Roma e la nave di Enea
di Fabrizio Fattori

di Fabrizio Fattori
L’archeologia si avvale spesso di contributi storico letterari dei grandi autori classici che, con i loro scritti, spesso avventurosamente pervenutici, aiutano ad avvalorare ipotesi ricostruttive o a definire percorsi interpretativi, sostenendo “sul campo” la ricerca archeologica.
Le origini di Roma sono consolidate nel mito di Romolo e la sua storia, narrata sino al termine della sua vita terrena e all’assimilazione al dio Quirino. Per i greci, al contrario, la fondazione di Roma rimandava al loro eroe Enea e al suo approdo sul litorale laziale dopo la fuga dalla distrutta Troia.
Ma Procopio (VI secolo) pur non avvalorando questa ipotesi ci rimanda con precisione l’esistenza di una rimessa navale all’interno della quale era conservata un’imbarcazione arcaica (pentecontoro) utilizzata proprio da Enea per raggiungere le coste laziali.
Una nave da guerra di origine greca, lunga 36 e larga circa 7 metri con 50 remi in un solo ordine e due vele, conservata in un apposito edificio situabile sulla riva sinistra del Tevere tra il teatro di Marcello, i magazzini porticati e le sponde del fiume, all’altezza dell’isola tiberina, nei luoghi dove saranno presenti i navalia e gli arsenali della flotta romana.
Un edificio consistente in un’esedra destinata a contenere verosimilmente una statua di Enea, scalinate e colonnati che circondavano il vano destinato ad alloggiare l’imbarcazione.
Reperti in parte riscontrati nella “Forma Urbis” pianta marmorea della Roma del III secolo. Anche Virgilio testimonia nell’Eneide, la presenza di Enea nell’area romana e l’accoglinza a lui riservata da Evandro re arcaico della ancora inesistente Roma primitiva, ma tutto ciò non scalfisce il solido mito della fondazione della Roma Romulea.
Fabrizio Fattori
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