Può capitare di salire a bordo di un’imbarcazione di amici o parenti, per un gita al mare.

Ma una giornata di svago e relax, e ci si augura molto di rado, la si potrebbe ricordare come data di un evento dannoso verificatosi proprio a bordo dell’unità navale.

Tra gli eventi registrati risulta per esempio l’esplosione di un motore di imbarcazione da diporto che investe madre e figlia di pochi mesi procurando gravi lesioni.

Fatta questa premessa vogliamo risolvere un quesito giuridico: in casi analoghi a questo chi è responsabile verso terzi per il danno cagionato e chi deve provare cosa?

Una recente pronuncia della Corte di Cassazione ha precisato che bisogna distinguere quanto disposto dal Codice della Navigazione da quanto invece stabilito nel Codice della nautica da diporto, vista la specialità delle norme in quest’ultimo contenute.

Mentre il Codice della navigazione prevede che “è il danneggiato a dover provare il dolo o la colpa grave del vettore o dei suoi dipendenti nel trasporto amichevole di persone o bagagli”, l’articolo  40 del Codice della nautica da diporto rinvia all’art 2054 del codice civile, secondo cui “è il conducente di natanti e imbarcazioni da diporto il responsabile dei danni verso terzi, se non prova di avere fatto tutto il possibile per evitarli”.

La Cassazione civile con sentenza 13224/2015 si è pronunciata proprio sulla fattispecie considerata in premessa come esempio.

Edorado Di Mauro

Diritto della Navigazioe e dei Trasporti

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Foto di copertina da www.indipendent.co.uk