Naoussa. La piccola Montmartre dell'Egeo
di Francesca Carignani - Foto di Giovanni Rinaldi
di Francesca Carignani - Foto di Giovanni Rinaldi
Avevamo detto che ci saremmo ripassati e così abbiamo fatto. A Naxos no, tutto non si può fare, ma Naoussa dalle descrizioni valeva bene una seconda tappa a Paros.
Antico borgo di pescatori, trasformato in piacevole località turistica, Naoussa è davvero pittoresca. Sdraiata sul mare con le sue viuzze in calce bianca, casette bordo mare riconvertite in ristoranti e tavolini colorati che arrivano fino all’acqua. Il marina ha i corpi morti per l’ormeggio, non potrebbe essere altrimenti visto che si tratta di un anfratto particolarmente angusto.
Non posso definirlo un porto ideale perché sotto regime di Meltemi entra una bella risacca che affligge particolarmente il molo a nord, l’unico con fondali adatti alla nostra profonda deriva. Lo annusiamo nella giornata di 20 nodi e P’acá y p’allá scuote l’albero con decisione nel vedere le altre barche che ballonzolano con i parabordi stritolati e le crocette che si sfiorano.
Le diamo retta e ce ne andiamo all’àncora nella protettissima baia di Ag. Ioannes a nord del golfo di Naoussa.
Al di là delle condizioni, è comunque un posto dove star ancorati almeno un giorno. A terra, una chiesa, un bar e un cantiere navale, perfetta sinergia di sacro, profano e laborioso.
Ma soprattutto, una serie di facili e ben segnati sentieri che attraversano in lungo e in largo la piccola penisola di Dhetis e portano al faro da cui si gode una bellissima vista sull’Egeo a nord e sulla vicina Naxos.
Sulla punta estrema, dalla roccia calcarea si protendono propaggini di marmo bianco battute dalle onde del mare in burrasca.
Nel caso specifico dei naviganti, questo è un ottimo punto di osservazione per misurare lo stato d’animo del Meltemi e fare programmi.
È lì che, nel nostro dialogo ormai quotidiano, il signor vento mi comunica che si prenderà un paio di giorni di ferie per fare un piccolo check up. "Sai com'è, gli anni ormai si fanno sentire, dovrei smettere di fumare... meglio che mi faccia vedere da un medico, di anni di lavoro davanti ne ho ancora parecchi...", dice. Bene, caro, la salute prima di tutto. Soprattutto la nostra.
Via libera quindi al porticciolo di Naoussa che da specchio d’acqua turbolento si è trasformato in oasi tranquilla e sicura.
No, Marina, chiamiamolo Marina, è più giusto. Costa un po’ di più dei consueti punti di ormeggio egei e paghi 20 euro per ogni giorno d’ormeggio non una volta ogni tanto, un po’ più spesso o meno spesso, dipende da quanto sei simpatico. Corrente elettrica e acqua sono inclusi e, come spesso avviene qui in Grecia, c’è l’umana bella sorpresa. L’addetto al marina di Naoussa, uno solo, è di poche parole ma gran lavoratore. Corre all’entrata del porto appena vede entrare una barca e la dirige al posto giusto. Dà una mano per l’ormeggio ed è sempre lì, con il suo bicchiere di caffè frappé in mano.
Gran lavoratore, disponibile e competente. Se gli chiedi un’informazione non si limita a dartela, ti risolve il problema. Alla parola Petrogas (l’equivalente greco del Camping Gas), inforca la sua bici, viene in barca, preleva la tua bombola vuota e torna 10 minuti dopo con un’altra piena. Non ricarica neanche sul prezzo. Al secondo giorno che sei lì, ti saluta sorridendo un po’ di più, sei diventato di casa.
Verso sera, un esagerato 55 piedi di lusso accende le luci di bordo: luci sulla poppa, subacquee e, mai visto prima e speriamo neanche in seguito, un serpente a led luminoso per tutta la lunghezza dell’albero. Il mio eroe portuale, strizza l’occhio e commenta sottovoce “It’s Christmas time”. Già lo meritava, ma questo è il momento in cui lo incorono “portuale europeo 2012”.
