Kobukson - Le navi testuggine coreane
di Fabrizio Fattori

di Fabrizio Fattori
A volte la capacità innovativa e l’intelligenza possono mutare profondamente l’esito degli eventi, spesso abbinate in figure mitiche passate alla storia per queste inconfondibili qualità.
E’ il caso dell’ammiraglio coreano Yi Sun Sin che sviluppando un progetto di navi corrazzate riuscì ad annientare, dopo diverse battaglie e sette anni di lotta, la minaccia giapponese.
Tali navi (Kobukson), venivano realizzate in robusto legno di pino rinforzato, dotate di vele e file di otto remi da ambo i lati che ne garantivano la rapida manovrabilità e grazie allo scafo di scarso pescaggio navigare in sicurezza in acque relativamente basse.
Esse avevano, inoltre, come peculiarità assoluta, quella di essere chiuse a guscio la cui superficie era costellata da punte di lancia al fine di impedirne l’arrembaggio. Dai suoi fianchi spuntavano numerosi cannoni capaci di parecchie centinaia di metri di gittata. In poppa una testa di drago sparava, a sua volta, colpi incendiari ed appena sotto la superficie dell’acqua uno sperone era in grado di devastare le fiancate delle imbarcazioni nemiche.
Un equipaggio di circa 150 soldati e marinai ne garantiva l’efficienza bellica. Appena le navi coreane disposte ad ala di gru, riuscivano ad incunearsi all’interno della flotta giapponese iniziavano a cannoneggiare in tutte le direzioni seminando affondamenti e distruzioni.
A "turtle ship" that has been restored to its actual size - www.antiquealive.com
Queste formidabili innovazioni, in abbinamento alle grandi capacità tattiche e strategiche dell’ammiraglio Yi Sun Sin, consentirono in più di un’occasione di distruggere parte della flotta giapponese. Il comando di Yi Sun Sin era essenziale tanto che deposto dal suo incarico per controversie di corte, la flotta coreana subì una cocente sconfitta, e solo il suo ritorno al comando consentì la disfatta finale del Giappone.
La sua figura divenuta mitica tra i suoi soldati aveva un tale potere propulsivo, che la sua morte avvenuta in battaglia (Noryang 1598), venne tenuta nascosta fino al termine dello scontro. Un suo nipote ne indossò l’armatura e ne perpetuò l’entusiasmo bellico determinando la vittoria conclusiva, ottenuta, peraltro, anche grazie al contributo cinese.
Forse la vittoria più clamorosa dei coreani fu quella ottenuta da Yi Sun Sin, tornato al comando, nello stretto di Meongnyang, (1597) con gli scarsi navigli, circa tredici, superstiti di una flotta di 150 imbarcazioni distrutte dai giapponesi nella battaglia di Chilcheollyang, riuscirono ad affondare o danneggiare seriamente più di centoventi imbarcazioni giapponesi grazie anche ai bassi fondali irti di scogli, verso i quali l’abilità strategica dell’ammiraglio coreano era riuscito ad attirare le navi giapponesi.
Gli scontri erano particolarmente cruenti e la crudeltà esibita determinava lo sgomento negli eserciti nemici. Il comandante giapponese sconfitto in una delle tante battaglie perdute, venne smembrato e appeso all’albero dell’ammiraglia coreana, raggiungendo lo scopo di disperdere i superstiti. Anche ai giapponesi non mancava la crudeltà bellica avendo in uso testimoniare le loro vittorie esibendo montagne di nasi tagliati.
Fabrizio Fattori
In copertina: a painting depicting the "turtle ship," the battleship that confronted enemy ships head on, in battle. www.antiquealive.com
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