Il mito della velocità in mare
di Fabrizio Fattori
di Fabrizio Fattori
La padronanza delle rotte oceaniche, l’evolversi delle tecnologie propulsive determinarono lo sviluppo di uno spirito competitivo che animava la ricerca e rendeva le sfide sempre più appassionanti.
Nel 1838 si svolse il primo confronto tra due imbarcazioni sulla rotta atlantica. Imbarcazioni che oltre alle tradizionali vele avevano un propulsore a vapore che spingeva due enormi ruote a pale.
La “Sirius” vinse la sfida, dopo un viaggio di oltre diciotto giorni, contro la “Great Western”, mandando in fumo non solo svariate tonnellate di carbone ma anche buona parte dei mobili di bordo.
Il risultato accorciava la durata media della traversata atlantica che in quel periodo era di circa quaranta giorni. Se fosse stato già istituito la “Sirius” avrebbe vinto il “Nastro azzurro” che certificò, negli anni a venire, il transatlantico più veloce su quelle rotte.
Nonostante il risultato ottenuto la navigazione a pale, non risultava essere particolarmente efficiente, specie con il mare agitato. Costringeva tra l’altro ad imbarcare enormi quantità di combustibile riducendo drasticamente lo spazio per merci e passeggeri. Anche lo scafo in legno presentava i suoi limiti dovuti alle costanti vibrazioni del motore.
In quegli stessi anni si andava sperimentando un’innovativa elica a vite che, dopo vari prototipi, fu montata sull’“Archimedes” nave inglese varata nel 1839.
Questo innovativo sistema propulsivo fu applicato ad imbarcazioni dallo scafo in metallo.
La “SS Great Britain” fu la prima nave moderna (1845) a solcare l’oceano atlantico in soli quattordici giorni.
Queste caratteristiche vennero presto ulteriormente sviluppate e si pervenne a definire le caratteristiche del transatlantico tipo dotato di doppia elica e doppio motore.
Germania ed Inghilterra furono le nazioni più competitive su queste novità e furono in grado di produrre in breve tempo radicali sviluppi, sulla cantieristica, sulla logistica portuale, sul trasporto marino e in definitiva sulla società stessa.
Fabrizio Fattori
In copertina la SS Great Western
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