''Ciò che attrae di più sotto il mare non è la bellezza ma il mistero''
di Valentina Cornacchione

di Valentina Cornacchione
Svelare il mistero degli anelli di corallo, questa è la nuova missione di Gombessa 6 "Mission Cap Corse", guidata da Laurent Ballesta e altri 3 subacquei che si sono isolati a più di 100 metri di profondità per capire l'origine e la formazione degli atolli coralligeni.
Nel 2020, nel mezzo di una crisi sanitaria, le squadre di Andromede Oceanologia, accompagnate dai membri del team Gombessa, hanno continuato le loro campagne ufficiali di monitoraggio annuale degli ecosistemi marini nel Mediterraneo (Occitania, Regione Sud e Corsica). La Corsica è la regione meno popolata di tutto il Mediterraneo occidentale. Ma c'è un posto ancor meno popolato della Corsica: Capo Corso. In queste profondità, sono nascosti vasti territori sottomarini che l'uomo non ha mai esplorato: si trattano di barriere coralline.
Nel 2011, con la possibilità di una campagna sonar condotta al largo del Capo Corso di IFREMER, sono apparse sugli schermi di controllo formazioni coralligene perfettamente circolari: disegnate regolarmente sullo sfondo, tra 115 e 140 m, mille anelli di 30 m di diametro ciascuno! Se la loro descrizione è stata fatta, la loro presenza unica in Mediterraneo, le cause della loro origine e come sono formate restano da spiegare. Origine biologica, vulcanico, o forse una combinazione delle due?
Questa è la sfida lanciata da Laurent Ballesta, famoso fotografo naturalista e capo spedizione. Dopo diverse campagne di immersioni profonde in tutto il mondo denominate "spedizioni di Gombessa"; egli ora guida la Gombessa 6 "Mission Cap Corse".
E' la prima volta che i subacquei se ne vanno ad esplorare e studiare questi atolli coralligeni per per svelare il mistero degli anelli di corallo. Questa esplorazione sarà possibile grazie al matrimonio due tecniche: immersioni in saturazione (confinamento in uno spazio mantenuto sotto pressione) e immersioni sportive profonde (usando mute rebreather).
Le barriere coralline più profonde di 100 metri sono rare. Queste lo sono per l'eccezionale limpidezza delle acque di Cap Corse. Ma la cosa più eccezionale resta la forma perfettamente circolare di queste scogliere, formazioni uniche nel Mediterraneo, che il team Andromeda ha appunto chiamato gli "anelli di corallo". La prima immersione umana in loco è stata effettuata dal team di Gombessa nel 2020, durante una campagna di studio e analisi delle barriere coralline profonde nel Parco Naturale Marino di Cap Corse et de l'Agriate, inaugurato nel 2016.
I subacquei hanno osservato una biodiversità eccezionale in un notevole stato di conservazione. Queste diverse campagne hanno permesso di identificare i probabili meccanismi all'origine della formazione degli atolli e diverse ipotesi potrebbero essere rilasciate, compresa la possibilità di formazione relativa alle emissioni di gas o alle risorgive di acqua dolce. Questi elementi restano comunque ipotesi da verificare. Sorgono molte domande che riguardano anche la stupenda biodiversità che ha colonizzato i siti.
Lo scorso 1 luglio ha segnato il lancio di Gombessa 6 "Mission Cap Corse" guidata da Laurent Ballesta, capo spedizione subacquea, biologo e fotografo. Accompagnato da altri tre acquanauti, Antonin Guilbert, Thibault Rauby e Roberto Rinaldi, stammp intraprendendo una nuova spedizione scientifica per svelare il mistero degli anelli di corallo scoperti dieci anni fa nel Parco Naturale Marino di Cap Corse et de l'Agriate in una zona di 4 km² tra 110 e 120 m di profondità.
