denayrouze, in Giappone Yokohama e negli Stati Uniti Morse Diving Equipment Company e Shrader Company.
Poiché l'operatività dei palombari con scafandri elastici non andava oltre i 40m (soltanto alcuni soggetti molto ben addestrati potevano lavorare anche a profondità maggiori), furono realizzati speciali scafandri rigidi con membra articolate, atti a operazioni di scarso rilievo con piccoli spostamenti, ma a profondità fino ad allora inusitate.
La struttura rigida esterna, in lamiera di acciaio a segmenti bombati saldati elettricamente, sosteneva la pressione idrostatica esterna, mentre il palombaro all'interno si trovava a pressione ambiente.
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Lo scafandro usato nell'operazione Egypt |
Verso il 1925 la Ditta Neifeldt & Keuhnhe mise in commercio uno di questi apparecchi metallici articolati, realizzato in seguito ad esperienze eseguite nel 1913 e nel 1920. Con tale apparecchio, nel 1927, fu possibile recuperare dal piroscafo americano Washington, affondato durante la prima guerra mondiale nei pressi di Camogli, un carico di lingotti di rame e di materiale ferroviario.
Questo recupero fu un'esperienza fondamentale per i palombari dell'Artiglio, della quale fecero tesoro durante i recuperi eseguiti su altri scafi affondati, e particolarmente sul piroscafo "Egypt".
Il successo ottenuto con quest'ultima impresa rivelo' al mondo le eccezionali qualità di questo gruppo di italiani che con il loro ardimento ed intuito, inoltre, escogitarono e sperimentarono la torretta di osservazione, un nuovo metodo di recupero in fondali ritenuti fino ad allora inaccessibili.
Si trattava di un cilindro in acciaio all'interno del quale veniva sistemato l'uomo, il quale non era in grado di operare, ma soltanto di osservare attraverso oblò e guidare il movimento di altri mezzi meccanici manovrati dalla superficie: la struttura della torretta era così robusta da poter resistere alla massima pressione idrostatica delle grandi profondità.
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