La bufala dell’obbligo di apparati MF/HF (SSB) per la navigazione oltre le 30 miglia dalla costa
Di Giuseppe Accardi
Di Giuseppe Accardi
Altro argomento disorientante è quello del paventato negli stessi articoli dell’obbligo di installare un apparato MF/HF a bordo delle unità che navigano oltre le 30 miglia dalla costa.
Si deve innanzitutto ricordare che la definizione di “Area A1” (quella entro la quale sono possibili le comunicazioni VHF) prescinde dalla distanza dalla costa ma si riferisce “All’area coperta da almeno una Stazione Costiera che faccia ascolto h24 in VHF-DSC”.
A tale fine è indispensabile prendere visione del “Master Plan”
Documento con il quale il Governo italiano si è impegnato, nei confronti dell’IMO, a garantire una determinata copertura VHF, come riportato in un estratto delle sole stazioni Costiere italiane.
Si può rilevare che nell’intorno delle coste italiane la portata di copertura (intesa quale valore minimo garantito) è mediamente di 70 miglia nautiche (Vedi l’immagine seguente) rendendo quindi incomprensibile l’eventuale prescrizione di apparati MF/HF per la navigazione oltre le 30 miglia dalla costa, quando è già fatto d’obbligo il possesso di un EPIRB per la navigazione oltre le 50 miglia.
Al contempo lo stesso MF/HF sembrerebbe inutilizzabile se si naviga a ridosso delle coste tunisine o egiziane indicate quale Area A3 in cui l’MF è ininfluente e le comunicazioni di soccorso andrebbero fatte via Inmarsat o EPIRB.
Mentre come detto la maggior parte dei Paesi evoluti impone per tutti il conseguimento del certificato GMDSS-SRC non risulta che nessuno di questi preveda per il diporto apparati MF/HF o tantomeno Inmarsat.
Insomma oltre che impopolare un simile provvedimento è controcorrente, pretestuoso ed assolutamente inutile.
Ancora da sottolineare il fatto che la struttura delle imbarcazioni a vela non consente di montare un’antenna SSB a stilo da 6-7 metri poiché ancorata tra ponte e pulpito poppiero si romperebbe al primo colpo di mare.
Tantomeno si potrebbe ipotizzare un’antenna filare sul paterazzo di poppa in quanto, specialmente gli ultimi modelli, hanno il paterazzo sdoppiato con un collo d’oca e quindi offrendo una lunghezza insufficiente, anche con unità di 20 metri di lunghezza.
Immaginiamo poi uno dei tanti gommoni di 7-8 metri normalmente immatricolati per poter legalmente traversare fino alla Sardegna, dove si possano installare antenna ed apparato radio, ammesso che per quest’ultimo vi sia un modello stagno (come invece esiste per il VHF).
Una simile norme, tutta italiana, discriminerebbe, avvantaggiando, i diportisti di altre bandiere producendo una risolutiva fuga verso altre Nazioni.
Con la considerazione che oltre il 96% dell’allerta di soccorso inoltrati via EPIRB risultano essere errati per imperizia del diportista, reputerei utile imporre il certificato GMDSS per l’utilizzo di questo strumento, proprio al fine di responsabilizzare l’utenza sul corretto uso e sulle procedure volte ad evitare i falsi allarmi.
La gravità di una richiesta di soccorso inoltrata via EPIRB è da ricercarsi nel fatto che nell’ipotesi l’allerta sia stato inoltrato da grande distanza, sarà impossibile contattare direttamente il mezzo in quanto irraggiungibile via radio.
Alla stessa stregua sarà impossibile per il diportista comunicare che l’allarme è partito erroneamente.
Nel dubbio ne consegue un comprensibile ritardo dell’attivazione dei soccorsi, se del caso, o un’inutile ed onerosa attività di ricerca.
Inutile dire che l’operatore, con questo strumento, non interagisce con il sistema GMDSS, varrebbe a dire che anche premendo semplicemente il pulsante di Distress dell’apparato DSC non si interagisce con il sistema globale di soccorso.
Rammento che negli altri Paesi anche il possesso dell’EPIRB implica il conseguimento del certificato GMDSS così come già previsto in Italia per la pesca costiera.
Giuseppe Accardi
Universo Mare
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