L'uomo e il mare - JFK
di Tealdo Tealdi - Foto: John F. Kennedy Presidential Library

di Tealdo Tealdi - Foto: John F. Kennedy Presidential Library
Prima di diventare presidente degli Stati Uniti, John Fitzgerald Kennedy aveva servito il suo Paese a bordo delle spericolate PT Boat e, una volta alla Casa Bianca, riuscì a trovare pace e tranquillità solo al timone della sua Victura.
L’equipaggio del PT 109 sul ponte nel 1943; JFK e? l’ultimo a destra.
John Fitzgerald Kennedy aveva solo 15 anni quando suo padre Joe e mamma Rose gli regalarono la prima grande passione della sua vita: Victura, una barca a vela di otto metri, il cui significato latino: “ Destinata a vincere”, la dice molto.
Costruita nel 1932 è ora custodita al John F. Kennedy Presidential Library and Museum di Boston.
John Fitzgerald Kennedy con il fratello sulla Victura
La Victura all'esterno del John F. Kennedy Presidential Library and Museum di Boston
John la usò tutta la vita e, come ha lasciato scritto David Francis Powers, che fu suo segretario alla Casa Bianca: “Vi veleggiò da adolescente, eroe di guerra, membro del congresso, senatore e presidente degli Stati Uniti. Lo vedevo veramente felice solo quando era al timone di questa barca”.
JFK era così affezionato a Victura che la notte prima di morire, il 21 novembre 1963, in occasione di una sosta per una cena e un breve riposo al Rice Hotel di Dallas, disegnò su un block notes lo schizzo di una barca molto simile.
Il disegno originale è stato venduto il 24 ottobre del 2013 per $32.270, dalla casa d’aste del New Hampshire RR Auction, insieme ad altre memorabilia appartenenti al presidente, come l’orologio Bulova, con le sue iniziali e la data 1941.
Il disegno originale realizzato da JFK a Dallas nel novembre del 1963 e il suo orologio Bulova
L’orologio Bulova di John, con le sue iniziali e la data 1941
Un genuino amore per il mare continuò a seguirlo tutta la vita e il discorso che tenne nel 1962, in occasione del taglio del nastro dell’America’s Cup, ne è la prova:
“Tutti abbiamo nelle nostre vene la stessa percentuale di sale che esiste nell’oceano.
Abbiamo il sale nel sangue, nel sudore, nelle lacrime. Siamo legati all’oceano e quando torniamo al mare, per regatare o semplicemente per assistere a una regata, torniamo al posto da cui veniamo”.
Il carattere deciso e schivo da favoritismi si vide anche durante la guerra, quando JFK scelse di servire il paese a bordo di un’imbarcazione veloce ed eccitante, ma molto pericolosa, una PT Boat, il cui equipaggio aveva un’aspettativa di vita non molto elevata.
Una PT Boats in navigazione
Le PT Boats erano infatti imbarcazioni molto veloci, all’inizio senza radar e senza scialuppa di salvataggio, in quanto sarebbe stato sufficiente che un proiettile avesse raggiunto i serbatoi di carburante ad alto contenuto di ottano, per generare un’esplosione devastante.
Un momento della parata del 1961 per ricordare le imprese della PT 109.
La loro tattica era molto semplice, consistendo essenzialmente nell’intercettare di notte navi nemiche di qualsiasi tipo, lancio dei siluri e poi: “Getting the hell out of here” come scrisse nelle sue memorie Bryant L. Larson, uno dei pochi a poterlo raccontare ancora dopo la guerra.
La sua richiesta di essere assegnato in zona di combattimento venne accolta nel 1943, con destinazione Tulagi, nelle isole Salamon. Bryant L. Larson, il precedente comandante della PT 109, così lo ricordava nel 1991:
“L’influenza della sua famiglia avrebbe potuto farlo assegnare ovunque e il fatto che avesse scelto le PT Boat, la dice lunga sia sull’uomo che sul suo senso del dovere. L’equipaggio lo considerava rispettabile, competente e coraggioso”. |
FK a bordo del PT 109 nel pozzetto comandi.
La sua tempra fu messa a dura prova nel 1943 quando, imbarcato come comandante sulla PT 109, il 2 agosto durante un pattugliamento fu speronato e tagliato in due dal cacciatorpediniere Amagini, che filava a 40 nodi.
Gli avvenimenti successivi sono ampiamente conosciuti e quindi non li riporteremo, ma sono la prova di un carattere indomito che, nonostante un fisico ancora da adolescente, gli dà le forze per salvare i compagni sopravvissuti, nonostante seri problemi alla schiena.
Un dipinto che raffigura il momento dello speronamento del PT 109 da parte del caccia Amagiri, che in quel momento navigava a 40 nodi.
Dopo un anno trascorso in diversi ospedali, è dimesso e congedato con onore dalla Marina. Indubbiamente il suo valoroso comportamento contribuì non poco alla sua elezione a presidente, anche se di questo non se ne vantò mai, tant’è che a una domanda: “Come è diventato eroe?” Rispose semplicemente: “Hanno affondato la mia nave”.
E non ne rimase che una (L’ultima highlander)
Alla fine di una selezione molto seria e alla luce dei prototipi presentati e provati, furono tre i cantieri incaricati della costruzione: Elco ne costruì 326, tra cui la PT109, Higgins 199, Huckins 18.
Ne furono fatte diverse versioni, aggiornate periodicamente, che svolsero anche un ruolo importante nel Mediterraneo.
PT 658 restaurato nel porto di Portland, Oregon.
Alla fine della Guerra, quasi tutte le PT Boats rimaste furono distrutte, molte volte date alle fiamme; solo nella base 17, nelle Filippine, ben 121.
Al momento attuale ne rimangono 13, per lo più in cattive condizioni, tranne tre che sono state restaurate e poste al coperto, ma non operative.
Unico esempio di PT Boat perfettamente funzionante è la PT 658, sottoposta a un accurato restauro da parte di un’associazione di veterani, durato dal 1994 al 2004. I tre motori V12 5M-2500 da 1850 hp sono ancora gli originali e fanno ogni tanto sentire il loro ruggito al Vigor Shipyard Pier 308, a Portland, Oregon.
Fasi restauro boat PT 658
Sia gli esterni che gli interni sono stati riportati esattamente al giorno dell’entrata in servizio, il 31 luglio 1945, a guerra quasi finita.
Tanta dedizione è stata premiata con l’inserimento della PT 658 nel National Register of Historic Places nel 2012.
La compagnia dell’anello
Di Tealdo Tealdi per www.altomareblu.com
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