Questa spedizione utilizza una tecnica di accesso al mondo sottomarino del tutto originale e sviluppata due anni fa durante la spedizione Gombessa 5 “Planète Méditerranée”: l'unione dell'immersione in saturazione con l'immersione con rebreather autonomo che consente escursioni libere senza soste di decompressione, queste ultime effettuate in una volta nel cassone alla fine della missione di 3 settimane.
Svantaggio? Bisogna respirare una miscela di gas composta al 94% di elio e al 6% di ossigeno e convivere in una "stazione batiale", una camera pressurizzata di 5 m², mantenuta in superficie, dalla quale i subacquei escono una o due volte al giorno grazie ad un torretta dell'ascensore.
La Stazione Bathyale
Si chiama così la cabina in cui sostano i sommozzatori, in riferimento alla zona batiale che in oceanologia designa le grandi profondità (> 100 m), poco prima della zona abissale. È installata su una chiatta trainata da un rimorchiatore della Marina francese, Le Pionnier, il cui posizionamento dinamico consentirà di mantenere una precisa posizione GPS senza dover ancorare l'imbarcazione. Per evitare le infinite soste di decompressione da effettuare durante un'immersione classica, la Bathyale Station, un modulo di immersione in saturazione pressurizzata, è stata adattata alla spedizione e mantiene i subacquei in superficie alla pressione di grandi profondità. Con una dimensione di 5 m², la stazione è divisa in tre parti, tra cui una "torretta per le immersioni", un ascensore che consentirà agli acquanauti di accedere ai fondali. La decompressione verrà effettuata solo alla fine della loro missione di 3 settimane e durerà 4 giorni. Saranno rilasciati quindi il 20 luglio.
Bilancio della prima settimana
Vediamo quali sono le lezioni apprese dalle prime immersioni sugli anelli di corallo dopo una settimana di esplorazione e se questi anelli sottomarini di 30 metri di diametro situati a 25km al largo di Cap Corse hanno rilevato qualche segreto:
Questa prima settimana di spedizione scientifica è stata ricca di scoperte. I quattro subacquei autonomi in saturazione vivono dal 1 luglio ad una pressione 100 metri di profondità, cioè 11 bar e hanno già visitato, fino a -120 metri di profondità, 15 anelli coralligeni costituiti da un nucleo centrale e da una chioma che sembra essere di origine algale che attira molti animali.
Al ritmo di un'immersione di 4,30 ore al giorno, hanno già trascorso quasi 27 ore ciascuno nel mezzo di ecosistemi unici mai visitati prima dai subacquei. Tutti i protocolli intrapresi hanno avuto successo: carotaggio di due nuclei centrali, installazione di un ADV (Acoustic dopler velocimeter) per 15 giorni, installazione di idrofoni, ricostruzione 3D (mediante fotogrammetria) di 4 anelli, campioni di acqua e sedimenti, campioni di specie... e già magnifiche immagini di paesaggi sottomarini rivelati.
Ballesta ha, tra l'altro, dichiarato: "E' estremamente strano, siamo nel bel mezzo di qualcosa di biologico e in costruzione o al contrario stiamo osservando le vestigia di qualcosa che è avvenuto nel passato? È questo che cattura la nostra attenzione, è questo che ci stupisce. Un mistero che non ci stancherà mai finché non l'abbiamo risolto".
Dati principali della prima settimana
- 7 immersioni fino a -120 m;
- 1 giorno di stand-by (maltempo);
- 26h51 minuti per subacqueo;
- 15 anelli visitati;
- 1 anello rivisitato;
- 7 anni dopo un robot subacqueo;
- Scoperte 2 grotte sottomarine;
- 2 campioni (carotaggio) fino a 70 cm al centro di un'anima coralligena;
- 1 ADV (Acoustic dopler velocimeter) posto su un anello per misurare le correnti;
- 4 idrofoni posti su nuclei per ascoltare la fauna associata;
- 4 anelli modellati in 3D mediante fotogrammetria;
- 2 specie non identificate.
www.photopress-mondosommerso.com
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