Il naufragio della ''Earl Temple''
di Fabrizio Fattori

di Fabrizio Fattori
Gli archivi della Compagnia delle Indie Orientali di Londra conservano un dettagliato resoconto di un naufragio avvenuto nel giugno del 1763 nel mar cinese meridionale.
Sedici pagine di descrizioni avventurose e drammatiche rilasciate anni dopo dai tre sopravvissuti. Il tre alberi noleggiato dalla Compagnia, al comando di William Foster, era diretto a Canton proveniente da Batavia (oggi Giacarta) con un carico di minerali assortiti.
La navigazione si presentò immediatamente irta di pericoli, dovuti alle numerose barriere coralline e ai bassi fondali prossimi a piccole isole. A questi si aggiunse l’improvvisa burrasca con venti forti che ridusse tragicamente la visibilità.
Inevitabile fu il naufragio, malgrado i tentativi di alleggerire l’imbarcazione gettando fuori bordo i cannoni e tagliando gli alberi. Lo scafo in balia delle onde e dei venti si frantumò sulla scogliera costringendo l’equipaggio ad un drammatico “si salvi chi può”.
Alcuni marinai, nuotarono per ore, appoggiati ai legnami sconquassati della nave, e raggiunsero un’isola deserta, altri si aggiunsero nei giorni successivi. I naufraghi si cibarono per giorni di uccelli, uova, tartarughe e altro cibo crudo dovuto all’impossibilità di accendere del fuoco.
Un primo tentativo di lasciare l’isola e andare alla ricerca di altri sopravvissuti, naufragò sempre a causa dei venti che spinsero l’improvvisata zattera fuori rotta. Dopo alcuni giorni approdarono su un’isola dove erano già presenti dei naufraghi vietnamiti che fornirono loro i primi soccorsi, rivestendoli e nutrendoli e con i quali, malgrado la diversità di linguaggio, si stabilì una convivenza collaborativa orientata alla reciproca salvezza.
Un primo tentativo di riprendere il mare venne frustrato da una tempesta che privò la piccola comunità di quanto era stato utile fino a quel momento, e allontanò la comunità di uccelli, primaria fonte di cibo.
Seguirono quindici mesi di stenti, oppressi dal caldo torrido, dall’acqua salmastra e dalla scarsità di cibo. Poi, portata dalla corrente, arrivò a spiaggiarsi una scialuppa, danneggiata ma ancora in grado di galleggiare.
Ripararono le falle con stracci ed erba, approntarono una vela con le pelli degli uccelli cucite tra loro con aghi d’osso e fili di tela e con questa presero il mare. A bordo tre inglesi e due vietnamiti che dopo una infruttuosa ricerca degli altri naufraghi si diressero verso le coste del Vietnam raggiunte dopo sette giorni.
Tutti si sentirono miracolosamente salvi ma gli inglesi, in virtù di strane leggi locali, dovettero scontare una condanna di più di un anno come prigionieri lavoratori. Sbarcarono a Canton nell’agosto del 1766, tre anni dopo l’inizio della loro avventura. Degli altri naufraghi, sparpagliati tra le isole, non è dato di conoscerne la sorte.
Fabrizio Fattori
In copertina navi della Compagnia Britannica delle Indie Orientali in una burrasca - Charles Brooking - Pubblico dominio
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