Matthew Henson insolito esploratore artico
di Fabrizio Fattori

di Fabrizio Fattori
Vivere negli Stati Uniti da uomo di colore a cavallo della guerra di secessione non deve essere stata un’esperienza di massimo benessere, ma per Matthew Henson una serie di fortunati incontri resero possibile una vita di avventura e, nel tempo, di prestigioso riconoscimento.
Imbarcato come mozzo sul “Katie Hines” che da Baltimora effettuò viaggi transoceanici, imparò l’arte del navigare sotto la guida del capitano con il quale rimase alcuni anni divenendone in breve, per qualità ed affidabilità, l’uomo di riferimento a bordo del mercantile.
Robert E. Peary
Ma fu l’incontro con l’ammiraglio Robert E. Peary che venuto a conoscenza delle sue qualità di esperto marinaio, dopo una breve esperienza in Nicaragua, lo assunse stabilmente per le sue spedizioni in Groenlandia e nei mari artici dove rimasero per circa 20 anni portando a termine diversi tentativi di raggiungere il Polo Nord.
Le grandi capacità di apprendimento e di intelligenza di Matthew Henson lo resero, anche in queste circostanze, insostituibile. Imparò la lingua Inuit e assimilò profondamente la cultura locale, al punto da divenire abile costruttore di igloo, di slitte e addestratore di cani, oltre ad essere in grado di affrontare e spesso risolvere tutte le problematiche tecniche poste dalla vita in condizioni di estrema difficoltà ambientale grazie ad un’indiscussa capacità artigianale.
Mattew Henson - Photo: https://medium.com/@OfficialCLM/happy-birthday-matthew-henson-14bce666ae17
La sua presenza nelle spedizioni polari contribuì enormemente alla riuscita delle stesse, anche se ancora oggi non si ha certezza dell’effettivo raggiungimento del Polo Nord da parte delle spedizioni di Peary. La spedizione del 1909, l’ottava, si avvaleva della “Roosevelt” grosso mercantile capace di stivare uomini, mezzi, carbone e vettovaglie in grande quantità e trasferirli nel punto più avanzato della banchisa, da cui in pochi avrebbero continuato, in slitta, per portare a termine l’ultimo tratto.
In questa impresa, con molta probabilità fu lui, per primo, a piantare la bandiera americana nel luogo ritenuto il “più a nord possibile”, (Paery provato dalle difficoltà lo aveva inviato in avanscoperta), come raccontato nelle sue memorie “A negro explorer at the North Pole” del 1912.
Matthew Henson (center) and four Inuit guides (Ooqeah, Ootah, Egingwah, and Seeglo). Robert Peary https://news.nationalgeographic.com/2016/02/160224-polar-explorer-matthew-henson-photos
Come immaginabile, stante il clima ancora fortemente segregazionista dell’epoca, il merito venne riconosciuto all’ammiraglio Peary e a Henson toccarono, i soli apprezzamenti della comunità nera americana. Solo molto anni dopo (1937-1948) venne ammesso nel “The explorer club” e nel 1944 gli fu assegnata la medaglia d’argento la “Peary polar expedition medal” ricevuta da Paery molti anni prima.
Ma forse il riconoscimento più prestigioso lo ottenne nel 1988 dove su iniziativa di ricercatori della Harvard Foundation e con il parere positivo del presidente Reagan le sue spoglie vennero trasferite nel prestigioso cimitero di Arlington in prossimità della tomba di Peary. Alla cerimonia presero parte i discendenti di un suo figlio avuto, come era in uso nelle lunghe spedizioni artiche, da una concubina Inuit, e altri rappresentanti della comunità artica dove il ricordo di Henson rimase vivo a lungo.
Fabrizio fattori
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