Il ''Glorioso'' Piroscafo Plinio
di Andrea "Murdock" Alpini

di Andrea "Murdock" Alpini
1902, la Compagnia Navigazione Laghi del Lario commissiona alla ditta Escher & Wyss di Zurigo la costruzione di un Piroscafo a vapore avente stazza lorda di 750tonnellate e dimensioni pari a 53,16m di lunghezza per 11,50m di larghezza massima. Il battello entrerà in servizio sul lago di Como nella primavera del 1903.
L’eleganza e raffinatezza del salone di ballo e degli ambienti del Piroscafo erano molto rinomati tra la first class di inizio Novecento tanto che il 28 maggio 1927 il Piroscafo Plinio insieme al Piroscafo XXVIII Ottobre fa da scorta d’onore al Piroscafo Savoia, a bordo del quale vi era il Re d’Italia Vittorio Emanuele III in crociera sul lago di Como. Il Plinio è stato uno dei piroscafi a vapore, a pale, più rapidi della flotta lariana. La velocità di crociera era di ben 29km/h e se oggigiorno fosse in servizio sarebbe stato il più veloce natante convenzionale in circolazione sulle acque lacustri di Como.
Piroscafo Plinio, disegni di progetto, 1902
Nell’agosto 2008 il Plinio è vincolato dalla Direzione Regionale Beni Culturali e Paesaggistici della Lombardia attraverso un decreto di interesse storico e culturale in seno alla Legge Urbani del 2004. Il 9 dicembre 2009 il Piroscafo Plinio misteriosamente scompare dall’orizzonte paesistico del Lago di Mezzola e dell’Oasi di Pian di Spagna. Da allora giace alla profondità di -45m in acque torbide e fredde che spingo anche i più temerari a rinunciare alla sua ricerca.
Il Plinio è un atto di fede. Lui c'è, sta là, in mezzo al lago di Mezzola: non lo vedi, lo senti. Devi credere che "esista"! Sono due anni che aspettavo questo giorno. Ho preparato le mire, ricostruito la posizione sulle carte, ho fatto anche un pedagno che avrei volentieri lasciato ai posteri... Invece me ne sono tornato a casa felice, senza averlo trovato, ma con tanta esperienza in più e il sorriso stampato in faccia da un'acqua gelida e dalla visibilità che non superava il mezzo metro! Jack Kerouac scriveva: "Dove vai amico?". "Non lo so, ma dobbiamo andare". Oggi sono andato a Mezzola a cercare il Plinio, arrivarci era ciò che contava.
Mappatura 3D fondale attorno al Piroscafo Plinio, Lago di Mezzola, Renato Oliva
Così scrivevo il 4 marzo scorso quando per la prima volta sono stato nelle gelide acque del Lago di Mezzola (Sondrio) alla ricerca del “glorioso” Piroscafo Plinio. Da allora sono tornato più volte a esplorarlo e e documentarlo insieme al mio team.
Dopo settimane di rilevamenti con ecoscandaglio, studi storici, rampini e magneti finalmente un giorno abbiamo centrato l'obiettivo! La prima parte della ricerca si è basata su fonti storiche librarie, confronti con persone del luogo (poco fruttifere per la determinazione della posizione), come un pescatore che ci ha dato alcune dritte, e attraverso l'importante raccolta di dati e informazioni rinvenuti per il tramite di alcuni amici subacquei. Recuperati i vari punti GPS, li abbiamo prima fissati sulla mappa per vederne l'effettiva posizione e confrontarli, poi abbiamo tirato le mire a terra e segnato gradi di navigazione con la bussola. A seguire siamo andati sul campo, prima attraverso un'immersione esplorativa di verifica sul fondo di alcuni punti "papabili" e poi, la settimana seguente, è stata condotta un'attenta ricerca con ecoscandaglio dalla superficie per determinare i tracciati e l'effettiva posizione del relitto.
Abbiamo calato un magnete per avere la certezza di aver calamitato il relitto su quella che dalle nostre intuizioni doveva essere la fiancata di dritta, abbiamo sentito la sagola salda e in tensione. Siamo certi di essere sul punto, ma per ridondanza di sicurezza calo nuovamente uno dei due rampini a disposizione. Arrivato sul fondo, recupero di qualche metro e aggancio qualcosa che mette in tensione la cima, scoprirò poi essere la battagliola di dritta di fianco alla cabina di comando.
