I due Mari dello Stretto di Messina
di Giulio Galassi
di Giulio Galassi
Suggestioni e storie, miti e leggende, evocato oggi solo quando si parla del fatidico ponte ma celebrato nel Poema epico “Odissea” di Omero nei coinvolgenti versi dedicati a Circe, le Sirene, Scilla e Cariddi.
Lo Stretto di Messina è il punto di separazione tra due bacini (Ionio e Tirreno) contigui ma distinti, aventi acque con caratteristiche fisico-chimiche ed oscillatorie diverse.«Il paradiso degli zoologi», così lo definì Jacques Piccard, scienziato svizzero-francese, che nel 1979 esplorò lo Stretto siciliano col suo batiscafo Forel scendendo fino a 500 metri, disegnando la fisionomia dinamica dei fondali e catalogando 140 specie ittiche.

Jacques Piccard, a destra, fotografato da Tiziano Malagutti con Alain Bourquin nel batiscafo Forel
Per tale ragione, correnti stazionarie e di marea, anche in funzione della particolare geomorfologia dell'intera area, determinano l'insorgenza di peculiari fenomeni idrodinamici. Per rappresentare in modo molto semplice quanto avviene nello Stretto si pensi che quando il Mar Tirreno presenta bassa marea al confine settentrionale del canale, il contiguo Mar Ionio si trova in fase di alta marea ed il contrario avviene al successivo cambio di marea.
Il dislivello che si viene a creare (fino a 27 cm) determina che periodicamente le acque dell’uno e dell’altro bacino si riversino in quello contiguo. Più in particolare, in fase di "corrente scendente" (Nord-Sud) le acque tirreniche più leggere (a minore densità) scorrono sulle ioniche più pesanti (a maggiore densità) fino a che l’intera parte centrale dello Stretto è riempita da queste acque fluenti verso Sud.

Lo stretto di messina
All’opposto, con il predominio della "corrente montante" (Sud-Nord), acque ioniche più pesanti interessano il centro del bacino, affondando sulle acque tirreniche più leggere, che in precedenza occupavano lo stretto per versarsi quindi nel Tirreno una volta oltrepassata la sella Ganzirri – Punta Pezzo, dove si riscontra la minore profondità (80–120 m) e la minore ampiezza (3.150 m) dello stretto di Messina.
La "pendenza" che si viene così a creare fra le contigue superfici marine è in media di 1,7 cm per chilometro di distanza, con un massimo in corrispondenza della linea ideale di congiunzione fra Ganzirri in Sicilia e Punta Pezzo in Calabria.
Lo stretto di Messina dal satellite
L’incontro delle due masse d’acqua (ionica e tirrenica) determina l’insorgenza di una serie di fenomeni che sono ascrivibili all’instabilità dinamica che si viene a creare e che si disperde nelle ben note spettacolari manifestazioni di turbolenza; questi "disturbi" della corrente possono presentarsi con sviluppo in senso orizzontale oppure verticale.
Queste ultime portano in superficie, tra le reti di pesca e anche a riva creature inaspettate, tipiche delle zone più profonde, dette specie batipelagiche, come l'ascia d'argento, pesce che si raccoglie molto spesso di notte.

Ascia d'argento (Argyropelecus hemigymnus)
Si tratta di fenomeni che producono vere e proprie onde (simili a quelle presenti negli estuari al cambio di marea) che si sviluppano quando, nel caso della montante, le acque più pesanti del Mar Ionio si precipitano contro le più leggere acque tirreniche in fase di recessione o quando, nel caso della scendente, le acque tirreniche scivolano rapidamente su quelle ioniche più pesanti, già presenti nello Stretto.
Il transito nello Stretto di Messina delle diverse masse d’acqua, in funzione del regime di corrente, determina quindi l’incontro di acque tra di loro non immediatamente miscibili.

Stretto di Messina - Mercantile in transito
Poiché solo una parte delle acque che si presentano sulla sella riesce a passare nel bacino contiguo e di queste una parte cospicua, perdendo velocità, staziona ai confini dello Stretto per ritornarvi nuovamente con il successivo flusso, è possibile riscontrare con frequenza corpi d’acqua che, cambiando bacino, vanno ad occupare quote diverse da quelle originarie in funzione di un nuovo equilibrio dinamico negli strati d’acqua del bacino ricevente.
Questo continuo spostamento e lento mescolamento di acque è un fattore ulteriore di vivificazione dell’area dello Stretto di Messina. Infatti, i sali di azoto e fosforo trasportati negli strati superficiali dalle acque profonde ioniche non riescono ad essere utilizzati immediatamente dal fitoplancton nelle zone di grande turbolenza, mentre ciò può avvenire ai margini dello stretto, ove la velocità della corrente si riduce notevolmente.

Fitoplancton
Dal punto di vista faunistico lo Stretto di Messina è considerato da sempre il paradiso degli zoologi, per l’enorme biodiversità che lo caratterizza. Le specie di invertebrati bentonici sono quelle che destano maggiore interesse.
Il fondale risulta così arricchito da una grande varietà di forme e colori dovute all’abbondanza di celenterati (attinie, madrepore e coralli).
Giulio Galassi
In copertina Foto di Christian Georg Sulzer da Pixabay
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