Il santuario di San Casciano dei Bagni
di Fabrizio Fattori
di Fabrizio Fattori
E’ stato presentato nei giorni scorsi alla Facoltà di Lettere dell’Università di Roma il racconto di questa straordinaria e inaspettata scoperta (2019-2021).
Un santuario attivo nel corso dei secoli (dal III° sec. a.C. al V° sec. d.C.) in un’area di transizione etrusco romana ai confini tra Toscana e Umbria, che ha restituito decine di statuette ed oggeti in bronzo oltre a migliaia di monete in oro, argento, e oricalco, (oro e zinco simile all’ottone) del I° e II° sec. d.C. Il santuario caratterizzato dalle vestigia di un importante tempio dedicato a una divinizzata fonte solfurea di acque calde (Flere Havens), ancora attiva, rappresentava per le popolazioni locali un riferimento religioso e terapeutico, testimoniato dai molteplici ex voto e dagli altari e dalle statue delle divinità venerate nel sito (Fortuna, Iside, Apollo, Igea,....) trovate nello scavo della sua piscina maggiore (Bagno grande).
Il deposito votivo, a lungo operativo, è stato, infine, ordinatamente allestito così come ritrovato, e sigillato sotto lo spesso strato di tegole, lastre e colonne marmoree in un volontario oblio dovuto, probabilmente, alle mutate sensibilità religiose (V°sec. d.C.) permettendo così la conservazione dei rari reperti bronzei salvati dal riuso del metallo dei secoli successivi. Infatti, reperti analoghi per valenza religiosa e terapeutica sono quasi esclusivamente in terracotta.
San Casciano dei Bagni - Una delle meravigliose statue di bronzo ritrovate
L’acqua sacra taumaturgica, ha restituito delle rare placche anatomiche dell’addome, in cui tutti gli organi sono dettagliatamente riconoscibili, degli strumenti chirurgici, delle parti corporee più soggette a malanni, come gambe, piedi, mani, braccia, peni, uteri, seni, intere teste dalle elbaorate acconciature, orecchie, e occhi, oltre a statuette oranti maschili e femminili o di infanti recanti incisioni dedicatorie in latino ed etrusco.
(Quest’ultime romandano a nomi familiari ben noti nella zona come i Velimna o i Marcni). Tutte queste vestigia erano, originariamente, issate in verticale su piedistalli posti sui margini in pietra della vasca, dove risultano anche impresse impronte di piedi o zoccoli bovini, a testimoniare la continuità di un’invocazione o di una dedica propiziatoria. Il restauro in corso di quanto ritrovato si avvale di tecniche attualissime che documentano il progredire dello stesso, reso peculiare dalle condizioni inusuali del ritrovamento: fango solfureo a temperature stabili di circa 40 gradi.
Su questa importante scoperta, ritenuta tra le più significative dell’area mediterranea, si sono concentrate le sinergie di più istituzioni e diverse discipline specialistiche, che sotto il coordinamento dell’Università per stranieri di Siena (Prof. Tabolli), continueranno la ricerca, lo studio e l’elaborazione dei dati raccolti, in ulteriori campagnie di scavo per fornire, in un prossimo centro museale in allestimento nella cittadina senese, il risultato di un significativo lungo periodo storico di transizione, non privo di aspri conflitti, che trova unicità culturale nella pratica religiosa che ha ruotato per molti secoli intorno alla fonte sacra di San Casciano.
Fabrizio Fattori
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