William D. Porter, la nave da guerra più pazza del mondo
di Fabrizio Fattori
di Fabrizio Fattori
Su ogni imbarcazione ed in specie sulle navi da guerra, la buona riuscita della navigazione e di ogni operazione bellica dipende dalla capacità di comando degli ufficiali e dalla perizia dell’equipaggio.
Quando queste qualità vengono meno per difetto di esperienza o mancanza di adeguata formazione gli scenari che si concretizzano possono essere disastrosi.
Durante la seconda guerra mondiale la marina americana per far fronte al forte impegno bellico sottoponeva gli equipaggi ad una formazione affrettata che a stento trasformava i poco più che adolescenti mandriani del west in esperti marinai e soldati.
Sull’incrociatore “William D. Porter” se ne ebbe una concentrazione eccessiva sin dai primi giorni di navigazione con conseguenze tragicomiche.
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| Comandante Wilfred A. Walter |
Varata nel maggio del 1942 e al comando del comandante Wilfred A. Walter ebbe come primo incarico di rinforzare la scorta della corrazzata “USS Iowa”, che trasportava una delegazione governativa in vista della conferenza di Teheran.
Oltre all’allora presidente USA Roosevelt la nave comprendeva il meglio degli strateghi e della diplomazia americana destinati ad incontrare Stalin e Churchill per definire le modalità politico-militari comuni al fine di accelerare la disfatta nazista.
La delicata operazione top secret comportava l’altissimo rischio di una traversata atlantica in un oceano infestato dai sottomarini tedeschi.
L’inesperto equipaggio ebbe modo di distinguersi sin dalla partenza dimenticando di alare completamente le ancore e causando danni all’imbarcazione vicina, comprese scialuppe di salvataggio e altri armamenti.
Raggiunto il mare aperto ed in piena area ad alto rischio, dalla nave venne incidentalmente sganciata una carica di profondità la cui detonazione all’armò tutto il convoglio con conseguenti concitate manovre difensive. Seguirono meste scuse del capitano Walter.
La navigazione proseguì a velocità ridotta sia per i tentativi di recuperare un “uomo a mare”, tentativi non coronati da successo, sia per guasti meccanici. La “Willie Dee”, come veniva chiamata per brevità l’incrociatore, ritardata da questi inconvenienti, assistette ad alcune esercitazioni coordinate dalla “Iowa” con gli altri mezzi del convoglio.
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10 giugno 1945: il Porter (sulla sinistra) in fase di affondamento, affiancato dalla LCS 86 che sta prendendo a bordo l'equipaggio del cacciatorpediniere
La voglia di riscatto per la pessima figura precedente spinse il capitano ad attivare, motu proprio, una esercitazione di siluri opportunamente disattivati. Nella concitazione dell’evento un siluro partì verso la “Iowa” e il presidente degli Stati Uniti, perfettamente armato.
Quello che seguì sull’incrociatore fu il panico totale e solo ripetuti tentativi di comunicazione a vista ( le comunicazioni radio erano state silenziate dato l’alto rischio di intercettazione) captati dal personale della corrazzata consentì loro, con una repentina virata, di evitare la mortale collisione.
La “Willie Dee” fu comandata perentoriamente di abbandonare il convoglio e dirigersi verso la base navale più prossima, dove tutto l’equipaggio venne sottoposto a stretti interrogatori ipotizzando l’idea della presenza a bordo di un vero sabotatore. Il marinaio colpevole del lancio del siluro venne condannato a 14 anni di carcere duro, condonati successivamente dallo stesso Roosevelt.
Dopo un lungo periodo di quarantena su rotte meno impegnative l’incrociatore venne “casualmente” affondato dallo scoppio di un aereo giapponese durante la battaglia di Okinawa, a coronamento di una non certo brillante carriera.
Fabrizio Fattori
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