Andrea Mura: terzo sul podio della Global Solo Challenge
Terzo posto alla Global Solo Challenge per Andrea Mura e quinto italiano assoluto ad avere doppiato Capo Horn in un giro del mondo in solitaria senza stop.
Terzo posto alla Global Solo Challenge per Andrea Mura e quinto italiano assoluto ad avere doppiato Capo Horn in un giro del mondo in solitaria senza stop.
Dopo 120 giorni in mare Andrea Mura taglia il traguardo alle 13.45 UTC del 17 marzo entrando nel porto di A Coruña e guadagnando il terzo posto in classifica.
Andrea, partito il 18 novembre a bordo del suo Open 50 Vento di Sardegna, imbarcazione che quest’anno compie 24 anni, è arrivato terzo dopo Philippe Delamare, velista francese partito il 30 settembre e arrivato il 24 febbraio a bordo di Mowgli, un Actual 46 del 2012, e Cole Bauer, giovane skipper americana e unica donna iscritta, partita il 29 ottobre e arrivata il 7 marzo a bordo di First Light, un Class40 del 2008.
La Global Solo Challenge è un evento di circumnavigazione del mondo in solitaria e senza scalo, caratterizzato da un format unico. È aperto ad un'ampia gamma di imbarcazioni e risponde al desiderio di ogni velista che voglia compiere un’impresa tanto estrema a costi accessibili. Le imbarcazioni vengono suddivise in gruppi in base alle loro prestazioni e partono scaglionate. Una volta in mare la prima barca che taglia il traguardo vince.
Questa regata, ideata e organizzata da Marco Nannini, ha permesso ad Andrea Mura di coronare il sogno di una vita, partecipare al giro del mondo in solitaria e senza scali doppiando Capo Horn come solo quattro navigatori italiani prima di lui. Sono stati 16 gli skipper partiti da Marina Coruña per la GSC 2023/24. Ad oggi le barche arrivate a destinazione sono tre e solo altre quattro sono ancora in mare: Riccardo Tosetto, Francois Gouin, David Linger e Louis Robein.
Nel corso della gara sono stati oltre la metà, 9, gli skipper che si sono dovuti ritirare, e due di quelli ancora in navigazione sono stati costretti ad uno scalo tecnico lasciando solo 5 skipper, incluso Andrea, a entrare nell’albo dei circumnavigatori a riuscirci senza mai fermarsi. La Global Solo Challenge è una regata che non ha risparmiato momenti di grande preoccupazione con due disalberamenti e una barca semi-sommersa dopo una probabile collisione con un oggetto non identificato.
Andrea Mura, con la sua partecipazione alla GSC aggiunge al suo palmares un risultato che rimarrà scritto nella storia della vela. Il 7 febbraio alle 00:40 UTC doppia Capo Horn ed entra a far parte dell’ International Association of Cape Horners, organizzazione che promuove i legami che uniscono gli uomini e le donne che hanno doppiato Capo Horn a vela. Dopo Sir Robin Knox-Johnston nel 1969, sono stati 188 gli skipper che hanno doppiato lo scoglio ai piedi del mondo in solitaria senza stop.
Andrea Mura e Cole Brauer
Di 188, solo 4 sono italiani. Andrea Mura è il 5° skipper italiano ad aver doppiato Capo Horn durante un giro del mondo in solitaria non stop dopo Simone Bianchetti (Vendée Globe 2001), Pasquale de Gregorio (Vendée Globe 2001), Alessandro Di Benedetto (Record per una circumnavigazione in solitaria senza scalo nella barca più piccola, 2010 e Vendée Globe 2013), Giancarlo Pedote (Vendée Globe 2021). Questo risultato per Andrea Mura è anche un tributo a Pasquale de Gregorio che nel 2001 terminò la Vendée Globe con la stessa barca, allora WIND e ribattezzata poi Vento di Sardegna, e alla sua fidata compagna di viaggio che questo risultato lo ha conseguito per ben due volte e che dal 2008 porta in giro per il mondo il vessillo dei quattro Mori, orgoglio della Sardegna e dell’Italia.