Naoussa è un bellissimo passeggiare nelle viuzze imbiancate a calce che diventano passaggi ad arco e si stringono in vicoletti larghi 40 cm che sfociano poi sul lungomare, ogni tanto asciutto, ogni tanto bagnato tanto è a filo con l’acqua.
La taverna da Glavkos è il ristorante greco più raffinato in cui siamo mai stati. Un gradino sopra le tradizionali taverne, ha cucina semplice ma curata e gli ingredienti sono di primissima qualità. La sera, Naoussa è un trionfo di lucine e musica greca. Vivace ma non caotica, elegante e accogliente.
Visto che siamo atterrati di nuovo in un’isola grande, prendiamo una macchina per fare un giro.
La sonnacchiosa cittadina di Lefkes all’interno dell’isola ha una grande cattedrale ombreggiata dai pini e non dagli ulivi come la descrive la Lonely Planet. Mi immagino il redattore davanti al suo capo… “Boh, c’erano degli alberi, una bella ombra”… “sì ma che alberi erano? Bisogna che diventi preciso se vuoi fare sto mestiere! Mica ti mandiamo in giro per ballare il sirtaki e bere ouzo!”…. “Che le devo dire, capo? Erano verdi…c’avevano il tronco, erano tanti e tutti uguali”…. “Vabbé scrivi ulivi, lì i pochi alberi che ci sono son sempre ulivi… ma se arriva una contestazione, ti declasso a correttore di bozze!"
Ma sì, non glielo diciamo al direttore della Lonely Planet, lasciamo che un altro approssimativo continui a scrivere le guide turistiche. E chissà che sulle colline toscane non faccia il miracolo di far crescere delle belle mangrovie.
A Lefkes, il bicchiere è mezzo pieno. Anche l'asterisco messo accanto alla lista dei dolci di una pasticceria ha un significato diverso dal consueto: non è il solito ammonimento che in calce ti avverte che si tratta di cibo surgelato. No qui il rimando dice "fatto dalla mamma". Ed ecco che anche gli asterischi trovano gloria nel capovolgimento di ruolo.
A Piso Livadhi, avrebbe dovuto aver luogo oggi un campionato di kite surf, ma ci sono 6 nodi di vento…
Ragazzi in tenuta da surfisti bighellonano con aria afflitta e pinte di birra Mithos nella reception di un resort sul mare. Ecco a chi doveva fare un dispetto il meltemi.
Ecco perché ogni tanto si riposa… buono a sapersi: sarà bene programmare soste in baie aperte al vento quando c’è un campionato velico!
Torniamo a rivedere la cittadina di Aliki sul versante Est da terra dopo che due mesi fa l’avevamo utilizzata come sosta da mare. Torno al negozietto di souvenir dove avevo comprato i miei Ray Ban falsi da 10 euro che ho perso in mare due giorni fa ma non trovo lo stesso modello.
Lo troverò a Paroikia, cittadina principale di Paros e porto d’arrivo dei traghetti. Ci felicitiamo della scelta fatta privilegiando Naoussa, Paroikia è più caotica e meno suggestiva e il porto non offre un gran ridosso.
Non riusciamo purtroppo a visitare Koukounaries, rovine di una acropoli micenea subito fuori Naoussa: il sentiero non è ben segnato ed è particolarmente difficile, è quasi sera quando ci arriviamo e una nube minacciosa inizia a coprire il cielo promettendo rovesci.
L’abbaiare deciso di un cane alternato al suo ringhio affamato ci convince ad abbandonare l’idea di proseguire. Sarà un ottimo motivo per tornare a Naoussa.
Di Francesca Carignani - Foto di Giovanni Rinaldi
Tratto dal blog di Francesca Carignani P'aca' y P'alla'
Francesca è autrice del libro: ROTTA VERSO L'EGEO Edizioni Il Frangente
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