L’incrociatore ''Taranto'' e la perdita della Memoria
di Fabrizio Fattori
di Fabrizio Fattori
Tra i cimeli di mare di una casa napoletana, compare, appeso in bella vista, un quadro dal soggetto singolare non particolarmente accattivante, per i suoi toni cupi, anche se eseguito da buona mano.
Non un ritratto né un panorama ma, come riportato sul retro, descrive il “… tondo del Taranto” in un momento rievocativo di qualcosa di difficile interpretazione. Una messa in coperta, una cerimonia funebre ? Compaiono gruppi di marinai a capo scoperto, più o meno allineati, compresi gli ufficiali in candida divisa sullo sfondo di una probabile alba marina.
La bandiera italiana sventola sommessamente. La tolda riflette il cielo. Un drappo bianco spiove dall’alto su parte della inquadratura. I più guardano verso la prua, altri verso la dritta. Una scena commovente per il pathos espresso e per la languidezza dei colori.
Alessandro Pomi anno 1929 - … Tondo del Taranto
Nessuno della casa ricorda né la storia del quadro e tanto meno sa dare spiegazioni su quanto viene rappresentato. Dietro la tela oltre al titolo compaiono il nome dell’autore Alessandro Pomi e l’anno 1929. Cosa può aver spinto un autore di buona fama internazionale, morto ultra ottantenne nel 1976, a dipingere un soggetto così carico di valori e significati, ma privo di quelle piacevolezze cromatiche e paesaggistiche espresse in altre “marine”, tipologia nelle quali Pomi eccelleva.
Ripercorrere la vita del “Taranto”, movimentata ed avventurosa, potrebbe forse indicare uno spiraglio di conoscenza?
Bottino di guerra al termine del primo conflitto mondiale, dalla Kaisermarine entra a far parte della regia marina nel 1920 e dopo le necessarie modifiche e migliorie entra in servizio nel 1925 come “esploratore”, destinato al Mar Rosso come ammiraglia della flotta in sostegno delle campagne militari in Eritrea e Somalia. Trasportò idrovolanti e fu base appoggio di unità di sommergibili per affrontare l’inizio della seconda guerra mondiale come Nave Ammiraglia della Forza Navale Speciale con missioni, prevalentemente di posamine, nell’area adriatica ed ionica.
L’otto settembre la vide autoaffondarsi per sottrarsi ai tedeschi che recuperatola la utilizzarono per ostruire la diga foranea del porto di La Spezia. Affondata di nuovo da un bombardamento aereo alleato nel 1943 e di nuovo recuperata concluse la sua vita sotto il fuoco amico nel 1944 e successivamente definitivamente smantellata.
Un destino intenso reso tragico dagli eventi bellici, come per molte imbarcazioni di diverse bandiere. Indagando il quale si rivelano spesso storie di uomini altrettanto tragiche e spesso eroiche e forse quella mesta rappresentazione pittorica testimonia un momento di rievocazione di una vita, di un gesto o di un momento nella storia della marineria italiana, oggi dimenticato, scomparso con coloro i quali l’hanno intensamente vissuto.
Fabrizio Fattori
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