È anche una rivincita per quel Vendée Globe del 2016 tanto aspettato e poi svanito in un istante. “Con questa ultima impresa Andrea arricchisce il suo già straordinario curriculum velico con quello che tutti i velisti e addetti di settore definiscono a giusto titolo l’Everest della vela: il giro del mondo in solitario tutto d’un fiato, senza soste. Un sogno e un impegno che Andrea ha realizzato con determinazione e capacità, ma anche con leggerezza e con il sorriso sempre sulle labbra, anche nei momenti difficili, grazie a una esperienza senza pari condita da passione e grande forza interiore.
Andrea Mura e Cole Brauer
Ne da ampia testimonianza il modo in cui ha affrontato e superato le tante difficoltà che una navigazione del genere comporta, a partire dalle enormi onde dei 40 ruggenti e 50 urlanti sino alle piccole e grandi avarie di cui è inevitabilmente disseminato il percorso e che in un attimo possono porre fine, talora drammaticamente (come la storia della Vendée Globe insegna), all’avventura. Andrea ha gestito al meglio tutto questo, forte di una preparazione impeccabile della barca ha saputo dosare e frenare la sua naturale carica agonistica di consumato regatante nelle burrasche più temibili e spingere la barca al massimo delle sue potenzialità quando le condizioni lo consentivano, come testimoniato dal notevole record di 376 miglia percorse nelle 24 ore! Da parte mia, oltre all’ammirazione per la prova di suprema bravura data da Andrea, la piccola soddisfazione di avergli ceduto una barca che nelle innumerevoli regate oceaniche da lui corse e ora in questo secondo giro del mondo in solitaria senza scalo non ha mai accusato cedimenti o problemi strutturali. Quindi, Viva Vento di Sardegna! Viva Andrea Mura!” Pasquale De Gregorio.
Un giro del mondo è una sfida estrema che testa le capacità di resistenza, determinazione e abilità di navigazione dei partecipanti che devono dimostrare un eccezionale spirito di adattamento e una profonda conoscenza del mare. Andrea Mura si è distinto non solo per la sua esperienza ma anche per le sue indiscusse capacità tecniche che gli hanno consentito di preparare una barca di 24 anni in soli due mesi dotandola del necessario per affrontare questa impresa a partire dalle vele progettate da lui stesso e realizzate nella veleria Andrea Mura Sail Design AMSD a Cagliari che quest'anno compie 39 anni.
Delle sei vele di cui è dotata Vento di Sardegna, solo tre sono state sostituite per la GSC mentre le altre tre risalgono al 2016 quando furono realizzate per la Ostar. Sono stati molti i momenti di gioia vissuti dallo skipper italiano in questa lunga traversata, dal passaggio dell’equatore, festeggiato insieme al Dio Nettuno, all’incontro inaspettato, il 30 gennaio, con il team di Translated 9 e con Marie Tabarly, skipper di Pen Duick, entrambi impegnati nella Ocean Globe Race e incrociati pochi giorni prima di doppiare Capo Horn.
Andrea Mura e Marco Nannini con il guidone Cape Horners
È stata poi la volta dell’incontro e della chiacchierata via radio con Charles Caudrelier del team Gitana a Capo Horn, che al timone di Maxi Edmond de Rothschild, un trimarano di 32 metri, ha poi vinto la prima edizione dell’Arkea Ultim Challenge-Brest. Molti anche i momenti difficili dovuti alla lontananza dai suoi cari, alla scomparsa di Gigi Riva, padrino di Vento di Sardegna e caro amico dello skipper, a diversi guasti tecnici che in un paio di occasioni hanno bloccato le comunicazioni satellitari lasciando il velista completamente isolato.
Le condizioni meteo, spesso difficili da gestire, hanno causato la scuffiata del 15 dicembre nei pressi del Capo di Buona Speranza e il susseguirsi di tempeste che hanno accompagnato Andrea fino a Capo Horn hanno provocato diversi danni a Vento di Sardegna. Molta preoccupazione anche il 12 febbraio, quando Ronnie Simpson su Shipyard Brewing ha disalberato a 650 miglia dalla costa argentina e chiesto assistenza. Andrea si trovava a circa 600 miglia dallo skipper e ha immediatamente rivisto la sua rotta pronto per andare in suo soccorso. Ronnie è stato poi tratto in salvo da una nave cargo taiwanese. Sopra ogni cosa, è il sorriso contagioso di Andrea, la sua determinazione e l’amore per il mare e per la sua impresa che non ci hanno mai abbandonato diventando un esempio per gli appassionati di vela di tutto il mondo.
Press Office Conseil Relazioni Pubbliche
Alessia La Rovere
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