Le mire, Piroscafo Plino, Lago Mezzola. Andrea Murdock Alpini + Renato Oliva + Fabrizio Pinna
Riprendiamo fiato dalla stanchezza ma anche da una certa euforia; il freddo, il vento e la pioggia ci hanno segnato per più di un’ora di ricerca immersi nell’acqua a quattro gradi. Sul fondo date le condizioni molto delicate dell'immersione l'attenzione deve essere massima.
La discesa scorre lenta per precauzione, non sappiamo dove arriveremo sul relitto. L'acqua è fredda, la visibilità assente: non si vedono le proprie ginocchia e le pinne. Il compagno deve stare attaccato, fisicamente attaccato, al braccio altrui. L'acqua è così densa e lattiginosa che assorbe il fascio delle nostre torce. Dopo tre minuti siamo alla quota del relitto, quasi non lo vediamo: impattiamo!
"Allora è vero!", penso, "Tutto quello che mi hanno sempre detto è vero!". Subito registro il tempo, la direzione e memorizzo alcuni punti visivi che ci saranno utili per ritrovare la linea di risalita. Il pedagno con i magneti è fissato sulla murata dritta di fronte alla porta della cabina di comando, mentre l'ancorotto è ben incastrato tra alcuni cavi in acciaio della luminaria: lo libero e lo fisso alla battagliola, sarà poi più facile recuperarlo dalla superficie.
Piroscafo Plinio, batimetriche e rilievo, lago Mezzola, Renato Oliva
L'esplorazione inizia. Si vedono 70cm, non oltre. L'aver studiato visivamente la conformazione del relitto in modo ossessivo si rivela la chiave per poter riconoscere i dettagli del “glorioso” Piroscafo Plinio. Iniziamo a navigare lungo la battagliola, molto lentamente per non alzare il sedimento. Scorrono le bitte e alcuni dettagli della rivettatura con cui erano state giuntate le lamiere dello scafo. Mirabile architettura navale novecentesca.
Raggiungiamo il bellissimo occhio di cubia da cui venivano calate le ancore; poco oltre ci aspetta il tagliamare, affilato e dritto che scompare nel fango. È il primo dei due momenti in cui ci stacchiamo leggermente dal piroscafo per vederne l'insieme. L'idea di perdere il relitto ci spaventa, con visibilità così ridotta sarebbe difficile anche ritrovarlo. Proseguiamo, quindi, sulla murata di sinistra; a centro nave compare la mitica scritta, intagliata e non apposta "PLINIO". Scendiamo di qualche metro di quota, andiamo a vedere la prima delle due pale spinte dal vapore dell'allora caldaia a carbone. È davvero entusiasmante!
Scorriamo un po' di oblò, arriviamo a poppa. Un insieme di spuntoni che disorientano parecchio. Riconosco alcuni cavi e lembi del vecchio telo parasole blu. Avvicinarsi troppo sarebbe la fine. Una fitta coltre di oltre 30/40cm di fango lo ricoprono. Questa parte del relitto è davvero ostica e negativamente suggestiva: tetra.
Girata la poppa recuperiamo la dritta. Qualche parsimoniosa pinneggiata verso la coperta, penetrare la sala viaggiatori ci appare come follia. Di nuovo la scritta “PLINIO” e la seconda pala. Torniamo al pedagno. Mancano 5 minuti alla fine del nostro tempo di fondo. Giriamo attorno alla cabina, infiliamo le torce dentro qualche spesso vetro rotto: il nulla eterno. Arriviamo alla scaletta di sinistra che porta al "ponte superiore" dove sta il fumaiolo. Preferiamo non attraversare, i riferimenti sono inesistenti.
È il trentesimo minuto. Si risale! Terminata la decompressione e siamo di nuovo in superficie. Ancora con l'erogatore in bocca gridiamo di gioia, il nostro obiettivo è stato raggiunto.
Team Subacqueo:
Andrea “Murdock” Alpini
Renato Oliva
Fabrizio Pinna
Sponsor Tecnici:
Fari illuminazione Giò Sub
Mute stagne LTS
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