Quando si dice sicurezza in barca, normalmente ci si riferisce a quella inerente i vari aspetti della navigazione, quell'insieme di norme di comportamento che permettono al navigante di giungere, appunto con sicurezza, alla meta prefissata.
Esiste, però anche una altro tipo di sicurezza, e mi riferisco a quella che deriva dall'evitare non i pericoli insiti nei fenomeni meteorologici o tecnici, ma da eventi del mondo esterno più difficilmente prevedibili, quelli derivanti dalla criminalità, che spesso per i naviganti si chiama pirateria.
Negli ultimi otto anni di viaggio abbiamo sempre navigato in paesi che sotto questo profilo si possono ben definire insicuri, per fortuna ne siamo sempre passati indenni, o quasi, ma abbiamo anche messo in atto alcune semplici norme di comportamento che ci hanno aiutato.
Basta fare un giro su
noonsite alla pagina:
www.noonsite.com/General/Piracy, per trovare un lungo elenco, costantemente aggiornato, di attacchi pirateschi a barche a vela in navigazione o ancorate, in diversi luoghi del mondo non escluso neppure il
Mediterraneo; sebbene gli eventi più violenti si verifichino quasi sempre nei paesi più poveri della fascia tropicale in cui oggi le barche da crociera sono in continuo aumento.
Bisogna anche considerare che qualsiasi barca da crociera, anche la più piccola e povera, in certi paesi è una specie di tesoro ambulante alle cui ricchezze si può accedere con estrema facilità; per persone che non hanno nulla un semplice telefono cellulare e una manciata di dollari possono rappresentare una grande ricchezza!
Il viaggiatore per mare deve essere preparato ad affrontare due diverse situazioni di “sicurezza” , una quando si trova a terra e un altra quando è a bordo della sua barca, all’ancora o in navigazione.
Sicurezza a terra
Quando si sbarca, ed in special modo in una grande città, valgono generalmente le normali precauzioni da adottare in quasi tutte le metropoli del mondo che in linea generale sono sempre meno sicure dei piccoli villaggi, dove gli assalti sono rari.
Per fare un esempio, e a costo di sembrare ovvio, posso dire che si può perfettamente evitare di entrare in una favelas brasiliana, in cui per altro non si avrebbe nessuna vera necessità d’andare, magari portando al polso un orologio, e non dico un Rolex, ma un qualsiasi orologio!
In tutti i posti poveri è sempre buona norma, anche di rispetto verso chi ha molto meno di noi, non ostentare nessuna forma di ricchezza; in ogni caso è utile avere sempre con se una piccola somma di denaro tale da poter accontentare eventuali assalitori per evitare ira e guai peggiori.
Dovendo recarsi a terra da un ancoraggio in cui vi siano diverse barche, può essere una buona idea portarsi un vhf portatile; infatti spesso le barche ancorate in un determinato luogo si accordano per creare un network su un canale prefissato (appena arrivati basta chiedere al proprio vicino quale sia quello in uso in quel luogo). Poter chiamare qualcuno non significa ricevere un immediato soccorso, cosa che vedremo molto improbabile anche quando si è a bordo, ma almeno potremo avvertire dell’incresciosa situazione in cui ci troviamo!
Sicurezza a bordo.
L’aspetto che riguarda più da vicino i naviganti è la sicurezza quando si è a bordo, e in questo caso si possono distinguere due situazioni differenti, ossia se si è all’ancora in una rada o in navigazione.
All’ancora.
Scorrendo i report sugli attacchi pirateschi alle barche da diporto si vede subito che i pericoli maggiori gli si corrono quando si è all’ancora, gli attacchi a barche in navigazione sono sensibilmente più rari, anche se spesso si rivelano più pericolosi.
Generalmente ci si sente più sicuri in una rada dove vi siano altre barche, anche se spesso è questa una falsa sensazione di sicurezza, sono infatti avvenuti assalti con furto e violenza nell’affollatissima rada di
Cahagurramas a
Trinidad, e recentemente in un ancoraggio di
Boca de Toros, vicino a
Panama, in cui vi erano molte barche; è purtroppo dimostrato che ricevere aiuto da una barca vicina è spesso una pura illusione.
Ancorarsi nei pressi di un marina o di un albergo che rimanga tutta la notte illuminato può essere una buona precauzione in posti notoriamente poco sicuri, è però vero che in questo modo si perde la magia dell’ancoraggio solitario!
Noi quando siamo in rada prendiamo alcune precauzioni, indipendentemente da fatto d’essere soli o in compagnia d’altre barche:
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Di notte solleviamo il tender dall’acqua con un imbracatura e la drizza della trinchetta. Questo comportamento abbiamo iniziato ad adottarlo dopo che in Brasile ci hanno rubato il tender che era assicurato alla barca con una catena.
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Le prime notti in un nuovo ancoraggio chiudiamo dall’interno la discesa dal pozzetto e tutti gli osteriggi tranne quello della cabina in cui dormiamo, che è assicurato con una catena in modo da poter venire aperto solo per pochi centimetri. Il nostro ingresso dal pozzetto è molto piccolo, quindi difficile da forzare dall’esterno e facilmente difendibile dall’interno. Come armi d’eventuale difesa tengo a portata di mano una pistola lanciarazzi tipo very carica, un grosso estintore e ho coltelli nascosti in diversi punti strategici della barca.
Alcuni naviganti hanno all’esterno una sirena con comando dall’interno, ed una buona idea sarebbe quella d’installare una forte luce attivata da un sensore di movimento; luci e suoni sono in genere un forte deterrente.
