L'utilizzo dell'antivegetativa rientra nell’ordinaria manutenzione annuale ed è il lavoro più comune (e anche più importante) eseguito dai diportisti.
Ad oggi più del 90% delle antivegetative attualmente in commercio contiene rame, riconosciuto e registrato a livello internazionale come un componente sicuro ed efficace.
Al momento, non c’è alcuna proposta da parte della IMO di bandire o restringerne l’uso.
Alaggio
Per il mercato italiano, il rame è conforme al D.M. del 29 luglio 1994, ovvero all’attuazione delle modifiche alla direttiva CEE n° 76/769, relativa alle “ restrizioni in materia di immissione sul mercato e di uso di sostanze e preparati pericolosi “.
L'ossido di rame, è il biocida attualmente più diffuso oggi.
Lo stagno, largamente usato in passato, è stato bandito ufficialmente anche in Italia ( 2012 ) per il suo alto potere inquinante ed è stato sostituto ( da diversi anni da molti “eco-diportisti” prima ancora della sua ufficiale restrizione internazionale ) da quasi tutti i produttori dall’ossido di rame perché è quello che più si avvicina alle prestazioni del suo predecessore e decisamente meno dannoso. Al rame vengono aggiunti, e qui si dedicano le varie case sviluppando le proprie formule, funghicidi, alghicidi e altri componenti chimici.
Questi additivi sono in realtà solo uno dei quattro elementi che compongono un’antivegetativa, ci sono anche il legante (resine o polimeri che rappresentano la vera base della vernice), i pigmenti (che danno il colore) e i solventi (che garantiscono la “stendibilità” e la viscosità del prodotto, e che evaporano dopo l’applicazione e l’asciugatura).
Raschiatura a zero
Le grandi aziende mondiali ( ad eccezione per una marginalità ancora invisibile ) ne giustificano l’utilizzo anche sottolineandone, nelle giuste quantità utilizzate, le proprietà non tossiche e non dannose: “…Il rame si trova in natura in tutte le acque del mondo ed è, in certe quantità, un micronutriente essenziale per la vita e per il benessere degli animali, incluso gli esseri umani. Il rame non si bio-accumula nell’ambiente sia perché gli organismi hanno un meccanismo per regolarne la quantità presente nei loro corpi, sia perchè la maggior parte del rame perde tossicità quando lascia la superficie del film di pittura. Dopo aver adempiuto a tale compito, il rame diventa innocuo.”
Il biofilm batterico in un’imbarcazione non protetta con un adeguato sistema antifouling può consumare il 40% in più di carburante, ed emettere il 40% in più di gas di scarico causando anche un imponente inquinamento atmosferico.
L'antivegetativa più adatta e la sua efficacia dipende dall'uso che si fa della propria barca: crociera o regata, da frequenti o rari spostamenti, dal luogo di stazionamento in acqua salata o dolce, dalla temperatura dell’acqua, dalla salinità e pH, dal materiale di costruzione dello scafo, dagli intervalli e periodicità dei trattamenti, dalla necessaria preparazione preventiva e ovviamente dalla disponibilità economica; tutti fattori che influenzano la base nutritiva per lo sviluppo del biofilm primordiale ( Slim ) e il conseguente popolamento biologico.
Negli ultimi vent’anni, sebbene siano stati fatti grossi passi avanti nello sviluppo dei materiali non è stato ancora possibile rimpiazzare le tecnologie che ancor oggi dominano il mercato e che affondano le loro basi tecnologiche sulle conoscenze acquisite nel diciannovesimo secolo.
In campo nautico gli eccessivi ed elevati costi di gestione nelle semplici procedure manutentive ( come nell’applicazione dell’antivegetativa ) diventano veri e propri investimenti con tariffe tra le più alte d’Europa.
Alaggio, lavaggio carena, taccatura, movimentazione invaso, due mani di applicazione antifouling e il varo per una imbarcazione di 12 metri oscilla tra 1.500 e 2.000 euro. Questo ha portato le aziende a trovare soluzioni sempre piu durature nel tempo come per le vernici antivegetative, cercando di limitare queste semplici operazioni ordinarie, con la garanzia di prodotti a lunga durata in un rispettoso atteggiamento ambientalista del contesto marino per la graduale eliminazione di sostanze tossiche e velenose, esplorando metodi antifouling di tipo “fisico” piuttosto che di tipo “chimico”.
Ad oggi il Coppercoat, introdotto sul mercato nel 1991, è probabilmente l’antivegetativa “ramata” più efficace e a lunga durata esistente oggi in campo nautico. Questa resina, ricca di polvere di rame ( in ogni litro di resina vengono inglobati circa 2 Kg di microsfere di rame ) è sottoposta ai più severi test di controllo inglesi ( IMO ), ottenendo l’approvazione dell’HSE (Health and Safety Executive) e il riconoscimento da parte del NATIONAL WATER COUNCIL come prodotto “non nocivo ed amico dell’ambiente”.
Gli antifouling si dividono tradizionalmente in due grandi categorie, a matrice dura e autoleviganti.
La “matrice dura” rilascia lentamente i biocidi nel tempo e, una volta esaurito il loro effetto, rimane comunque sullo scafo uno strato di vernice (ovviamente non più protettivo). Il biocida contenuto è presente in quantità elevata, ha una buona resistenza meccanica e può essere applicatea anche in spessore. E’ particolarmente indicato per le imbarcazioni veloci (30-35 nodi) o dalla navigazione costante, ed allo stesso tempo per imbarcazioni che si fermano in acque caratterizzate da forti correnti ( fiumi )
Le “autoleviganti” invece nel tempo si riducono di spessore e sono progettate per "sfogliarsi" durante l'utilizzo, e quindi, finché rimarrà uno strato di vernice sullo scafo, per quanto sottile, questo sarà protettivo. L’azione chimica dell’acqua, collegata all’azione meccanica data dal movimento della barca, rigenera ogni mano di antivegetativa (azione ablativa).
Per il momento il mercato delle antivegetative si basa su pitture contenenti sostanze nella loro matrice che da molti vengono considerate tossiche. Negli ultimi anni sono state potenziate le ricerche finalizzate allo sviluppo di pitture a impatto ambientale nullo o prive di tossicità o di origine naturale/organica.
Leggi anche:
L'antivegetativa: prodotto chiave del settore nautico - Seconda parte
La cura millenaria dello scafo delle navi
Arch. Sacha Giannini
architetto@sachagiannini.it
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