Samo, Delo, Samotracia e le navi dedicate agli dèi
di Manuela Revello
di Manuela Revello
Per commemorare imprese e spedizioni straordinarie, nel mondo greco venivano spesso dedicate agli dèi le imbarcazioni che erano state il mezzo per compierle.
Apollodoro racconta che Giasone, dopo aver consegnato il vello d’oro, navigò fino all’Istmo dove dedicò la nave Argo a Poseidone. Dione di Prusa, in modo un po’ diverso, dice che la nave fu dedicata a Poseidone per celebrare la vittoria di un’eccezionale regata ai Giochi Istmici. Secondo Plutarco, la nave con cui Teseo salpò per Creta per andare a uccidere il Minotauro rimase esposta ad Atene fino alla fine del IV secolo a.C. Fin qui la mitologia, ma ci sono anche testimonianze storiche che registrano la pratica di offrire navi come ringraziamento, e fin dalle guerre persiane.
Erodoto afferma che dopo la vittoria a Salamina i Greci dedicarono tre triremi fenicie, la prima delle quali fu offerta sull’Istmo, la seconda a Capo Sounion e la terza ad Aias sulla stessa isola di Salamina. Dediche simili sono ricordate anche da Tucidide e da Diodoro Siculo, i quali ci informano di navi offerte agli dèi durante la Guerra del Peloponneso sia dagli Ateniesi che dagli Spartani. Lo storico Ateneo attesta che Antigono Gonata promise la sua nave ad Apollo per la vittoria su Tolomeo II. Relativamente a un periodo molto più tardo, VI secolo, abbiamo nell'Antologia Palatina due poesie di Macedonio di Tessalonica che menzionano l'offerta di imbarcazioni da parte di marinai in occasione del loro ritiro in Grecia. Le testimonianze degli storici si sostengono vicendevolmente con alcune interessanti prove archeologiche.
L’area archeologica dell’Heraion di Samo
Nel Tempio dei Tori a Delo c’è stata la prima scoperta di un edificio che un tempo ospitava un'antica galea per l’esposizione al pubblico. Anche se il nome del monumento deriva da alcune decorazioni architettoniche raffiguranti protomi taurine, l’elemento caratteristico è il suo legame con il mare: si trattava, infatti, di un Neorion, una struttura adibita all’alloggiamento di una nave, più precisamente una cella di 45,80 metri di lunghezza e 4,84 di larghezza in cui si trova una serie di fondamenta trasversali per il sostegno della poppa curva verso l'alto di una nave. L'interno di questa cella era decorato con mostri marini, delfini e Nereidi tra onde spumeggianti.
Non sembra un caso che molto vicino si trovi l’altare di Zeus salvatore ovvero protettore dei marinai, anche se l’imbarcazione fu dedicata ad Apollo. Tradizionalmente si ritiene che la dedica fu voluta dal re macedone Antigono Gonata per celebrare la vittoria contro l’Egitto tolemaico a largo di Cos, tuttavia l’analisi stilistica del monumento fa pensare a una struttura più antica: un’opera di Demetrio Poliorcete, il padre di Antigono, per onorare la sua vittoria navale a Cipro, oppure una dedica ateniese relativa alla stessa epoca.
Presso il Santuario di Era a Samo sono state portate alla luce due serie di grandi basi in pietra datate al VII secolo a.C. che sembrano essere state le fondamenta di blocchi che un tempo sostenevano gli scafi di antiche navi. Queste fondamenta sono composte da sette e nove unità rettangolari trasversali e misurano un totale rispettivamente di 25 e 30 metri di lunghezza.
Blocchi marmorei per il sostegno della nave nel Tempio dei Grandi Dèi, Samotracia
Non abbiamo molte informazioni sull’occasione che portò a queste specifiche dediche, ma potrebbero non essere state le uniche a Samo: un'iscrizione frammentaria scoperta nel santuario allude all'offerta di almeno altre sei navi ad Era e una a Poseidone da parte di un certo Anfidemos.
A Samotracia, nel Santuario dei Grandi Dei, è stata rinvenuta una struttura contenente una cella di 27,25 metri di lunghezza e 12,18 di larghezza che conserva fondamenta trasversali in pietra simili a quelle scoperte a Delo e a Samo. Ancora più importante, la scoperta in situ di una coppia di grandi blocchi poggianti sulle loro fondamenta, originali, in marmo importato da Taso. Altri monumenti con funzioni simili sopravvivono a Epidauro, Rodi, Taso stessa e Cirene.
Se poco o nulla sappiamo sull’identità delle navi dedicate, è però certo che esse venivano messe in mostra come offerte di ringraziamento, per commemorare un viaggio andato a buon fine o un particolare successo commerciale, o esibite come bottino di guerra. Erano dunque straordinarie dimostrazioni di ricchezza e di risorse, dedicate non solo per mostare gratitudine ma impiegate anche come potenti strumenti di propaganda.
Bibliografia di base
Casson L., Ships and Seamanship in the Ancient World, Baltimore, 1995
Jordan B., The Athenian Navy in the Classical Period: A Study of Athenian Naval Administration and Military Organization in the Fifth and Fourth Centuries B.C., Berkeley, 1975
McCredie J.R., “A ship for the great gods: Excavations in Samothrace, 1986”, in AJA 91, 1987, 270
Rougé J., Ships and Fleets of the Ancient Mediterranean, New York, 1981
Tarn W.W., “The dedicated ship of Antigonus Gonatas”, in JHS 30, 1910, 209-222
Van Straten F.,“Votives and votaries in Greek sanctuaries”, in R. Buxtom (Ed.), Oxford Readings in Greek Religion, New York, 2000, 191-223
Manuela Revello è dottore di ricerca in Filologia greca e archeologa specializzata in Archeologia Orientale. Insegna lingue classiche e ama il mare e la vela.
Di Manuela leggi anche:
- All’origine della regata: i Giochi Istmici a Corinto
- Faraoni, Persiani, Greci, Romani: l’antica sfida con il Canale di Suez
- Londra 1665, barche e navi nell'anno della peste
- Occhio e malocchio nel 'porto di Torlonia'
In copertina Particolare dal Santuario dei Tori, Delo
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