A Curaçao ho incontrato una barca inglese che aveva elettrificato le draglie con i sistemi che si usano per i recinti di mucche e cavalli, il sistema potrebbe essere efficace e fortemente dissuasivo, vi è però il rischio di dimenticarlo inserito e prendersi una bella scossa se per esempio si uscisse di notte a fare pipi...
Tutto questo per cercare d’evitare gli assalti notturni, che spesso si svolgono con violenza ed in alcuni casi con l’assassinio, ma bisogna anche guardarsi dai furti diurni, tutt’altro che rari.
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Non lasciare mai la barca aperta.
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Lasciare sul ponte il minor numero d’oggetti non vincolati possibile.
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Rientrare a bordo prima del calar del sole.
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Evitare che dei locali salgano a bordo e possano curiosare e vedere cosa c’è, a meno che non si sia sicuri che siano degli amici.
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Se la sera ci rechiamo su un altra barca di amici in genere lasciamo delle luci accese all’interno e la musica; questo difficilmente potrebbe scoraggiare degli assalitori violenti, ma per i ladruncoli è già un mezzo efficace.
In navigazione.
Gli attacchi in navigazione sono più rari rispetto a quelli in rada, possono però essere più pericolosi e più complessi da gestire.
Il tipo di attacchi a cui si può essere sottoposti cambiano in relazione alle zone di navigazione, e di conseguenza ai mezzi usati dai pirati.
In Venezuela le barche assalitrici sono generalmente di grandi dimensioni, dotate di potenti motori gli equipaggi numerosi e ben armati, sono quindi difficilissimi da contrastare, rimane solo da evitare il più possibile le zone pericolose e in caso d’attacco essere estremamente collaborativi, il prezzo da pagare in caso di resistenza è generalmente la morte.
Lungo le coste dei paesi del Centro America, ed in particolare dell’Honduras recentemente si sono verificati numerosi assalti, uno ad una barca canadese si è concluso con la morte dello sfortunato skipper. Fino ad oggi questi attacchi sono stati effettuati con imbarcazioni di piccole dimensioni dotate di motori poco potenti e quindi entro un raggio massimo di cinque miglia dalla costa; i pirati erano sempre armati di pistole, machete e a volte di fucile, ma non di fucili mitragliatori come avviene in Venezuela. Questa circostanza può far pensare che una barca in cui l’equipaggio sia armato di fucili potrebbe cercare di dissuadere gli assalitori dall’abbordaggio minacciandoli da lontano.
In effetti bisogna cercare in ogni modo di non farsi avvicinare e di non far salire nessuno a bordo; fino a quando gli eventuali assalitori resteranno sulla loro barca vi è ancora qualche possibilità di salvezza.
Durante la navigazione in acque potenzialmente pericolose, alcune delle precauzioni più diffuse adottate dai naviganti, noi compresi, sono queste:
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Navigare a più di trenta miglia dalla costa.
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Se si parte da un porto allontanarsi dalla costa con una rotta perpendicolare per allontanarsi il più rapidamente possibile, in genere gli attacchi non avvengono mai in prossimità di un porto importante.
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Dichiarare nelle clarence di partenza un porto diverso di destinazione da quello reale e se è richiesta l’ora di partenza, partire ad un ora di molto differente; spesso sono le stesse autorità che avvertono i pirati... Comunicare però le reali intenzioni a qualcuno di fidato a terra.
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Fino che non si è a distanza di sicurezza dalla costa mantenere guardie molto vigili.
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Di notte navigare a luci spente, anche quella di chiesuola e degli strumenti, e tenere sotto controllo con il radar.
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Navigare preferibilmente a vela, si è più silenziosi.
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Tenere nascosti, ma in un luogo facile da scoprire almeno un migliaio di dollari ( io aggiungo anche delle carte di credito scadute) - Nascondere molto bene il grosso della cassa di bordo ed anche un vhf portatile e un gps, il furto di tutta l’elettronica è sempre inevitabile.
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Navigare di conserva ad altre barche può dare una sensazione di sicurezza, anche se è molto difficile che vi sia un intervento difensivo da parte degli altri. Se si naviga di conserva cercare di stare molto vicini, mezzo miglio di distanza è già eccessivo.
Come norma generale e abbastanza ovvia, bisogna cercare d’essere sempre molto informati della situazione sulle rotte che si intendono percorrere e negli eventuali punti di sosta; internet offre oggi al navigante una eccezionale opportunità in questo senso, le voci raccolte da altri naviganti sono preziose e spesso molto più fresche e recenti.
Rimane aperta la questione se conviene essere armati o meno, è un argomento molto dibattuto e controverso dai naviganti, personalmente un tempo ero armato, ora non lo sono più, ma non saprei dire quale sia la soluzione migliore.
Nel mio libro
“In fuga da Buenos Aires a Trinidad” ho riportato due casi d’attacchi in Brasile, uno in navigazione e uno all’ancora, nel primo caso il comandante della barca assalita era armato, nel secondo no , ed entrambi si sono risolti a favore degli assaliti!
In questi anni le zone di navigazione in cui ci siamo sentiti meno sicuri sono state le coste venezuelane e honduregne in centro America, quelle invece più sicure l’isola di Cuba e il Rio della Plata, in tutte le altre livelli d’insicurezza, più o meno forti, erano sempre presenti.
Nella foto di copertina: una barca che ha subito un attacco piratesco
Di Luigi Ottogalli
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