Virginie Hériot prima ''Madame de la Mer''
di Fabrizio Fattori
di Fabrizio Fattori
La marineria professionale ed amatoriale è stata connotata per un lungo periodo di tempo da figure prevalentemente maschili anche se nel corso dei secoli passioni ed abilità al femminile si sono configurate sempre più frequentemente.
In specie quando l’andar per mare rappresentava luogo di competizioni sportive e “joie de vivre” intensamente sviluppatesi nelle culture marinare e negli strati sociali economicamente più stabili. Una di queste “Mesdames de la mer” è certamente Verginie Heriot che frequentando, nei primi anni del novecento, le imbarcazioni familiari o di amici di famiglia avvertì nascere un’insopprimibile passione per la vela.
Dopo intensi impegni esistenziali, matrimonio, figlio, divorzio e malattia, dal 1912 si dedicherà pienamente ad imprese marine, divenendo armatrice di imbarcazioni sempre più fortemente competitive. Dalla sua goletta “Aile” dove passa molti mesi l’anno organizza le sue sfide specie contro gli inglesi, competitori naturali per riconquistare la “Coupe de France”, impresa riuscitale nel 1929, ma anche con altre nazioni altrettanto competitive.
Virginie Hériot - Foto da www.chasse-maree.com/virginie-heriot-a-tire-daile
L’esperienza accumulata in un’attività quasi forsennata le consentirà di vincere la medaglia d’oro alle olimpiadi di Amsterdam del 1928 nella categoria fino ad 8 metri con il suo “Aile VI” a capo di un equipaggio tutto maschile. Conquisterà altre coppe internazionali come la “Coupe d’Italie” (1928) e la “Coupe du Roi d’Espagne” (1929).
Il suo talento viene riconosciuto internazionalmente donandole un’aurea di credibilità professionale che lei metterà al servizio del suo paese divenendo ambasciatrice della marina francese e diffondendo nel mondo la qualità armatoriale degli ingegneri e dei cantieri navali francesi.
Ancora per alcuni anni alternerà la sua attività sportiva con iniziative di sostegno e sviluppo alle associazioni e scuole velistiche nazionali, sostenendole economicamente e tecnicamente. Sul traguardo di una competizione verrà colta dalla morte e dopo qualche anno, come da lei desiderato, verrà inumata nelle acque di Brest.
Il ricordo di questa navigatrice è ancora fortemente presente nei cuori di tutti gli appassionati così come della sua imbarcazione, una splendida goletta di 50 metri con tre alberi e scafo in acciaio, progettata da Nicholson nel 1928, del cui ricordo, come spesso capita, non rimane che la memoria delle sue conquiste sportive.
Fabrizio Fattori
Foto di copertina da espaces.ffvoile.fr
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