Lo spettacolare salto della Cascata delle Marmore, che ha ispirato poeti ed artisti come Virgilio nell' "Eneide", Cicerone e G. Byron nel "Childe Harolds Pilgrimage", da circa 50 anni alimenta le acque che sono utilizzate per il funzionamento della centrale idroelettrica di Galleto. Fu proprio grazie alla ricchezza di queste acque e alla loro energia, che fu possibile il sorgere, a Terni, di industrie siderurgiche, elettrochimiche ed elettriche.
Si tratta di un’opera artificiale di sistemazione idraulica dovuta ai Romani; il fiume Velino, infatti, si allargava negli anni precedenti il 290 a.C. in una vasta zona di acque stagnanti, paludose e malsane. Allo scopo di far defluire queste acque, il console Curio Dentato fece scavare un canale che le convogliasse verso la rupe di Marmore, e da lì le facesse precipitare, con un balzo complessivo di 165 metri, nel sottostante alveo del fiume Nera.
Tra le più alte d'Europa, la Cascata delle Marmore è una cascata suddivisa in tre salti. Essa si trova a circa 7,5 km di distanza da Terni, in Umbria, quasi alla fine della Valnerina, la lunga valle scavata dal fiume Nera. Il nome deriva dai sali di calcio presenti sulle rocce che sono simili a marmo bianco e in alcuni punti della parete sono ricoperti da muschio.
Il bacino del lago di Piediluco funge da serbatoio idrico per la centrale, costruita nel 1929, e capace di produrre energia elettrica con una potenza di circa 530 MW. Per regolare il funzionamento della centrale e per permetterne la visione a tutti, in orari e periodi definiti, la cascata viene fatta funzionare alla massima portata: un segnale acustico avvisa dell'apertura delle paratoie di regolazione, e in pochi minuti la portata aumenta fino al valore massimo. Normalmente, la cascata funziona un paio di ore al giorno, con orari di funzionamento prolungati in occasione di giorni festivi, tuffandosi con fragore nella sottostante gola del Nera.
Il fiume Velino percorre gran parte dell'altopiano che circonda Rieti ma più a valle si trova naturalmente intralciato dalla presenza di massicci calcarei e dall'assenza di un adeguato letto dove scorrere; questa particolare configurazione geologica ha portato, nel corso delle ere, alla formazione, in quel tratto, di una palude stagnante nociva per la salubrità dei luoghi. Nel 271 a.C., il console romano Manio Curio Dentato ordinò la costruzione di un canale, il Cavo Curiano, per far defluire le acque stagnanti in direzione del salto naturale di Marmore: da lì, l'acqua precipitava direttamente nel fiume Nera, che è un affluente del Tevere.
Per ordine di Papa Pio VI, nel 1787, l'architetto Andrea Vici operò direttamente sui balzi della cascata, dandole l'aspetto attuale. Nel XIX secolo le acque della cascata cominciarono a essere utilizzate per la loro forza motrice; nel 1896, le neonate Acciaierie di Terni alimentavano i loro meccanismi sfruttando 2 m³ d'acqua del Cavo Curiano. Negli anni successivi la cascata cominciò a essere sfruttata intensamente per la produzione di energia idroelettrica.
Una vista panoramica della cascata si può ammirare dal borgo medievale di Torreorsina, unico paese della Valnerina che si affaccia direttamente su di essa.
Sulle origini della cascata c'è una leggenda: una ninfa di nome Nera si innamorò di un bel pastore: Velino. Ma Giunone, gelosa di questo amore, trasformò la ninfa in un fiume, che prese appunto il nome di Nera. Allora Velino, per non perdere la sua amata, si gettò a capofitto dalla rupe di Marmore. Questo salto, destinato a ripetersi per l'eternità, si replica ancora oggi nella Cascata delle Marmore.
Le opere ingegneristiche e la natura che la circonda hanno sempre richiamato un gran numero di turisti e visitatori, tanto da spingere alla creazione di luoghi di osservazione sicuri e stabili (la Specola in alto, piazzale Vasi in basso, vari Belvedere). I più illustri visitatori furono: Plinio, Cicerone, Fazio degli Uberti, un gran numero di papi, Galileo Galilei, Vittorio Alfieri, Ferdinando II delle Due Sicilie, la Regina Madre di Napoli, Salvator Rosa, Corot, Gioachino Belli, Lord Byron e tanti altri. La cascata, nel XVIII e XIX secolo, rappresentava molto spesso una giornata di visita del Grand Tour verso Roma.
Queste le parole che George Gordon Lord Byron dedicò alla cascata: « Rimbombo di acque! … le nere rocce che circondano l'abisso, disposte con dispietato orrore, e sale in spuma verso il cielo, per ricaderne in un incessante scroscio che, con la sua inesausta nube di mite pioggia, reca un eterno aprile al terreno attorno, rendendolo tutto uno smeraldo…»
Coordinate:
Lat 42°32′39″N
Long 12°43′16″E
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