La competitività dei porti italiani nel rapporto di SRM-Assoporti
di Nicola Silenti

di Nicola Silenti
La competitività dell’economia del mare in una prospettiva di sviluppo del Paese e di autonomia strategica europea con analisi e approfondimenti del sistema mare è una accurata ricerca sulla Economia dei trasporti marittimi e della logistica realizzata grazie alla collaborazione tra SRM e Assoporti culminata nella pubblicazione “Port infographics 2023” disponibile on-line.
Il Rapporto, confermando il valore strategico dei trasporti marittimi, elenca dati ed analisi utili a fornire suggerimenti agli addetti ai lavori per definire una strategia chiara a favore dell’economia del Mare elencando le già rilevanti potenzialità del comparto e contribuendo in modo significativo al suo sviluppo e alla sua competitività, nell’ottica più generale di un rilancio su scala produttiva e territoriale dell’intero sistema Paese. Un obiettivo da perseguire, non ci stancheremo mai di ribadirlo, con il presidio indispensabile e il supporto indifferibile di un Ministero del mare capace di raccogliere e coordinare tutto quanto ruota intorno alla “risorsa mare” senza dimenticare la centralità del fattore umano e la miriade di criticità che imperversano sulla questione dell’occupazione marittima. Per inciso in questi giorni si registrano reazioni forti e contrastanti fra i marittimi italiani per la sospensione temporanea della legge Cociancich di cui al “decreto lavori “ del 1 maggio c.m. giustificata dal Governo in nome di una “contingente carenza di marittimi comunitari “.
Inoltre il citato Rapporto, partendo dai dati dei porti italiani al 2022, approfondisce il commercio marittimo del nostro paese con le performance portuali dei principali scali asiatici ed europei delineando quindi uno scenario internazionale mettendo a fuoco i problemi della “sostenibilità” e il percorso “green” che ormai interessa anche le navi.
Dati interessanti che trovano nella economia del mare, direttamente o indirettamente, il suo fattore di sviluppo naturale richiamando una realtà certificata per esempio anche dai numeri della flotta italiana, tra le protagoniste del mercato mondiale con posizioni di assoluto rilievo nei settori delle navi da crociera, navi RoRo e chimichiere. Nel contempo i nostri cantieri navali continuano a ricoprire posizioni di leadership in settori delicati e tradizionalmente pretenziosi come quello dei super yacht, punta di diamante di una nautica da diporto che riveste rilevanza mondiale.
Analizzando l’ottimo rapporto-risultato di una sinergia tra SRM e Assoporti ci sentiamo di sottolineare la necessità di elaborare strategie comuni mirate alla reale esistenza di un “sistema marittimo” che ora non sembra esistere e ,molto probabilmente,ha ragione il presidente di Confitarma Mario Mattioli quando afferma che” a fronte di una ampia rappresentanza del settore e di tutti i suoi comparti ,vi è una scarsa rappresentatività. Ecco perché la Federazione del Mare, che sin dalla sua istituzione rappresenta l’intero cluster marittimo in modo inclusivo, dovrà diventare un soggetto attivo nell’ambito della blue economy e non più solo partecipativo proprio per far fronte comune ,non solo verso le istituzioni italiane, ma anche a Londra e a Bruxelles “per il raggiungimento degli obiettivi prioritari che si ritiene siano riconducibili alla revisione del codice della navigazione e della nautica da diporto ,alla semplificazione delle procedure di valutazione ambientale per l’attuazione dei dragaggi per proseguire con le politiche industriali a sostegno dei principali comparti marittimo portuali, quello delle infrastrutture e della logistica,della cantieristica, dell’armamento, della pesca e dei porti. Particolare attenzione andrebbe poi riservata all’infrastrutturazione della nautica da diporto, alla sua filiera industriale e a quella turistica, la cui valenza competitiva e territoriale rappresenta già una realtà, ma le cui potenzialità risultano ancora non del tutto sfruttate.
Oltre a questi obiettivi, non ci stanchiamo di segnalare la necessità di incentivare una maggiore diffusione della cultura del mare nelle nuove generazioni e in particolare tra i giovani marittimi, specie in un momento in cui si parla con insistenza di crisi delle vocazioni, per coinvolgerli a pieno titolo nel processo evolutivo del sistema marittimo italiano e per migliorarne le prospettive di mobilità in modo che, una volta conclusa l’esperienza di bordo,possano fare ingresso nel mondo dello shipping con servizio a terra nel management tecnico o nella gestione dei porti. Come già esposto in vari articoli riportati su questo giornale telematico,ci piace richiamare questa nuova “centralità del mare” che prende spunto dall’insediamento del Comitato Interministeriale per le Politiche del Mare(CIPOM) che ha già dato avvio con i suoi lavori al percorso di realizzazione del primo Piano del Mare che si spera venga riempito di contenuti, definendo idonee strategie atte a convincere le istituzioni sull’importanza del pianeta mare.
Nicola Silenti
In copertina il porto commerciale industriale di Ancona - Foto da DEPOSITPHOTOS
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